Il messaggio del nostro presidente don Virginio Colmegna in occasione della Pasqua 2021
Anche la Pasqua di quest’anno sarà segnata dalla situazione globale che viviamo, con un virus che ci ha reso tutti fragili e vulnerabili. Eppure non possiamo non essere travolti dal messaggio pasquale.
Vi è un’immagine che ci viene spontanea in questo tempo ed è il passaggio vissuto dai discepoli dal momento della chiusura del cenacolo a quello dell’uscita ad annunciare. È evidente l’esperienza della chiusura fisica, delle limitazioni di movimento e di contatto, che rischiano di diventare chiusura del cuore, paura dell’altro, conflitto, sfiducia, perdita di speranza. Il cambiamento è provocato dall’incontro con il risorto, che però è riconosciuto con fatica. Quindi, ci vuole anche una disposizione che è precedente per propiziare l’incontro, per riconoscere segni di vita e di bene.
La memoria del bene
Magari, proprio mentre erano chiusi nel cenacolo – cioè nel luogo che era un po’ la casa del gruppo, dove avevano trascorso momenti di intimità tra loro e con Gesù – si fa avanti la memoria del bene che si è sperimentato, che ci si è scambiati, del calore delle relazioni. Su questa memoria si riaccende il desiderio di rivivere tutto questo e si riprendono le energie e la creatività di immaginare una situazione nuova, ribaltata.
Pasqua, dunque, come ricordo del bene ricevuto e desiderio di sperimentarlo di nuovo. Chissà, forse i discepoli chiusi nel cenacolo hanno anche rischiato di accusarsi reciprocamente: in un momento forte di angoscia e paura le relazioni si incrinano, si cercano nemici e colpevoli. Anche qui, avranno ricordato quante volte erano stati perdonati e riaccolti da Gesù. Dal ricordo della misericordia ricevuta avranno sentito il desiderio e la forza di riallacciare le relazioni. L’altro non è più un ostacolo, ma un compagno di viaggio, un alleato per uscire da un tempo critico. Pasqua dunque come riscoperta del legame che ci unisce.
Anche il cammino quaresimale ci ha fatto intravedere quanto sia importante non smettere di costruire legami, di vivere una interiorità profonda con uno sguardo che sa essere fessura di infinito e di futuro. Ecco perché celebriamo la Pasqua come momento decisivo rivolto non solo a credenti, ma anche alle persone in ricerca e a tutta l’umanità, con quello spirito di fratellanza e di pace, che ci ha testimoniato e continua a testimoniarci anche Papa Francesco.
Un messaggio per tutte e tutti
È un messaggio per tutti, anche per noi che viviamo in Casa della Carità e in tutte le realtà collegate, per i volti che abbiamo incontrato, che hanno segnato e segnano ancora questo straordinario bisogno che si avverta quella che chiamiamo la “pedagogia dei sogni”. Cioè questo desiderio di continuare a respirare un futuro che ha già delle fessure nel presente, in questa spiritualità che è ricerca di senso, è essere assetati di significati del vivere e di riscoperta di una forza nuova che nasce, quella che ritroviamo nel giovedì, nella mensa del convivio, nella convivialità delle differenze. Che poi è anche attraversata dal tradimento, dalle difficoltà, dal cammino della croce, dal dolore, dall’angoscia profonda, dalla morte. Ma che poi riesplode con la resurrezione, come messaggio di vita e di futuro.
“Regaliamoci futuro” ci ha accompagnato nel ripensamento di Casa della Carità, anche con un filo tenue che ci lega, che è quello che chiamiamo intimità, riflessione, spiritualità, ricerca appassionata di senso.
Perché siamo assetati di senso, di valore. Ed è ancora una volta questo cammino di Pasqua che ci fa intravedere che senso e valore li ritroviamo in quelli che si chiamano non luoghi, in quelli che definiamo gli “scarti”, vittime della produzione tecnicista, della devastazione della Terra. Pasqua ci fa riscoprire che senso e valore ci sono, già seminati dentro questa umanità che ci insegna il legame profondo con la vicenda pasquale di un Gesù che dà la sua vita, che ha attraversato il dolore, che si fa disabile fino alla fine, dentro una debolezza segnata anche dalla violenza. Però da lì riparte un respiro profondo, uno sguardo di fraternità, di speranza, di futuro, un richiamo al perdono e alla riconciliazione.
Ecco allora che sentiamo un bisogno straordinario di stili di vita nuovi, di interiorità vera, di una domanda forte di pace. Anche noi segneremo questo cammino, condividendolo anche se con pochi numericamente, però vorremmo fosse un abbraccio aperto a tutti, credenti, non credenti, di religioni diverse, per un dialogo nuovo. Abbiamo detto che non sarebbe stata una Quaresima qualsiasi così come non sarà una Pasqua qualsiasi. Siamo in cammino per respirare il linguaggio nuovo, che è lo spirito di fraternità.
Buona Pasqua.
Don Virginio
L’immagine di apertura è di Bruno van der Kraan su Unsplash