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Il Presepe 2021 dedicato all’Afghanistan

Visibile, come da tradizione, all’ingresso della sede di via Brambilla, il Presepe di quest’anno è dedicato al popolo afghano

La Casa della Carità ha inaugurato il Presepe 2021 che, come da consuetudine, è allestito all’ingresso della nostra sede, dove rimarrà fino al prossimo 6 gennaio.

Realizzare il Presepe sulla strada, in una nicchia, visibile a tutti coloro che passano da via Brambilla, è il nostro modo per condividere con ospiti, operatori, volontari e con tutta la città i tanti messaggi che il Natale ci consegna, perché – come ricorda Papa Francesco – «il Presepe è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura».

Quest’anno nella scelta del soggetto ci sono però stati dei cambiamenti in corso d’opera. Siamo partiti dalla speranza, da quell’”andrà tutto bene”, che tante volte ci siamo ripetuti in questi due anni. Si è poi passati al voler rappresentare chi, in questo lungo post Covid, nella città vetrina e scintillante è stato invece abbandonato e spesso costretto a vivere nel degrado. Poi siamo arrivati ad agosto e la tragedia dell’Afghanistan si è dispiegata in pochi giorni davanti ai nostri occhi.

E per quanto riguarda la Casa della Carità, l’Afganistan è entrato anche nel nostro cuore, con l’accoglienza di alcuni nuclei famigliari fuggiti dal paese a seguito del ritorno dei talebani.

Per questo, la Casa della Carità dedica il Presepe 2021 al popolo afghano, che ha subito e ancora subisce enormi sofferenze, nella speranza che possa presto tornare alla gioia della vita. La stessa speranza che ci regala il Natale con il Bambino che nasce.

Il Presepe 2021 della Casa della Carità

La vita oltre la gabbia che la nasconde

È attraverso lo spioncino di un burqa che vediamo la Natività, circondata da fiori gialli e viola e sormontata da un aquilone.

Il burqa azzurro, che tende alla preziosità del lapislazzulo, e le donne che camminano celate, “ingabbiate”, da questo indumento sono forse una delle prime immagini che vengono in mente quando si pensa all’Afghanistan

Ma il burqa, la gabbia che cela, è uno stereotipo da varcare, da oltrepassare per scoprire che oltre a ciò che si prova a nascondere, c’è un mondo vitale, prezioso.

Alla Casa della Carità questo mondo lo abbiamo conosciuto in questi mesi, grazie all’incontro con le famiglie afghane che ospitiamo.

Per questo, il titolo scelto per il Presepe è “Oltre il burqa, lo stupore germoglia”.

La Natività, che si può ammirare oltrepassando la gabbia del burqa

I fiori presenti sono fiori di zafferano. E non è un caso. Herat, città da cui provengono alcuni nostri ospiti afghani, è il secondo produttore di zafferano, forse con la migliore polvere ambrata.

Quindi sì, c’è una terra calpestata e distrutta, ma è una terra che in autunno genera una nuova primavera con la fioritura dello zafferaneto.

Quella primavera è simbolo di una nuova vita, là dove apparentemente non sembra esserci nulla di buono.

Come l’aquilone che svolazza libero nel cielo, e come il “virgulto che nasce dalla radice di Iesse”, una radice che non si vede perché sepolta nella terra, ma che passa dal buio alla luce con un germoglio. 

La vita c’è, la vita non si arrende… lo abbiamo visto la scorsa estate nelle immagini, drammatiche e commoventi assieme, che mostravano madri e padri afghani innalzare la vita – i loro figli appena nati – per difenderla e proteggerla.

L’augurio per questo Natale è quindi quello di saper andare “oltre il burqa” e di stupirci per quei fiori che inaspettatamente sono già spuntati. Come quel Dio bambino che nessuno si aspettava.


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