RaccontaMi è una rete di sostegno telefonico basata sulla lettura di storie ai residenti delle case popolari del Municipio 2, nata dall’omonimo corso sullo storytelling promosso dalla Casa.
C’è la signora Emilia che a 81 anni è un po’ sorda, ma non perde la vivacità. È curiosa e si entusiasma per qualsiasi cosa nuova, le piacciono le storie d’amore e tutto ciò che ha un lieto fine.
C’è Massimo, un uomo sulla sessantina molto gentile e affabile, appassionato di film western e gialli.
E poi c’è Paola, una donna molto colta, che legge con passione libri di tutti i tipi e ama De André. E ancora Michele: oggi, a 67 anni, la sua vita si svolge in quartiere, ma da ragazzo ha lavorato in Francia e Germania, partendo dalla Puglia, per poi arrivare a Milano.
Sono solo alcuni dei residenti delle case popolari del Municipio 2, seguiti dai custodi sociali della Casa della carità (insieme a Comin, C.R.M. cooperativa sociale e Fondazione Arché), che hanno preso parte a “RaccontaMi”.
L’iniziativa si è svolta all’interno di “Milano racconta Milano”, un progetto promosso da BookCity Milano con il Patrocinio del Comune all’interno del Bando Quartieri 2019 e realizzato da Casa della Carità e ArtsFor_.
RaccontaMi: un’azione di animazione culturale
RaccontaMi nasceva come azione di animazione culturale per raccogliere le storie degli anziani del Municipio 2, i quali da depositari della memoria del luogo ne sarebbero diventati i narratori, per recuperare e trasmettere la dimensione identitaria del quartiere. A causa della pandemia, l’azione si è trasformata e ha visto la nascita di una rete di sostegno telefonico – in alcuni casi anche in presenza – basato sulla lettura di storie ai residenti delle case popolari della zona. “Narratori telefonici” sono stati i partecipanti al percorso formativo sullo storytelling tenuto dall’autore Jacopo Cirillo, sempre nell’ambito di RaccontaMi (clicca qui per il programma del corso e clicca qui per le video pillole delle lezioni).
«Ci sono state telefonate divertenti, piene di slanci vitali e riflessioni profonde, con scambi di brani che sono continuati anche nei giorni successivi. Altre telefonate sono partite un po’ in sordina, ma poi piano piano hanno preso il giusto ritmo. In altre, il racconto è diventato un pretesto per parlare di sé, delle proprie fatiche, delle proprie emozioni. Ognuna ha lasciato un piccolo seme di qualcosa che dovrà venire e quasi tutti hanno espresso il desiderio di incontrarsi dal vivo», racconta Stefania Vianello, custode sociale, che si occupa di sostenere gli anziani, che soprattutto soffrono di solitudine, nel creare o ricreare una rete relazionale, per tornare a farli sentire appartenenti alla comunità.
Un’esperienza molto positiva
L’esperienza è stata molto positiva, sia per gli ascoltatori, per i quali è stata anche un’occasione per avere un po’ di compagnia in un periodo in cui le attività di socializzazione sono sospese, che per i narratori.
Come Laura, che dice: «Mi sono trovata a mio agio come se chiacchierassi con una vecchia amica. Penso che questa sia un’iniziativa concretamente utile e sono sinceramente felice di aver dato il mio contributo».
Caira, invece, immaginava che avrebbe avuto a che fare con una persona solitaria, ma, al contrario, «ho trovato una donna piena di vita e di entusiasmo. Temevo che il telefono sarebbe stato un mezzo più difficile rispetto all’incontro dal vivo e invece non è andata affatto male».
Per Adriano, è stato un bello scambio, che ha lasciato in entrambi il piacere delle parole, come mezzo per creare relazione anche a distanza.
Laura, Caira e Adriano sono anche tra i protagonisti dell’e-book “Milano racconta Milano. Scritti e riflessioni di autori milanesi”: oltre 30 racconti firmati da 16 milanesi di nascita o d’adozione che, partendo dai contenuti del corso tenuto da Jacopo Cirillo, hanno raccontato le loro vite, storie reali o di finzione, hanno lasciato spazio alle loro emozioni, si sono lasciati andare al potere terapeutico della narrazione.
Solleticare la scrittura
Spiega Jacopo: «La cosa bella della scrittura è che non si può insegnare, ma si può, e si deve solleticare: la voglia di raccontare e raccontarsi fa parte di noi e della nostra umanità, un valore centrale per la Casa della Carità e i suoi operatori e volontari. Le storie raccolte in questo e-book, che siano racconti di fantasia o testimonianze reali, toccano argomenti, temi e figure universali con cui tutti noi possiamo confrontarci. Gli autori sono riusciti mirabilmente a regalarci un pezzo delle loro vite, del modo in cui vedono il mondo e le persone che li circondano, anche in momenti difficili come quelli che abbiamo vissuto negli ultimi mesi».
Cecilia Trotto, responsabile della Biblioteca del Confine della Casa della Carità e coordinatrice del progetto, aggiunge: «L’e-book è frutto di un cambio di rotta dovuto all’esplodere della pandemia, che ha ribaltato e, oserei dire perfezionato, il progetto originario. Eravamo partiti a gennaio con una prima formazione e, quasi subito, abbiamo dovuto sospendere tutto, ma dopo qualche settimana di stordimento e di blocco delle attività, abbiamo ripensato il progetto e ricalibrato ogni sua azione da remoto. Questo, però, non ha impedito il contatto con tante persone e, anzi, lo ha amplificato e reso ancora più stretto e personale».
E conclude: «Sono stati mesi di intenso lavoro, di incontri di formazione, di testi scritti e inviati di notte, di commenti edificanti e di inviti alla riscrittura, di racconti scritti più di vent’anni fa e condivisi soltanto oggi, di mail sul tempo e sulla vita, di videochiamate di gruppo, di telefonate e di idee sgusciate fuori dalle nostre case».