Il messaggio del nostro presidente don Virginio Colmegna, per la Settimana dell’acqua.
Parlare di acqua significa per me risvegliare un senso di solidarietà, di presa in cura del mondo e della qualità di vita di tutte le persone, a partire da quelle più bisognose e più fragili.
L’impegno per questo bene comune riguarda le relazioni più vicine – e penso ad esempio ai piccoli gesti di cura reciproca che vivo ogni giorno alla Casa della Carità – così come le relazioni più lontane che hanno a che fare con i rapporti sociali, politici ed economici. Ad ogni livello al quale ci poniamo – da quello più micro a quello più macro – la sostanza non cambia: la cura e la difesa di un bene pubblico costituiscono le fondamenta del nostro vivere insieme.
Questo ce lo insegna anche papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ quando pone il tema della cura delle risorse naturali come proposta di «una nuova solidarietà universale» tra persone e beni naturali. Un messaggio prezioso che rilancia e approfondisce in Fratelli tutti, provando a «far rinascere […] un’aspirazione mondiale alla fraternità».
Una lezione che ci sta impartendo anche questa terribile pandemia, che ci sta facendo comprendere quanto determinante sia uscire dalle emergenze adottando uno sguardo universale. Il Covid non si è affatto palesato come virus democratico: colpisce tutti, ma ha riprodotto e accentuato le disuguaglianze sociali ed economiche già presenti. Per uscirne e uscirne con dignità e riconoscimento dei diritti, occorre rinsaldare i legami sociali e dare centralità ad una cultura di coesione e giustizia sociale.
La settimana dell’acqua alla Casa
È in questa prospettiva quindi che, alla Casa della Carità abbiamo voluto dare importanza all’acqua, dedicando una intera settimana a questo tema: una visione di bene comune capace di promuovere società inclusive e solidali. Quando invece si fa dell’acqua un uso improprio che la rende bene di proprietà e quindi merce, lì nascono i problemi, le ingiustizie e i conflitti.
Nel nostro Paese abbiamo partecipato ad un referendum per la gestione dell’acqua pubblica e quest’anno contiamo dieci anni da quel referendum che ha segnato profondamente la nostra storia, una storia che non possiamo permettere che venga assorbita in una logica drammaticamente privatistica.
Dobbiamo farci garanti del diritto umano all’acqua, rifiutando qualsiasi principio che voglia mettere gli interessi privati ed economici sopra ai beni comuni.
Alla Casa della Carità viviamo l’acqua non come un tema a sé stante e svincolato dal contesto, ma profondamente interconnesso con le storie dei nostri ospiti. Da noi arrivano persone in fuga per problemi drammatici, spesso anche legati a Paesi in deficit idrico e a Paesi in cui la costruzione di alcune dighe su bacini naturali ha innescato crisi ambientali e sociali, innescando spesso conflitti per la gestione di tale risorsa.
Per tal motivo vogliamo affrontare la questione dell’acqua con un grande senso di responsabilità, non limitandoci a predicare per principi astratti, ma avvertendo l’urgenza di cambiare i nostri atteggiamenti e stili di vita. Tale sfida ci chiama in causa e ci richiede di avviare un lavoro culturale, educativo e spirituale valorizzato e supportato dalle nostre azioni quotidiane orientate a un uso sobrio e rispettoso di un bene comune ed essenziale come l’acqua.
Buona settimana dell’acqua!
Don Virginio
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L’immagine di apertura è di Guido Grittini, operatore della Casa della Carità, che accompagna la sua fotografia con questa frase: «Sappiamo che l’acqua a monte è priva di sali e, scorrendo, si arricchisce “nutrendosi” di ciò che la terra e le pietre le donano. Le stesse pietre e la stessa terra vengono a loro volta levigate con estrema lentezza e cura. Noi siamo come loro: soggetti che, nel bene e nel male, cambiano ogni giorno, ogni istante, come ciò che ci circonda subisce il medesimo mutamento».