Lunedì 7 giugno sono stati somministrati i vaccini agli ospiti della Casa della Carità e ad alcune delle persone senza dimora seguite in città
È cominciata lunedì 7 giugno dalla Casa della Carità la campagna vaccinale contro il Covid-19 per persone senza dimora e migranti che vivono a Milano, realizzata da Areu -Agenzia Regionale Emergenza Urgenza in collaborazione con la sanità militare e il personale della Fondazione.
A essere vaccinati con Johnson & Johnson sono stati gli ospiti della Fondazione – sia della sede di via Brambilla sia delle altre strutture di accoglienza diffuse sul territorio della città – alcune delle persone senza dimora in contatto con i servizi diurni della Casa della Carità e alcuni ospiti del Rifugio Caritas. In tutto hanno ricevuto il vaccino 145 persone.
«Il Covid ci ha fatto capire che nessuno è davvero protetto contro il virus finché tutti non siamo al sicuro. Per questo sono molto contento e oserei dire emozionato che la campagna vaccinale arrivi davvero a tutti. Finalmente riceveranno il vaccino anche le persone senza dimora e i migranti che vivono nella nostra città, indipendentemente dal fatto che siano in possesso di una tessera sanitaria», afferma don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione..
Che aggiunge: «Da tempo chiedevamo di non dimenticare chi vive in condizioni di povertà estrema, sia come Casa della Carità sia all’interno di reti come il GrIS – Gruppo Immigrazione e Salute Lombardia e la fio.PSD – Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora. Vaccinare queste persone riafferma con convinzione il diritto universale alla salute e un’idea per la quale ci battiamo da sempre: è la comunità tutta che deve farsi carico della salute delle persone più fragili».
Vaccini per guardare al futuro
Prosegue don Colmegna: «Per la Casa della Carità, in particolare, la somministrazione di questi vaccini è anche un segnale che ci fa guardare al futuro con speranza e ottimismo, dopo un anno molto difficile, che ha messo dura prova ospiti e operatori».
E conclude: «La pandemia ha rimesso al centro il tema del diritto alla salute, sia individuale che collettiva. La mobilitazione sui vaccini non è dunque da avvertire come una campagna tra le altre. È un momento decisivo, in cui siamo chiamati non a un pessimismo rinunciatario, ma a immettere energie culturali ed etiche per portare dentro la società una visione il più possibile solidale e di fraternità. Per questo, la nostra Fondazione appoggia la campagna “Diritto alla cura. Nessun profitto sulla pandemia” che raccoglie firme a sostegno di un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), per obbligare l’Unione Europea a modificare gli accordi commerciali con una sospensione, almeno temporanea, dei brevetti dei vaccini».
[L’immagine di apertura è dell’Agenzia Mia News]