Maisa è una delle piccole ospiti della Tillanzia. Qui, grazie a operatrici e volontarie, ha ritrovato la spensieratezza dell’infanzia
Da sempre, insieme agli adulti, la Casa della Carità accoglie e sostiene anche bambini e ragazzi. Come Maisa, una delle piccole ospiti della Tillanzia.
Maisa ha 12 anni ed è arrivata alla Tillanzia – insieme alla mamma Fatima, al fratello di 8 anni e alla sorellina di 2 – perché la sua famiglia aveva subito uno sfratto, trovandosi senza una casa dove vivere.
Il padre di Maisa, che lavora come muratore, non potendo vivere alla Tillanzia, dal momento che è una struttura destinata esclusivamente a donne sole e mamme con i loro figli, ha trovato accoglienza da un amico. Tutti i giorni, però, finito il lavoro, viene a trovare la sua famiglia: escono a mangiare un gelato, fanno una passeggiata, passano del tempo insieme.
Maisa, tante responsabilità per la sua giovane età
Maisa e la sua famiglia sono originari della Tunisia. I genitori hanno deciso di venire in Italia 5 anni fa, per dare un futuro migliore ai propri figli.
Fatima, ha sempre fatto la casalinga; non è mai uscita molto di casa e non ha molte relazioni con l’esterno. Per questo, non parla molto bene l’italiano ed è Maisa a farle spesso da interprete, aiutando la mamma a leggere i documenti importanti che lei non riesce a capire o nelle attività quotidiane.
«Maisa è una ragazzina molto capace e responsabile, frequenta la prima media ed è bravissima a scuola, ha voti molto alti in tutte le materie. Le sue preferite sono scienze e matematica. Due volte alla settimana frequenta il doposcuola della parrocchia San Giuseppe dei Morenti, con cui collaboriamo, e gli altri giorni è seguita nei compiti dalle ragazze che fanno il servizio civile da noi, insieme a tutti gli altri bambini e ragazzi della comunità», spiega Tiziana Scardilli, coordinatrice della Tillanzia.
Lei stessa è sempre disponibile a dare una mano nei compiti ai più piccoli. A volte la sera, prima di andare a dormire, quando i bambini che hanno passato il pomeriggio a giocare si ritrovano con gli ultimi compiti da finire, lei si siede sul divano della sala comune e li aiuta con calma e dolcezza.
Ritrovare spensieratezza
«La prima cosa che abbiamo notato in lei sono la sua maturità e il suo grande senso di responsabilità nonostante l’età. Questo perché si occupa molto dei fratelli più piccoli; se ne prende cura quotidianamente», dice Chiara Ronzoni, psicologa della Tillanzia.
Ma la cosa che ha colpito di più Tiziana e Chiara è che, piano piano, stando in comunità e passando del tempo con gli altri bambini e con le ragazze del servizio civile, Maisa è riuscita a far emergere la sua parte più giocosa e divertente, a essere spensierata e allegra come le bambine della sua età, prendendosi i suoi spazi e riuscendo a essere la ragazzina che effettivamente è.
«Ha anche una grande passione per le barzellette, le racconta in continuazione, in un italiano perfetto. E anche se non sempre fanno ridere, la divertono tantissimo», raccontano le operatrici.
Maisa da grande sogna di andare all’università, vorrebbe diventare una pediatra. Ha grandi capacità e siamo sicuri che ci riuscirà.
Don Virginio: «I bambini indicano la strada per conoscere Dio»
«Ho bellissimi ricordi di questi vent’anni in cui mi sono lasciato contagiare dai piccoli, dalla potenza del loro irrompere nelle vite degli adulti, con il loro bagaglio di tenerezza e spontaneità», dice don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione, pensando alla storia di Maisa e a quelle di tutti i bambini e i ragazzi passati dalla Casa in questi anni.
«Quelli che stiamo vivendo sono tempi bui, tristi, che potrebbero spingerci ad abbandonare le speranze in un futuro migliore. Le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi che la Casa della Carità ha avuto l’onore di accogliere, dai quali ha potuto imparare cosa vuol dire avere fiducia, sperare, guardare il futuro senza paura, ci rafforzano nell’idea di continuare con questo lavoro paziente di semina, come lo definiva il Cardinal Martini», aggiunge.
E conclude: «Sappiamo che dovremo aspettare che germoglino e fioriscano. Sappiamo anche che il futuro avrà il colore vivo dei loro frutti».
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