Parole di carità – giugno 2022
«Per te farei qualsiasi cosa»
Per parlarti nuovamente di amicizia, oggi, partirò dall’incontro che mi ha cambiato la vita, l’incontro con il Cardinal Martini, fondatore della Casa della Carità. Vedi, l’Arcivescovo di Milano teneva in grande considerazione la potenza del dialogo e dell’amicizia e trovava spesso il modo di riservare momenti preziosi alla convivialità, alla conversazione. Per amore di questo scambio, abbandonava i protocolli imposti dalla sua carica e telefonava, invitava a trascorrere del tempo insieme, cercava momenti lontani dalla rigidità delle forme, per ascoltare, per donarsi.
Nella mia vita di sacerdote, ho avuto la fortuna di incontrarlo presto nel mio cammino e di operare tanti anni sotto la sua guida della Chiesa di Milano, come Arcivescovo. L’incontro con lui è stato quindi innanzitutto legato a questo. Oggi però ti voglio raccontare un episodio, in cui il sentimento di amicizia ha fatto irruzione nella nostra relazione, rompendo le regole imposte dalla gerarchia. Anni fa, gli scrissi una lettera molto agitata e accorata sul tema dell’autorità. Con mia grande sorpresa, anziché rispondermi con una lettera, mi telefonò e mi invitò a trascorrere qualche giorno da lui in Diocesi. Per tre giorni conversammo, mi confidai con lui sui miei dubbi, passeggiammo, condividemmo i pasti. E io uscii trasformato da quei giorni. La prossimità, non oso quasi dire amicizia, con il Cardinal Martini mi ha cambiato la vita, in tutto il mio cammino, ma anche grazie a questi 3 giorni in cui lui ha scelto di donarmi il suo ascolto sapiente, la sua vicinanza.
Ti racconto questo episodio della mia vita per sottolineare che l’amicizia ci permette di avvicinarci all’altro in modo non convenzionale, da persona a persona, mettendo da parte in una sospensione virtuosa le gerarchie e i protocolli. Avevo chiesto aiuto al Cardinal Martini come a un padre, ma lui aveva deciso di aiutarmi facendosi prossimo a me in un modo originale per il suo ruolo. Si è offerto di parlare con me di autorità, spogliandosi della sua, invitandomi a trascorrere del tempo “a casa sua”, come suo ospite.
Ecco, io credo che l’amicizia sia la capacità di mettersi accanto, di condividere un pezzo della propria storia, usando un linguaggio non codificato, carico di sentimenti e di spiritualità, come riscoperta del senso. È correre il rischio di innamorarsi, nel senso più ampio della parola, mescolandosi all’altro, lasciando da parte il “galateo dell’indifferenza”.
Amicizia è sicuramente condividere una storia. Ma per me amicizia è soprattutto quella prossimità che è così profondamente connessa all’ospitalità, tutte parole chiave del nostro linguaggio. Mettere insieme queste parole significa, in ogni relazione, entrare in comunione profonda, mettere in gioco i sentimenti. Quindi anche con chi sbaglia – quanto sbagliamo tutti, quante storie ho conosciuto, segnate dagli “errori” – il rischio è di perdonarlo in un’ottica “distaccata”. Dobbiamo ricordarci invece che, come diceva proprio il Cardinal Martini, “è l’amicizia offerta da Dio all’uomo senza badare ai meriti dell’uomo, alla sua bontà o alla sua cattiveria. A Dio non interessano soltanto le persone brave e oneste.”
Ricordi la storia di Paolo folgorato sulla via di Damasco? Era in viaggio per perseguitare i cristiani, perse la vista – venne appunto folgorato dalla luce – e grazie a questa “fragilità” fu in grado di sentire la voce di Gesù e di convertirsi, guardandosi dentro e riacquistando a quel punto la vista. La storia di san Paolo non è la storia di un miracolo nel senso più comune, ma ci insegna come si possa diventare da nemico e persecutore, amico e compagno di viaggio, semplicemente cambiando il nostro sguardo. Questa trasformazione così radicale viene raccontata non a caso con la perdita e il recupero della vista (una simbologia ricorrente nel Vangelo), perché sapere essere amico, in fondo sapere amare, significa saper cambiare sguardo.
Ti dirò di più: l’amicizia porta una trasformazione così radicale, che è per sempre, con un’espressione che è diventata un tabù nella società dei consumi. Invece, credo fermamente che se siamo davvero capaci di incontrare l’altro nell’amore, dall’incontro può venire un cambiamento permanente, in un legame che attraversa il tempo. Per me, l’amicizia è un sentimento inondato di infinito, di senso, di costruzione di futuro.
Questo non vuol dire che l’amicizia sia un sentimento universale, ma con Don Milani sono convinto anch’io che Dio ci chieda un “amore singolare” verso pochi, ma profondo e intenso. Ma anche, che attraverso questo suo essere puntuale, può propagarsi ben oltre il punto in cui si poggia. Giovanni dice “se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. (Gv 4, 11-18)”.
E chi sono, fra gli ospiti della Casa della Carità, le persone che hanno fatto vibrare i miei sentimenti, che mi hanno trasformato? Quali sono gli incontri che mi hanno aiutato a capire cosa vuol dire compassione, cosa vuol dire simpatia, ovvero “patire con”, provare insieme un sentimento, una passione, immedesimarsi, vivere in comunione? Mi viene subito in mente Maria, che dopo una vita in strada, solo qui ha ricominciato a prendersi cura di sé e fra queste mura è morta dopo una lunga agonia. O Angelo, che dopo tutti questi anni vissuti insieme, in un percorso con alti e bassi, mi dice: “Per te farei qualsiasi cosa, don”. Klaus, un intellettuale vero, che era inciampato nelle dipendenze e che mi ha donato le sue conversazioni profonde, intelligenti, colte, il piacere (e la passione) di interrogarsi insieme sul senso. E Roberto, anche lui viene dalla strada. Si arrabbia a volte quando vede le ingiustizie e mi commuove quando si offre di servire la messa la domenica. Ti ho potuto parlare di pochi, ma non sono tanti di più, i miei Amici. Ma la trasformazione che hanno portato in me e altri come loro nelle persone che qui operano – leggerai la storia di un ex ospite che porta un bel vassoio di paste tutti i mesi per gli amici che ha lasciato qui – è alla base di tutto ciò che insieme a te e insieme ai volontari e gli operatori della Casa della Carità è possibile qui ogni giorno. Grazie a questo, possiamo aiutare e accompagnare gli ultimi degli ultimi. Ognuno di noi nell’incontro con i piccoli, nel dialogo e nell’ascolto si trasforma, dona e riceve amore.
Percepisco la vicinanza, la partecipazione con la quale leggi queste parole e segui i progetti di accoglienza della Casa della Carità, è molto importante per tutti noi. Grazie a te, alla tua amicizia, gli ospiti della Casa della Carità potranno continuare a vivere nella grazia di incontri fecondi.
Un saluto affettuoso,