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A Last 20 si parla (anche) di Afghanistan

Maria Khoshi, attivista rifugiata in Svizzera, ha trattato della salute di donne e bambini in Afghanistan

Nell’ambito della tappa milanese di “The Last 20”, l’iniziativa che i paesi più impoveriti del mondo, era inevitabile parlare di Afghanistan, che è proprio uno dei cosiddetti “L20”.

Nel corso della mattinata di apertura, dedicata al tema della salute, è intervenuta Maria Khoshi, giovane attivista afghana rifugiata in Svizzera, che ha parlato della situazione attuale di donne e bambini in Afghanistan.

«Il diritto alla salute è una sfida per l’Afghanistan, perché mancano personale e strutture. Si pensi che prima della caduta del governo, gli afghani hanno speso fino a 900 milioni di dollari per andare all’estero, in paesi come Pakistan e India, per ricevere cure adeguate», ha spiegato.

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A rischio la salute di donne e bambini

E l’arrivo dei talebani ha peggiorato le cose. Ha detto Maria: «Le donne che lavoravano nel sistema sanitario hanno dovuto abbandonare il lavoro e molte ong hanno lasciato il paese. Il collasso del sistema amministrativo, inoltre, ha fatto emergere i problemi del sistema sanitario nazionale».

Riferendosi in particolare alle donne, come noto dalle cronache di queste ultime settimane, non saranno più in grado di proseguire nel percorso scolastico superiore e universitario.

«Proprio oggi (24 settembre, ndr) si è svolto l’esame per accedere alla facoltà di medicina e alle donne non è stato consentito l’ingresso. Questo significa che in futuro in Afghanistan non avremo più mediche e che quindi si perderà anche l’attenzione verso i problemi femminili: salute riproduttiva, gravidanza, parto e altri problemi di natura sessuale», ha raccontato l’attivista.

«L’Afghanistan – ha detto ancora Khoshi – è uno dei pochi paesi dove la poliomielite è ancora endemica e non si riesce a eradicare anche a causa degli attentati dei talebani e di isis, che hanno preso di mira la campagna vaccinale. Molti operatori che si occupavano della vaccinazione porta a porta sono stati uccisi».

La pandemia in Afghanistan fa ancora vittime

Inoltre a causa della crisi politica, non si guarda alla pandemia, che nel paese esiste e continua a fare vittime: «Solo l’1% della popolazione è vaccinato e dal momento che mancano mascherine e disinfettanti, le persone non riescono a seguire le misure di contrasto al covid», ha spiegato.

Il ritorno dei talebani al potere ha causato grandissime migrazioni interne, con molte persone sfollate che vivono in condizioni precarie.

«Le organizzazioni internazionali devono fornire urgente assistenza in Afghanistan soprattutto a donne e bambini, portando medicinali e iniziando la campagna vaccinale contro il covid. C’è anche bisogno di assistere gli sfollati interni, fornendo loro cibo, acqua e rifugio in vista dell’inverno», ha concluso.


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