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La Biblioteca del Confine dedicata a Martini

Mercoledì 21 novembre, in occasione dell’anniversario della Fondazione, la nostra Biblioteca del Confine è stata intitolata al cardinale Carlo Maria Martini.

“Dieci anni sono importanti ma sono ormai alle nostre spalle, adesso bisogna continuare a lavorare giorno per giorno”, dice Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano concludendo il suo intervento con un’assicurazione personale: “Continuerò a essere amica della Casa”.

C’era anche in quel lontano 2002, Livia Pomodoro, tra i primi sostenitori dell’idea del cardinale Carlo Maria Martini di dar vita alla Fondazione Casa della carità. C’era e si ricorda bene i suggerimenti del cardinale quando insisteva nel dire che “la sapienza della carità è un modo diverso di affrontare le emergenze, andando oltre le emergenze”, così come ricorda commossa la rappresentazione dell’Avaro di Molière proprio nell’Auditorium che adesso porta il nome di sua sorella Teresa.

Il presidente della Casa della Carità don Virginio Colmegna interviene per l’anniversario della Fondazione, il 21 novembre 2012

Eravamo in tanti mercoledì sera in una sala strapiena per ricordare, insieme a Livia Pomodoro, al presidente della Fondazione don Virginio Colmegna, al vicario episcopale don Luca Bressan, il 10°anniversario della Casa.

C’erano gli anziani del quartiere con le nonne in prima fila Clelia, Tina, Giuseppina, Fatima; i volontari, gli operatori e gli amici di sempre della Casa; uomini del mondo economico, della cultura, dell’università. C’era la sorella del Cardinal Martini, Maris, anche lei molto emozionata di fronte alle immagini del fratello che, in una videointervista del 2009, sottolineva con forza l’importanza per Milano di luoghi di coesione come la Casa: “Se ci saranno tanti piccoli luoghi di convivialità, a un certo punto ci sarà anche una città conviviale” e che presenzia con trepidazione all’intestazione a Carlo Maria Martini della Biblioteca del Confine, al cui ingresso è stata posta una targa con la riproduzione della dedica autografa del cardinale alla Casa: “Con la mia benedizione e tanta gioia”.

“Uno dei cuori pulsanti della città”

Molte le autorità presenti, dal ministro della Salute Renato Balduzzi, che definisce la Casa della carità come “uno dei cuori pulsanti della città”, al prefetto Gian Valerio Lombardi, dal procuratore della Rapubblica presso il tribunale di Milano Edmondo Bruti Liberati alla vicesindaca Maria Grazia Guida accompagnata dagli assessori Pierfrancesco Majorino, Marco Granelli e Daniela Benelli, a Mariella Enoc, vicepresidente della Fondazione Cariplo che da anni è al nostro fianco.

“La Diocesi ha scommesso e continua a scommettere sulla Casa perché la Casa della carità è un laboratorio, è uno di quei luoghi capaci di costruire futuro”. Parla a nome del cardinale di Milano Angelo Scola, il vicario episcopale per la carità della Diocesi Luca Bressan. Ricorda il concetto, tanto caro al cardinale, di “meticciato”, ricorda la necessità di “imparare a crescere tutti insieme” e sottolinea l‘urgenza di “rinnovare la sfida” concludendo il suo saluto con un augurio: “Luoghi come la Casa servono per far tutto questo, auguri”. 

“Una gratuità gioiosa e responsabile”

Ringrazia tutti, tradendo anche lui una certa emozione, don Virginio Colmegna nell’intervento finale di una serata resa ancor più piacevole dalle musiche di Paganini, Vivaldi e Mozart suonate da alcuni musicisti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Ricorda gli inizi, don Colmegna, quando dieci anni fa il Cardinal Martini destinò parte del cospicuo lascito dell’imprenditore Angelo Abriani per costruire un luogo che “fosse simbolicamente portatore di un messaggio, di uno sguardo di grande valorizzazione e speranza attraverso la sperimentazione di una gratuità gioiosa e responsabile per il bene della città”.

E chiude con il presente, appellandosi a Milano, ai suoi abitanti, alle sue imprese, alle comunità cristiane, chiedendo un sostegno concreto: “Ora il patrimonio lasciato da Martini non basta più – spiega – la sostenibilità è una preoccupazione che abbiamo ma è carica di speranza e per questo lanciamo il bisogno di essere abbracciati, guardati con affetto: non è un richiamo a sostenere una realtà di altri ma è un bene per tutta la città”.


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