Storie

GLI ANZIANI ALLA CASA: LA STORIA DI CLELIA

Clelia è nata e cresciuta nel Quartiere Adriano a Milano e da alcuni anni frequenta “Casa Anziani”, il progetto della Casa della Carità dedicato agli anziani del quartiere.

«Sono vecchiotta». Esordisce Clelia, quando le chiediamo di raccontarci la sua storia. La storia di una donna nata e cresciuta nel quartiere Adriano, dove tuttora vive, che da alcuni anni si è intrecciata con la storia della Casa della Carità.

Clelia, infatti, fa parte del gruppo dei “nonni” della Casa. L’abbiamo incontrata un pomeriggio nella nuova sala dedicata alle attività diurne, dove due volte alla settimana, il mercoledì e il venerdì, trascorre la giornata in compagnia insieme a una ventina di anziani del quartiere.

Racconta Clelia: «Ho iniziato a lavorare molto presto e per tutta la vita ho fatto l’operaia meccanica: prima in una fabbrica che produceva fuochi d’artificio, poi sono stata assunta alla Beretta e poi ancora in una fabbrica di orologi».

Il marito di Clelia è mancato molto giovane. Suo figlio abita nel suo stesso palazzo, ma la vita frenetica e i ritmi lavorativi non permettono loro di stare molto insieme.

A Casa Anziani Clelia non si sente più sola

Così Clelia, soprattutto dopo essere andata in pensione, si è ritrovata molto sola, era sempre triste, usciva poco e solamente per qualche breve commissione. Fino a quando si è imbattuta in Marisa, una sua conoscente, volontaria al Centro d’Ascolto della Casa della Carità: «È stata lei a propormi di partecipare alle attività del centro diurno per anziani della Casa».

Clelia accompagnata da Doudou Khuma

Da allora, due volte alla settimana, Clelia ha iniziato a venire in via Brambilla a braccetto con la sua amica Laura, anche lei una “nonna” della Casa, partecipando a tutte le attività proposte: la tombola, il teatro, la danza, le carte… «Una volta ero in gamba, sempre la prima ad arrivare e a vincere ai giochi proposti dagli operatori e dai volontari. Ma soprattutto ho conosciuto tante persone che mi hanno aiutata ad abbandonare la tristezza e la solitudine».

Clelia si è affezionata soprattutto a Doudou Khouma, l’educatore che da sempre segue gli anziani della Casa: «Doudou è una persona seria, ha rispetto per gli anziani, ma se c’è da dire qualcosa lo dice. È sempre disponibile. Vanessa (Caputo, educatrice che fino a poco tempo fa seguiva il gruppo insieme a Doudou, ndr) mi prendeva sempre in giro perché chiedevo sempre di lui. Ma di Doudou ce n’è uno solo!».

La Casa le ha fatto anche conoscere Mario, una persona con una lieve disabilità intellettiva che ha perso i genitori. Visto che Mario abita nel quartiere e lavora in un supermercato della zona, ogni tanto aiuta Clelia con la spesa e altre commissioni.

Sempre più anziani che frequentano la Casa hanno problemi fisici. Se prima raggiungevano via Brambilla in autonomia, oggi bisogna andare a prenderli quasi tutti. Un’attività che richiede diversi mezzi di trasporto.

La Casa della Carità dispone di un pullmino, ma non può più essere usato, perché le nuove regole sulla mobilità della città di Milano non permettono ai mezzi a diesel di circolare.

Aiutaci ad acquistare un nuovo mezzo per andare a prendere i nostri nonni e non lasciarli soli!

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Una Casa che va incontro alle fragilità degli anziani

Clelia, che oggi ha 80 anni, una decina di anni fa è stata operata al ginocchio e all’anca. Una notte, appena uscita dall’ospedale e mentre ancora il suo corpo si stava riprendendo dall’operazione, è scivolata nel corridoio del suo appartamento. Non riusciva a rialzarsi, ma con forza di volontà si è avvicinata alla porta di ingresso e ha allertato il vicino.

Da allora Clelia riesce a stare in piedi molto poco e può fare solo qualche passo con l’aiuto del deambulatore. La signora Clelia però è una donna forte e si è voluta lasciare questo brutto episodio alle spalle. Dice che «Quel che è successo, è successo», anche se a volte guarda le persone anziane che non hanno problemi e le invidia perché possono fare molte cose che lei non riesce più a fare.

Dopo la caduta di Clelia, la Casa si è attrezzata con una carrozzina per poterla andare a prendere e riportarla a casa alla fine della giornata in via Brambilla. Ogni mercoledì e venerdì Clelia aspetta con impazienza che il suo operatore preferito suoni alla sua porta. Quando Doudou, qualche mese fa, andò per un po’ in Senegal a trovare la sua famiglia, Clelia chiedeva sempre di lui e le veniva spontaneo paragonare i modi di fare di Doudou a quelli degli altri operatori: «Doudou mi accompagna fin dentro casa a braccetto, non mi lascia mica sulla porta!». Ma in fondo sa che tutti gli operatori e i volontari sono gentili e disponibili con lei e li ringrazia infinitamente.

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