È quanto hanno detto i rappresentanti dell’Associazione “Prima la comunità” che questa mattina ha incontrato il Ministro della Salute Roberto Speranza, durante il convegno “Oltre l’emergenza, la comunità è salute”.
Roma, 30 settembre 2020 – Una riforma della sanità pubblica, che parta dal basso, dai territori, che valorizzi le comunità e che intenda la salute come bene di tutti. Questa la richiesta che l’associazione Prima la comunità ha rivolto oggi al ministro della Salute, Roberto Speranza, in occasione del convegno “Oltre l’emergenza, la comunità è salute”.
L’associazione, che riunisce oltre 100 soggetti pubblici e del privato sociale oltre a singole personalità, ha avanzato la proposta di costituire delle “Case della comunità” come modello innovativo di presa in carico della salute delle persone, intesa non più solo nella logica delle prestazioni e del mercato.
«Le Casa della comunità che abbiamo in mente – ha detto don Virginio Colmegna, presidente dell’associazione Prima la comunità – sono dei luoghi di prossimità e prevenzione dove, non tralasciando l’integrazione dei più fragili, si creino alleanze tra tutti i soggetti di una comunità, dall’ente pubblico al terzo settore, dal sistema educativo a quello economico. Per farlo è necessario anzitutto un cambio di paradigma culturale per passare dalla “sanità” alla “salute”».
Al ministro Speranza sono state presentate alcune buone pratiche già realizzate sui territori dagli enti che fanno parte di Prima la comunità. Si tratta di esperienze innovative, che lasciano intravedere quelli che potrebbero essere elementi di una riforma sanitaria che vada nella direzione di far emergere i bisogni sociali, sanitari e di cittadinanza e di porre in essere azioni preventive, curative e sociali che raggiungano tutti, a partire da chi è più vulnerabile.
Esperienze che per non essere ridotte a semplice testimonianza sono oggetto di studio e monitoraggio scientifico da parte di due università, la Bocconi di Milano e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e sono accompagnate anche dall’Istituto Mario Negri.
Il modello Casa della comunità prevede, tra gli altri, anche l’aspetto dell’istituzione di nuove figure professionali che abbiano competenze integrate tra sociale e sanitario, come i medici di territorio, l’infermiere di comunità, oltre che la nascita di nuovi percorsi formativi.