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Ucraina: la Casa accoglie 40 profughi

Il progetto di accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina è realizzato in accordo con la Prefettura di Milano e in collaborazione con CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà

Sono 40 i profughi ucraini ospitati dal progetto di accoglienza realizzato dalla Casa della Carità con CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà, in accordo con la Prefettura di Milano.

Si tratta di 21 adulti (tutte donne tranne un uomo) e 19 minori (tra i 3 e i 17 anni) accolti in uno spazio messo a disposizione dal Consorzio Molino San Gregorio, dove sono seguiti e affiancati dagli operatori della Casa della Carità e del CeAS, tra cui educatori ed educatrici, personale medico, psichiatrico e legale, insieme a mediatori culturali e con la preziosa collaborazione dell’Associazione Volontari Casa della Carità.

La Casa della Carità e il CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà ringraziano sentitamente le aziende che ci hanno donato tutto il materiale necessario per arredare in breve tempo gli spazi dedicati all’accoglienza dei profughi ucraini e per fornire alle donne ospiti e ai loro figli biancheria intima nuova. Grazie di cuore a: IKEA Corsico, Mediaworld, Gruppo Calzedonia e Iper la grande i.

Storie di famiglie spezzate

Come spiega Tania, una delle mediatrici – il cui contributo in questi primi giorni di accoglienza è fondamentale – le donne ospiti hanno affrontato un viaggio di due settimane con i loro figli per arrivare a Milano, dove inizialmente sono state accolte all’hub della Croce Rossa a Bresso.

Prima di raggiungere Milano non si conoscevano, perché arrivano da varie città dell’Ucraina, i cui nomi, ormai, sono tristemente noti a tutti: Kiev, Kharkov, Ivano-Frankivs’k. Ed è lì che tutte vorrebbero tornare non appena finirà la guerra, consapevoli però che una casa dove tornare non c’è più, perché distrutta dai bombardamenti.

In quelle città hanno lasciato il lavoro, le loro attività e sopratutto mariti, compagni, figli. «Una signora che è qui con il figlio di 14 anni, piange tutti i giorni perché l’altro figlio, che ha 19 anni e ha appena finito l’accademia militare, è dovuto rimanere in Ucraina per combattere», racconta Tania.

Don Colmegna: «L’ospitalità genera speranza»

«Con questa accoglienza la Casa della Carità ha scelto ancora una volta di “stare nel mezzo” di una situazione di emergenza, offrendo un luogo sicuro alle persone in fuga dalla guerra. In questa situazione così complessa, affermare la cultura dell’ospitalità è la risposta più forte che possiamo dare, per far sì che ci siano delle tracce di speranza in questo dramma», ha affermato don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità.

Che aggiunge: «Le storie delle persone accolte ci interrogano in profondità. Per questo, come sempre facciamo, all’ospitalità sarà affiancata la riflessione, che per noi significa dare un senso alla nostra azione sociale. Io dico sempre che le emozioni durano poco, mentre sono i sentimenti a essere solidi. Creeremo dunque occasioni per affermare il nostro rifiuto della guerra e della violenza come sistema e provare a costruire possibili percorsi di pace e per affermare i sentimenti della fratellanza e dell’amicizia tra i popoli, che sono quelli che anche Papa Francesco ci indica nel suo instancabile grido contro la guerra e il calvario di morte che produce».

In dialogo per la pace

Il primo di questi incontri si svolgerà martedì 22 marzo alle 18.30 e potrà essere seguito in diretta streaming sul canale YouTube della Casa della Carità. Il titolo dell’incontro è “Pace, un bene da costruire con cura” e vedrà un dialogo tra don Virginio Colmegna, presidente Casa della Carità, Luigino Bruni, economista e accademico, docente Università di Roma LUMSA, con spunti e sollecitazioni di Elena Granata, docente Politecnico di Milano, vicepresidente Scuola di Economia Civile e membro del Comitato Scientifico del Centro Studi SOUQ della Fondazione.

[Immagine in apertura: un momento di incontro tra le persone ospiti del progetto di accoglienza e gli operatori di Casa della Carità e CeAS]

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