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Inaugurate le nuove docce della Casa

Mercoledì 24 novembre 2021, in occasione del 19° anniversario della Fondazione, sono state inaugurate le nuove docce della Casa, intitolate a don Roberto Malgesini, il prete ucciso nel settembre 2020 a Como, che aveva servito anche in via Brambilla.

Le docce, insieme al guardaroba, sono un servizio di accoglienza minima, che la Casa della Carità offre alle persone in difficoltà che non sono ospiti di via Brambilla.

Per questo, all’interno di Regaliamoci Futuro – il percorso di riprogettazione dell’azione sociale e degli spazi della Casa della Carità avviato a gennaio 2020, poco prima della pandemia – si è deciso di dare massima priorità alla riapertura delle docce, inaugurate mercoledì 24 novembre 2021, in occasione del XIX anniversario della Fondazione.

«Quando è scoppiata la pandemia, le docce sono state tra i primi servizi a essere fermati, perché non potevamo garantire le condizioni di sicurezza necessarie. E sapere di aver lasciato fuori dalla porta tante persone senza dimora per le quali nel tempo eravamo diventati un punto di riferimento, è stato davvero straziante. Per questo oggi siamo molto felici di poter far ripartire le docce, che per noi sono soprattutto uno spazio dove costruire relazioni durature con le persone accolte e non solo un servizio assistenziale», afferma don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità.

Il servizio del TGR Lombardia dedicato all’inaugurazione delle docce

UNO SPAZIO PIÙ GRANDE E ACCOGLIENTE

I lavori per i nuovi spazi dell’accoglienza diurna – che comprendono le docce, un centro diurno polifunzionale e un nuovo ingresso per servizi quali guardaroba, centro d’ascolto e sportello legale – sono durati 5 mesi e sono costati 306.000 euro, finanziati grazie alle donazioni di tanti cittadini.

Nella riorganizzazione dello spazio si è pensato alle esigenze di sicurezza legate alla pandemia: le docce sono ora collocate in una diversa ala della sede di via Brambilla, dove hanno uno spazio più grande e un ingresso dedicato: verrà ripristinato infatti quello che era l’accesso principale dell’edificio scolastico che dal 2004 ospita la Casa della Carità. Questo permetterà di evitare assembramenti e di proteggere la salute di tutti. Inoltre è stata aggiunta una doccia in più, rispetto a quella già presente, per persone con disabilità. 

Nella stessa area, è stato poi creato un nuovo centro diurno polifunzionale, dove gli ospiti delle docce potranno ricominciare a partecipare alle attività di “Arredare l’attesa”, come i laboratori artistici, il cineforum e l’analisi di opere d’arte, che, appunto, sono state pensate per rendere l’attesa del proprio turno un tempo e spazio di relazione, di cura, di amicizia. Attraverso queste iniziative, le persone senza dimora si relazionano più volentieri, raccontano la loro storia, riescono a far emergere i loro bisogni più profondi e spesso inespressi.

In questo spazio potranno tornare a ritrovarsi e trascorrere la giornata insieme anche gli anziani del Municipio 2, seguiti dalla Casa della Carità.

Inaugurazione docce taglio del nastro

Il taglio del nastro

Inaugurazione docce 1

L’ingresso delle nuove docce

Inaugurazione docce don Roberto Malgesini 1

L’intitolazione a don Roberto Malgesini, che per un anno ha servito al servizio Docce.

Inaugurazione docce don Roberto Malgesini intitolazione

L’intitolazione a don Roberto Malgesini, che per un anno ha servito al servizio Docce.

Inaugurazione docce 4

Le nuove docce

Inaugurazione docce 3

Il kit consegnato agli ospiti

Inaugurazione docce 5

La sala del barbiere

Inaugurazione docce 6

Uno degli spazi delle nuove docce

Inaugurazione docce 2

Uno degli spazi delle nuove docce

centro diurno polifunzionale

Il nuovo centro diurno polifunzionale

UNA RIAPERTURA ATTESA

«Questi mesi sono stati molto complessi per le persone senza dimora che accoglievamo, soprattutto nel primo lockdown, quando tutte le docce della città avevano chiuso. Abbiamo però cercato di mantenere la relazione con loro, riaprendo il guardaroba appena è stato possibile e andandoli a cercare con le nostre unità di strada nei luoghi dove dormono, aggiungendo anche un’uscita pomeridiana a quelle serali», spiega Ciro Di Guida, responsabile del servizio Docce e Guardaroba.

Che aggiunge: «Le nostre docce non sono solo un luogo dove lavarsi e cambiarsi. Sono uno spazio dove le persone senza dimora possono fermarsi e riposare, bere e mangiare qualcosa di caldo, ricaricare il cellulare, partecipare alle attività che abbiamo chiamato “Arredare l’attesa”. E quello che vogliamo fare è tornare a offrire quel “clima di casa” che da sempre caratterizza il nostro servizio».

Il servizio docce e guardaroba della Casa della Carità, infatti, non è solo la risposta ad un bisogno di prima necessità, ma ha l’obiettivo di accompagnare i suoi ospiti a riprendere in mano le loro vite, attraverso una dimensione di cura, fatta anche di linguaggi creativi.

