Storie

La storia di Hassan e le storture della Bossi-Fini

Hassan è una delle tante persone migranti che ha vissuto sulla sua pelle le conseguenze negative di una legge sull’immigrazione che non funziona: la Bossi-Fini.

Volevamo braccia, sono arrivati uomini”. Così lo scrittore Max Frisch descriveva l’immigrazione, in particolar modo di lavoratori italiani, nella Svizzera degli anni ’70.

Una frase che 50 anni dopo vale anche per l’Italia, diventata a sua volta terra di immigrazione. Da qui parte la riflessione di Peppe Monetti, responsabile dello sportello di tutela legale della Casa della Carità, che racconta la storia di Hassan, una vicenda emblematica di quanto l’attuale legge sull’immigrazione, la cosiddetta Legge Bossi – Fini, anziché governare il fenomeno non faccia altro che spingere nell’irregolarità centinaia di migliaia di persone migranti.

Hassan: dall’Egitto all’Italia dopo le Primavere arabe

Esordisce Monetti: «Hassan è un uomo egiziano che oggi ha 34 anni. Ne aveva 22 quando, nel 2012, è arrivato in Italia a seguito delle cosiddette “Primavere arabe”, così come molti altri giovani e giovanissimi fuggiti dal Nord Africa dopo le rivolte che in quegli anni sono scoppiate in molti Paesi dell’area».

Come prevede la normativa di quel periodo, Hassan ottiene la protezione umanitaria1, iniziando il suo percorso di inclusione in Italia con l’apprendimento della lingua.

Nel giro di un paio d’anni comincia poi a lavorare regolarmente, anche se inizialmente non trasforma il suo permesso per motivi umanitari in un permesso per lavoro, fino a che non si trova costretto a farlo, in conseguenza del cosiddetto Decreto Salvini del 2018, che sostituisce la protezione umanitaria con la protezione speciale2, restringendone però le tutele.

Le conseguenze della Legge Bossi-Fini sulle persone

«Proprio in quel momento, però, la ditta per cui lavorava Hassan perde un appalto e chiude e lui viene licenziato. Si ritrova così senza permesso per lavoro e senza la possibilità di rinnovare i motivi umanitari, perché quel permesso non esiste più, o di avere un permesso per lavoro, perché il lavoro non ce l’ha più. Dopo aver vissuto legalmente in Italia per 6 anni, di cui 4 con un lavoro continuativo, Hassan si ritrova così a finire nell’irregolarità», racconta Peppe.

Che continua: «Hassan lavorava in regola, aveva una casa in condivisione con alcuni connazionali, giocava a pallone in una squadra del suo quartiere… insomma, era un cittadino a tutti gli effetti. Ma, perdendo il lavoro, a causa della legislazione attuale, è iniziato per lui un veloce susseguirsi di eventi che lo ha fatto cadere nell’irregolarità: ha perso documenti e di conseguenza anche la residenza e, come nel gioco dell’oca, si è trovato di nuovo alla casella di partenza rispetto al percorso verso la cittadinanza e domanda di casa popolare».

Allo sportello di tutela legale della Casa, Hassan viene aiutato a presentare ricorso, grazie al quale ottiene la protezione speciale.

Hassan nel frattempo trova un altro lavoro e quando ha nuovamente la possibilità di convertire il permesso in motivi di lavoro, arriva il Decreto Cutro3 che, con un nuovo giro di vite in senso restrittivo delle norme in materia di immigrazione, impedisce questa conversione. Hassan si ritrova nuovamente bloccato nelle maglie della burocrazia.

Protezione speciale: cos’è, come funziona e cosa cambia con il Decreto Cutro.
Leggi il nostro approfondimento

Vedere la persona nella sua interezza

Hassan negli anni scorsi si è anche sposato e ha avuto un bambino che ha visto pochissime volte. Moglie e figlio, infatti, sono rimasti in Egitto, perché senza il permesso di lavoro non può iniziare le pratiche per il ricongiungimento familiare.

Da qui la riflessione di Peppe Monetti, che richiama la frase di Frisch: «Tutti dicono che l’Italia ha bisogno di lavoratori, ma dobbiamo ripeterci che non si tratta solo di manodopera. Si tratta di persone, nella loro interezza, che hanno desiderio di costruirsi una vita stabile in un altro Paese, perché nel loro non ci sono le condizioni per vivere bene. E stabilità significa che il lavoro non deve essere precario, che deve esserci un mercato della casa accessibile, che le persone devono avere la possibilità di ricongiungersi con le loro famiglie senza troppe complicazioni».

«E invece – conclude Monetti – le leggi e la burocrazia creano procedure macchinose e dalle tempistiche talmente lunghe, che essere regolari è un’impresa titanica. Inoltre, le aziende non investono sulle persone che, se non lavorano in nero, hanno spesso contratti precari, che avvantaggiano solo il datore di lavoro, che può facilmente licenziarle quando non gli servono più».

Approfondisci

Conosci le proposte della campagna Ero Straniero per superare la Legge Bossi-Fini. Clicca qui.

POSSIAMO AIUTARTI?

Hai bisogno di sostegno legale in materia di immigrazione (domanda di asilo, rinnovo del permesso di soggiorno ecc)? Prendi un appuntamento con il nostro sportello di tutela e consulenza legale, chiamando il numero 3401264360.


  1. La protezione umanitaria è una forma di tutela che poteva essere rilasciata allo straniero che non avesse avuto i requisiti per accedere allo status di rifugiato o alla “protezione sussidiaria”, ma non poteva essere allontanato dall’Italia per oggettive e gravi situazioni personali. Era rilasciata dalle Questure a seguito della raccomandazione di una Commissione Territoriale quando, in caso di diniego rispetto agli altri tipi di protezione, si verificassero “seri motivi” di carattere umanitario: motivi di salute o di età, carestie e disastri ambientali o naturali, l’assenza di legami familiari nel Paese d’origine, l’essere vittima di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di insufficiente rispetto dei diritti umani ↩︎
  2. La protezione speciale è un permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo nei cui confronti non sussistono i presupposti per riconoscere la protezione internazionale, ma per il quale la Commissione Territoriale ritenga ci siano altri motivi meritevoli di tutela, in caso di rimpatrio dello stesso nel paese di origine. Per esempio, può essere attribuito un permesso di soggiorno per motivi di protezione speciale al fine di proteggere la persona dall’espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione per motivi di etnia, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali. ↩︎
  3. Approvato dal Governo Meloni il 20 aprile 2023, a seguito del naufragio sulle coste di Steccato di Cutro costato la vita ad almeno 94 persone migranti, il Decreto Cutro interviene con nuove disposizioni in materia di: accoglienza, procedure di frontiera e trattenimento nei CPR di richiedenti asilo, flussi di ingresso legale, permanenza dei lavoratori stranieri e disposizioni penali. ↩︎

Altri articoli suggeriti

Un podcast racconta “La città invisibile” del carcere

La Casa presenta il podcast “La città invisibile”, che racconta i laboratori fatti con…

Un corso sull’umorismo con Jacopo Cirillo

“Che cosa c’è da ridere. Teorie e tecniche della comicità”, un corso sull’umorismo con…

Uscire dal sistema di guerra: la pace come metodo. Rivedi l’incontro

Rivedi l’incontro “Uscire dal sistema di guerra: la pace come metodo”, un dialogo tra don…

SOSTIENI LA CASA DELLA CARITÀ

La Casa della Carità è una vera famiglia per bambini, anziani, donne e uomini di ogni età, Paese e religione.

Dona speranza, cura, un aiuto concreto alle persone seguite dalla Fondazione.

Dona ora
Dona ora