Una riflessione del nostro presidente don Virginio Colmegna all’indomani della scomparsa dell’arcivescovo Desmond Tutu
Tra i tanti grandi doni che l’arcivescovo Desmond Tutu ci ha fatto, vorrei coglierne uno in particolare, che è quello che riguarda la riconciliazione.
Dopo la fine dell’Apartheid in Sudafrica, battaglia di cui fu uno dei protagonisti, nel 1995 Tutu ideò e presiedette la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (Trc).
L’istituzione della Commissione permise di avviare un processo di pacificazione all’interno della società sudafricana, che passò dalla ricerca della verità, facendo emergere le atrocità commesse da parte dei bianchi in decenni di oppressione, e l’incontro tra le vittime e i carnefici. Il perdono si accordava a chi, tra i responsabili della repressione, avesse pienamente confessato in modo da riparare, moralmente, nei confronti delle vittime e dei loro familiari.
La Commissione per la Verità e la Riconciliazione rappresenta tuttora la più celebre applicazione del concetto di giustizia riparativa. Il messaggio di pace e fraternità che Tutu innescò con quel processo, che è è tra le ispirazioni di Papa Francesco nella scrittura dell’enciclica Fratelli Tutti, ebbe al suo interno un grande investimento culturale e fu estremamente forte.
Un messaggio che ancora oggi è di grande attualità, in un tempo in cui ancora prevale una “cultura vendicativa” nei confronti di chi ha commesso un reato. Diceva invece Tutu: “Fare giustizia significa innanzitutto risanare le ferite, correggere gli squilibri, ricucire le fratture dei rapporti, cercare di riabilitare tanto le vittime quanto i criminali, ai quali va data l’opportunità di reintegrarsi nella comunità che il loro crimine ha offeso“.
Sono parole forti e significative, che ridanno senso anche al nostro cammino di Casa della Carità.
Così come ci richiama fortemente il suo impegno nella promozione dell’uguaglianza, che lui portò avanti in particolar modo in Sudafrica, attraverso iniziative volte ad abbattere le differenze tra bianchi e neri.
Chi, come noi, ospita persone che arrivano da ogni parte del mondo, avverte infatti il bruciante dramma che purtroppo ancora producono gli atteggiamenti razzisti, le chiusure, l’esaltazione della separazione tra “noi” e “loro”.
[L’immagine di apertura è tratta dal sito www.vaticannews.va]