E così le persone che si presentano per chiedere una doccia e un cambio d’abiti su misura sono invitati ad “arredare la loro attesa”, attraverso la partecipazione ad un torneo di biliardino, un percorso teatrale, un cineforum, note di pianoforti e violini e un laboratorio di pittura. Segni e colori di un linguaggio universale per far emergere e rendere visibili i vissuti degli “invisibili” della nostra città.

Il percorso di terapeutica artistica, per esempio, ha contribuito ad “agganciare” alcuni ospiti delle docce, cogliendo la possibilità di lavorare anche individualmente con alcuni ragazzi. Per uno di loro, questa proposta ha rappresentato l’aggancio relazionale per intraprendere un vero e proprio percorso, che partendo dal conseguimento del diploma di terza media, ha aperto ad uno spazio di psicoterapia e poi all’accoglienza in Casa della Carità.

Un cammino che l’ha visto crescere fino al trovare e tenere un lavoro stabile.

Il canale artistico, proseguito con laboratori di teatro e scrittura creativa, ha consentito a questo ragazzo di aprire uno spazio per poter lavorare sia in ambito educativo che terapeutico sulle sue fragilità, comprendendo meglio le motivazioni che l’hanno portato a perdere tutto e finire in strada, ai margini di ogni contesto sociale e relazionale.

Sperimentare relazioni positive e spazi in cui poter affermare le proprie capacità e talenti, ha contribuito a fargli ritrovare e scoprire dei funzionamenti per una qualità della vita migliore.

LA DEDICA A DON ROBERTO MALGESINI

Tra le persone che sono “transitate” da questo servizio nei primi anni di attività della Fondazione, c’è stato anche don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso a Como il 15 settembre 2020, che per un anno ha prestato servizio alla Casa. E proprio a lui sono intitolate le nuove docce.

«Don Roberto era un ragazzo gentile, delicato, attento, con una voce lieve quasi non volesse disturbare e con un volto da ragazzino, ma con una presenza garbata, efficace e concreta, capace di entrare in punta di piedi nella relazione con gli ospiti e anche con le volontarie. Libero di scegliere dove posizionarsi, si è collocato naturalmente alle docce, dove ha servito gli ultimi degli ultimi», ricorda Fiorenzo De Molli, responsabile del Settore Ospitalità e Accoglienza.

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Un momento dell’incontro “Ripartire dai più fragili: i nuovi spazi della Casa della Carità per persone senza dimora e anziani”

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Angiolina Fornari, ex volontaria delle docce, con don Virginio

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Le due ex volontarie delle docce Angiolina Fornari e Liliana Succi

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Don Virginio con Carmen, ex ospite e poi volontaria alle docce

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Un momento dell’incontro “Ripartire dai più fragili: i nuovi spazi della Casa della Carità per persone senza dimora e anziani”

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Un momento dell’incontro “Ripartire dai più fragili: i nuovi spazi della Casa della Carità per persone senza dimora e anziani”

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Le storiche volontarie del servizio Docce. Da destra: Liliana Succi, Carmen, Marta Medici Munari, Angiolina Fornari

Il presidente e il direttore della Casa della Carità, don Virginio Colmegna e Maurizio Azzollini, con il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Fosti e l’assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano Lamberto Bertolé

Leggi l’intervista ad Angiolina Fornari, Liliana Succi e Marta Medici Munari, le volontarie che hanno “fondato” il servizio Docce e Guardaroba della Casa della Carità.

UNA RISPOSTA AI BISOGNI SOCIALI DELLA CITTÀ

«Quello inaugurato oggi è uno spazio molto utile e anche bello, che conferma l’attenzione che Casa della Carità ha sempre dimostrato verso la qualità dei servizi ai più fragili. A loro e, in particolare, a don Virginio Colmegna va dunque il nostro grazie per il lavoro fatto in questi anni: un contributo fondamentale sia per dare risposte ai bisogni sociali più urgenti che per immaginare soluzioni innovative e visioni nuove per esigenze sempre più complesse. Sono stati per il Comune e per tutte le istituzioni che si occupano di chi vive ai margini uno stimolo a non fermarsi alla gestione delle emergenze, ma ad anticipare la lettura di alcuni fenomeni, per affrontarli in modo più consapevole», ha affermato l’assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano Lamberto Bertolé.

Presente all’inaugurazione anche il nuovo presidente del Municipio 2 Simone Locatelli: «È un piacere essere qui e un onore essere amministratore di un Municipio che ha al suo interno questa ricchezza. La notizia qui non è solo che c’è qualcosa di nuovo, ma che un posto come Casa della Carità c’è tutti i giorni, con le difficoltà e le soddisfazioni. L’altro grande tratto distintivo di questa realtà la capacità di non fermarsi davanti alle difficoltà, ma di riuscire sempre a gettare il cuore oltre l’ostacolo e riuscire a fare qualcosa di grande, anche grazie alla capacità di fare rete, coinvolgendo dall’operatore alle istituzioni fino alle Fondazioni»

E tra le Fondazioni che sostengono la Casa della Carità c’è Fondazione Cariplo, da sempre al nostro fianco: «Ci ho tenuto a esserci oggi perché la Casa della Carità rappresenta un valore straordinario per questa città. È un luogo che non è centrale, ma che è centro del fare e del pensare, dove succedono cose importanti, animate da pensiero e visione. Quello che si fa qui non lo si fa solo per dare qualcosa alle persone; alla base c’è un incontro reciproco che è generativo. Credo che sia una lezione importante per molte città e per la stessa Milano», ha detto Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo.


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