Luisa Ippolito era una delle “nonne” della Casa della Carità. Se n’è andata lo scorso 13 settembre a 85 anni.
Una persona semplice, affabile, ma allo stesso tempo combattiva. Così, operatori e ospiti di Casa Anziani – il gruppo di anziani del quartiere che due volte alla settimana si ritrova in via Brambilla – ricordano Luisa Ippolito, una delle “nonne” della Casa della Carità, che se n’è andata martedì 13 settembre 2022.
Originaria della provincia di Napoli, Luisa fin da piccola aveva lavorato per sostenere la famiglia. Arrivata a Milano da ragazza, ha sempre vissuto in quartiere Adriano, dove aveva costruito la sua famiglia, cui era molto legata. «Bastava vedere con quanto entusiasmo ti mostrava le foto di figli e nipoti quando andavamo a trovarla», dice Vanessa Caputo, una delle operatrici di Casa Anziani.
Luisa, una protagonista del gruppo anziani
Luisa frequentava Casa Anziani da alcuni anni ed era una vera protagonista del gruppo: «Solo poche settimane fa avevamo festeggiato il suo 85esimo compleanno e durante la pandemia si era prestata come “testimonial” di “CURaMI.Tech” (un progetto per l’assistenza domiciliare a distanza pensato dall’Associazione Amici Casa della Carità, ndr)», aggiunge Vanessa.
Le fa eco don Antonio Imeri, volontario che supporta gli operatori del gruppo: «Luisa amava tanto venire alla Casa della Carità che ha frequentato fino agli ultimi giorni. Non si metteva mai in un angolo ed era sempre molto partecipe delle proposte che venivano fatte e alla vita del gruppo».
«Le piaceva scherzare e nei momenti conviviali di canto, amava intonare le canzoni napoletane. Ma il suo brano preferito era “Marina”, di Rocco Granata. Lei, infatti, avrebbe voluto avere una figlia femmina e invece aveva avuto due maschi. Il marito allora le aveva comprato una bambola, che ancora aveva a casa, che lei aveva chiamato proprio Marina», afferma Antonio Raimondo, operatore di Casa Anziani.
Amava stare in mezzo alla gente
«Luisa era davvero una bella persona e, nonostante la sua vita sia stata segnata da diverse fatiche e sacrifici, lei aveva una scorza dura e non ha mai mollato. Ci teneva molto a sottolineare questo aspetto del suo carattere», dice Giuseppe Paganotti, operatore del gruppo.
A Luisa piaceva stare con la gente, tanto che, nonostante i molti acciacchi, l’unica cosa di cui un po’ si lamentava era la solitudine, vissuta soprattutto durante il lockdown: «Dover stare chiusa in casa da sola l’aveva fatta molto soffrire. Durante la fase più dura della pandemia, poi, per i suoi figli, che viaggiano molto per lavoro, non sempre era possibile starle vicini, anche per non rischiare di contagiarla. E così, visto che alla Casa eravamo sempre monitorati, andavo io a farle compagnia, seguendola e accompagnandola anche nel riconoscimento dei suoi diritti, come la domanda di invalidità e l’accompagnamento. Ero molto legata a lei, soprattutto dopo aver perso mia nonna alcuni mesi fa. Mi mancherà molto», conclude Vanessa.
Tutta la Casa della Carità si stringe in un grande abbraccio attorno ai figli Fabio ed Enzo e a tutta la famiglia di Luisa.
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