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Piccola Orchestra dei Popoli, il racconto di Ciro Menale

Incontro con Ciro Menale, anima della Piccola Orchestra dei Popoli, che sabato 26 novembre sarà alla Casa con il concerto “Il violino del mare”

Ciro Menale è un signore di 64 anni, vulcanico, loquace, spiritoso come sa essere chi è nato ad Aversa, al centro della Campania Felix, ma capace di realizzare progetti all’apparenza impossibili come chi da quarant’anni vive e lavora Milano.

Ciro-Menale
Ciro Menale durante uno degli eventi culturali da lui organizzati con la Casa

Tra le tante cose di Ciro c’è il suo lungo rapporto con don Virginio Colmegna, prima in Caritas e poi alla Casa della Carità. Un incontro non casuale ma in qualche modo stupefacente, visto che in quegli ultimi anni del ’90 Ciro si trovava a Milano come organizzatore culturale delle Ferrovie dello Stato.

Dagli eventi culturali nelle stazioni a quelli in Casa della Carità

Ridendo, rivendica con orgoglio quel suo passato che dall’ufficio legale delle FS lo ha portato a inventare spettacoli teatrali nelle stazioni. Ricorda: «Erano i tempi in cui molti grandi gruppi, Ferrovie comprese, davano spazio alle politiche sociali e l’idea di dar vita a spettacoli teatrali o musicali in quei luoghi di incontro naturale tra le persone che sono le stazioni, fu un’idea che piacque».

Nel 2008 Ciro approda alla Casa della Carità. La caparbietà di don Colmegna di farne un luogo di cultura, oltre che di accoglienza, mettendo in atto il mandato costitutivo ricevuto dal cardinal Martini, ha bisogno di persone per portare avanti progetti nuovi ed ambiziosi.

Sono anni di grande fermento a Milano. L’attenzione della Casa per la cosiddetta “emergenza Rom” originata dalla forte ondata di sgomberi dei campi e degli insediamenti e la battaglia sociale intrapresa contro ogni forma di emarginazione, passa anche attraverso il recupero delle forme culturali interetniche, in difesa dei valori e dei costumi di una popolazione vittima di pesanti discriminazioni.

Nasce la Banda del Villaggio

«Dopo lo sgombero dell’insediamento di via Capo Rizzuto, nell’ambito dell’accoglienza subito organizzata dalla Casa con il progetto del Villaggio Solidale – ricorda Menale – l’idea di don Virginio fu quella di dar voce alla musica tradizionale Rom. Detto, fatto, nel solito modo in cui don Colmegna è capace di trasformare una idea visionaria in qualcosa di concreto, riuscimmo a dar vita alla Banda del Villaggio: otto suonatori Rom, io ed Ernesto che guidava il furgoncino con cui ci si muoveva».

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La Banda del Villaggio ai suoi esordi in Casa della Carità

La Banda c’era, ma non gli strumenti. Serviva un’idea e Ciro organizza uno spettacolo nel salone della Camera del Lavoro con i suoi amici Ale e Franz il cui ricavato – «6mila euro», precisa, pignolo – serve a comprare due fisarmoniche, una chitarra, percussioni e i microfoni. Dotati del necessario si parte, in giro in pulmino a suonare con puntata finale dall’altra parte dell’Italia, a Matera, non ancora celebrata capitale della cultura ma già pronta ad applaudire sonorità diverse.

La Banda cresce e diventa una Piccola Orchestra

«La Banda del Villaggio – racconta Ciro Menale – ha dato il là a quell’esperienza musicale che negli anni è cresciuta fino a diventare ciò che oggi è la Piccola Orchestra dei Popoli, laboratorio artistico che riunisce musicisti di diverse nazionalità, persone appartenenti a culture e a religioni diverse che, nato dalla collaborazione tra la Casa della Carità e il Conservatorio allora presieduto da Arnoldo Mosca Mondadori, è poi cresciuto all’interno della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti».

Il violino del mare
Il violino del mare, realizzato con i legni dei barconi dei migranti – Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti

La Piccola Orchestra, che si basa su un nucleo storico di musicisti, ma è aperta alla collaborazione di altri suonatori, ha un repertorio musicale costituito da brani originali e tradizionali, che unisce ritmi sudamericani e melodie indiane attraverso armonie del Mediterraneo e sonorità balcaniche.

Ma nel futuro dell’Orchestra, insiste Ciro, c’è di più: «Intanto, tra gli strumenti utilizzati c’è un violino costruito dal laboratorio dei detenuti del carcere milanese di Opera con legni dei barconi dei migranti naufragati o approdati a Lampedusa. E l’idea è quella di dar corpo a un’”Orchestra del mare” e a un quartetto d’archi, con due violini, una viola e un violoncello, tutti fatti con i legni delle barche dei migranti, il cui debutto è previsto nel 2023 e che, sintetizzando, si pone l’ambizioso obiettivo di inserire le variazioni etniche all’interno della struttura classica».

Alla Casa della Carità suonerà “Il violino del mare”

E sabato 26 novembre alle 18, proprio il violino realizzato dai detenuti di Opera sarà protagonista del concerto-spettacolo “Il violino del mare”, che Ciro e la Piccola Orchestra dei Popoli porteranno in Casa della Carità, per celebrare i 20 anni della Fondazione e per salutare il fine mandato di don Virginio.

«È il nostro modo per ripercorrere e ripassare insieme, senza nostalgia, il percorso fatto in questi anni con la Casa. È il modo per me più adatto per ringraziare don Colmegna per quello che ha fatto, per le sue capacità visionarie, per quel grande disordine organizzativo che solo lui era capace di creare, riuscendo sempre a determinare una forte ed importante spinta in avanti», conclude Ciro Menale.

Il concerto “Il violino del mare” si svolgerà nell’auditorium della Casa della Carità, in via Francesco Brambilla 10. L’ingresso è gratuito, ma è necessario prenotare.

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[In apertura: alcuni membri della Piccola Orchestra dei Popoli con Ciro Menale (al centro). Foto: Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti]


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