La storia di Marisol, che dopo molte difficoltà, alla Casa sta ritrovando la speranza nel futuro.
Come molte donne, anche Marisol – 45 anni, originaria del Perù – è arrivata in Italia per dare un futuro migliore ai suoi figli: Valentin di 19 anni e Carmen di 25.
Alcuni anni fa, infatti, padre dei ragazzi è sparito, abbandonando la famiglia e lasciando Marisol e i loro figli senza nulla.
La donna, allora, decide di partire per cercare fortuna in Italia, lasciando i ragazzi alle cure della nonna.
La vita di Marisol a Milano
Arrivata a Milano, Marisol trova un posto letto in un appartamento insieme a dei connazionali e inizia a lavorare come badante e donna delle pulizie. In questo modo, riesce a mandare a casa un po’ di soldi per mantenere i figli e farli studiare.
Nel frattempo, finiti gli studi alla scuola superiore, Valentin dice alla mamma che vuole raggiungerla in Italia: «Lui è molto bravo a scuola e il suo sogno è iscriversi alla facoltà di Economia», ha raccontato Julieta all’avvocato del nostro Sportello di tutela e consulenza legale, Peppe Monetti, che per primo l’ha accolta e ascoltata alla Casa della Carità.
Pur essendo preoccupata di non riuscire a sostenere economicamente gli studi del figlio e di non trovare una sistemazione sicura e tranquilla per un giovane ragazzo, Marisol accoglie con gioia la richiesta di Valentin.
L’arrivo di Valentin
Quando Valentin arriva a Milano, per un po’ lui e la mamma vivono insieme nell’appartamento in condivisione dove alloggia Marisol. Alla donna, però, non piace stare lì con lui: alcuni coinquilini bevono e fanno schiamazzi fino a tarda notte e non si sente sicura a lasciare Valentin a casa da solo mentre lei è al lavoro.
Inoltre, dopo qualche tempo, sono gli stessi coinquilini che le dicono che deve andare via da quella casa, perché in due non li vogliono più. Marisol è sempre più preoccupata per la sua sorte e per quella di suo figlio.
E le sfortune per lei non sono finite: mentre è al lavoro, Marisol cade e si fa male a un piede, che le fa molto male. Lei però non vuole farsi visitare, perché ha paura delle conseguenze: teme di perdere il lavoro, perché non ha un contratto regolare. Così Marisol continua a camminare e ad andare al lavoro con il piede gonfio e molto dolorante, ma è sempre più in difficoltà e sofferente, tanto che un giorno i datori di lavoro le dicono: «Non venire più, sei troppo lenta».
Marisol è disperata. Non ha più un lavoro e nemmeno una casa. Così si decide a venire alla Casa della Carità per chiedere aiuto: un posto dove dormire per lei e suo figlio e un aiuto per fare i documenti a Valentin e iscriverlo a una scuola di Italiano.
La incontra Peppe Monetti, il nostro avvocato, e Marisol si affida a lui, raccontandogli, piangendo, la sua storia. Peppe nota subito il piede malconcio di Marisol e chiama Gaia Jacchetti, la dottoressa della Casa della Carità, per un consulto: Marisol deve andare subito al pronto soccorso.
La rinascita alla Casa della Carità
Quella stessa sera alle 21, Peppe riceve un messaggio da Marisol: il piede è rotto. Gli operatori decidono allora di prendersi cura della donna, accogliendo immediatamente Marisol e Valentin, dando loro una stanza spaziosa dove possono stare insieme.
Nelle prime settimane di accoglienza, Marisol e Valenti provano molta vergogna per la loro condizione: non escono mai dalla stanza e non vanno nemmeno in mensa per il pranzo o la cena. «Si sentivano in debito e dicevano di non volersi approfittare della nostra gentilezza», racconta Monetti.
Ma piano piano, proprio grazie all’aiuto di Peppe e degli altri operatori della Casa, Marisol e Valentin si decidono a frequentare la mensa della Casa, dove alcuni ospiti gli dicono di sedersi al tavolo insieme a loro. Altri ospiti aiutano Marisol, che ha molte difficoltà, essendo ingessata dal piede fino a sotto il ginocchio, spingendole la sedia a rotelle o portandole il vassoio al tavolo. Pedro, uno dei nostri cuochi, anche lui sudamericano, le fa qualche battuta in spagnolo cercando di farla sentire un po’ a casa.
Marisol e Valentin non parlano molto ma, piano piano, tra un pasto e l’altro, iniziano ad aprirsi; anche con una semplice scusa, come passarsi una salsa piccante, tanto amata dai nostri ospiti di origine sudamericana.
Oggi Marisol è molto migliorata: cammina da sola, seppur con le stampelle, e quando passa per i corridoi della Casa saluta sempre con un grande sorriso. È impaziente e non vede l’ora di rimettersi completamente, anche perché – dice – ha bisogno di lavorare.
Valentin invece, grazie all’aiuto di Peppe, ha ottenuto il permesso di soggiorno e si è iscritto a una scuola per imparare l’italiano. A settembre ha anche iniziato a frequentare un istituto professionale e sogna ancora di fare l’università. Anche lui si è molto aperto; in mensa durante i pasti lo vediamo seduto con alcuni coetanei accolti alla Casa e ride e scherza con loro.
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Nel 2022 l’ospitalità residenziale
Nel 2022, le attività di ospitalità residenziale di persone in condizioni di grave marginalità sociale sono state sostenute anche grazie ai fondi dell’8×1000, che annualmente l’Arcidiocesi di Milano destina alla nostra Fondazione.