Intervista con Matilde Brockhaus, per 8 anni presidente dell’Associazione Volontari Casa della Carità, che ha lasciato il posto a Gemma Di Marino
Matilde Brockhaus in via Brambilla ci è arrivata nel 2005, dopo una vita da insegnante e dopo diverse esperienze di volontariato in altre realtà cittadine. A partire dal 2014, per 8 anni è stata presidente dell’Associazione Volontari Casa della Carità (anche se lei preferisce dire “responsabile”), per cedere il posto, alla fine del 2021, alla sua vice Gemma Di Marino. L’abbiamo intervistata per ripercorrere con lei questi anni da volontaria e alla guida dell’associazione.
Matilde, di che cosa ti occupi come volontaria?
Fin dalle mie prime esperienze di volontariato mi sono occupata di ascolto, prima al Telefono Amico e poi in altre realtà. E così anche quando sono arrivata alla Casa della Carità mi sono inserita al Centro d’Ascolto. Da un paio d’anni, a causa dello scoppio della pandemia, ho dovuto purtroppo interrompere questa attività che ho cercato di sostituire in remoto con colloqui telefonici agli aspiranti volontari. Ora seguo per il corso di italiano una delle giovani donne afghane ospiti del progetto di accoglienza della Fondazione.
Che cosa ti ha lasciato l’esperienza al centro d’ascolto?
È un’attività che ho sempre portato avanti con molta passione e che mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con un mondo “altro” dal mio, abitato dagli “ultimi”, italiani e stranieri con trascorsi spesso drammatici, dolorosi. Ho sempre ammirato la loro dignità e la capacità di riuscire a reggere e affrontare situazioni di precarietà a cui noi non siamo abituati e che stiamo sperimentando solo in parte con la pandemia. Sono stati anni di crescita umana.
Che bilancio fai della tua esperienza di presidente dell’Associazione Volontari?
È stata un’esperienza decisamente positiva, molto impegnativa che ho sempre affrontato con grande senso di responsabilità. Ho avuto l’opportunità e la fortuna di conoscere tante belle persone, motivate e generose, di poter collaborare con loro e stringere nuove amicizie.
Mi fa molto piacere dire che in questi anni l’associazione ha visto crescere il numero di volontari e le possibilità di svolgere attività all’interno della Casa.
Vorrei citarne alcune che hanno avuto più successo: penso alle “cene”, ossia la presenza di un bel gruppo di volontari che trascorreva il momento della cena con gli ospiti che rincasavano troppo tardi per poter accedere alla mensa. E poi la mitica squadra dei tanti volontari delle docce e del guardaroba diventati luogo di accoglienza e di ascolto per gli ultimi degli ultimi. I gruppi molto affiatati del Centro d’Ascolto e della Scuola d’italiano. “Kher”, il giornalino interno dell’associazione. E da qualche anno è nato anche il “gruppo giovani”, che porta avanti tante iniziative di animazione per gli ospiti: dalle partite di calcio ai giochi serali, dalla visione di film alle gite.
C’è qualcosa in particolare che vuoi sottolineare?
Per me è stata sempre molto importante la cura del volontario. Ricordo con piacere i colloqui con i candidati, che sono stati spesso momenti interessanti e stimolanti. A chi si candidava, ho espresso l’importanza del volontario di sentirsi “cittadino responsabile”, come dice il presidente della Fondazione don Virginio Colmegna, condividendo i valori della Casa della Carità, che non è solo un luogo di accoglienza, ma anche di cultura.
Inoltre ho sempre cercato di collocare la persona giusta al posto giusto e mi pare che, grazie al supporto del Direttivo, siamo riusciti a farlo.
In questi ultimi due anni di pandemia stare lontana dalla Casa è stata una sofferenza, perché l’Associazione Volontari era diventata la mia vita. Con la graduale riapertura delle varie aree, non ho intenzione di mollare la mia attività di volontaria.
Infine vorrei ricordare che, a conclusione del mio mandato da presidente, ho avuto la grande sorpresa di essere festeggiata in modo commovente da don Virginio, anche alla presenza dell’Arcivescovo, e successivamente durante l’assemblea dei volontari dell’11 dicembre.
Tutto è stato preparato dai miei compagni del Direttivo con amore, dai tanti doni simbolici alle parole scritte ed espresse a voce, agli applausi… una dimostrazione di affetto e riconoscimento sincero del mio operato, che mi ha molto gratificata e fatto sentire avvolta in un grande abbraccio fraterno.
Che cosa auguri alla nuova presidente e all’Associazione Volontari nel suo complesso?
Negli anni scorsi abbiamo gettato dei semi che mi auguro possano germogliare, anche nell’ambito di una Casa rinnovata che dovrà affrontare i nuovi grandi problemi post pandemia e nel rispetto della mission della Fondazione.
Sono molto contenta del nuovo Direttivo e dell’attuale presidente, a cui auguro di superare questo periodo così faticoso e incerto e di proseguire, portando idee nuove e realizzando tutti insieme con entusiasmo e passione i sogni rimasti nel cassetto.