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Martini, il cardinale del dialogo

Oggi, 15 febbraio 2016, Carlo Maria Martini avrebbe compiuto 89 anni. Domenica gli verrà intitolata via dell’Arcivescovado. Due momenti importanti per la Casa della Carità, su cui riflette il presidente don Virginio Colmegna.

Ricorre oggi, 15 febbraio, la nascita del cardinale Carlo Maria Martini che, se fosse ancora con noi, avrebbe compiuto 89 anni. Il suo ricordo è indelebile per coloro che vivono e operano alla Casa della Carità, perché è stato proprio lui, poco prima di lasciare Milano, a volere questo luogo: un “segno di accoglienza verso i più sprovveduti”, come egli stesso ha detto. Un luogo di rifugio per i più bisognosi, ma anche uno spazio dove creare e diffondere cultura. Uno dei segni tangibili di questa attenzione per la cultura e la ricerca è la nostra Biblioteca del Confine, che dal 2012 è intitolata proprio a Carlo Maria Martini.

Per questo motivo, in occasione dell’anniversario, oggi, alle 18.15, nella cappella della Casa della Carità verrà celebrata una Messa in ricordo del cardinal Martini. Si tratta di una ricorrenza importante che anticipa la cerimonia pubblica con cui, domenica 21 febbraio alle 12.30, la Diocesi e il Comune di Milano intitoleranno a Carlo Maria Martini l’attuale via dell’Arcivescovado. Due momenti significativi per la Casa della Carità sui quali abbiamo riflettuto insieme al presidente della Fondazione don Virginio Colmegna.

Don Colmegna, che cosa significa ricordare la nascita di Carlo Maria Martini?
Significa innanzitutto ricordare i suoi 22 anni a Milano, come Arcivescovo della città e come pastore. Non è solo una rievocazione, ma è il ricordo di un vescovo che ha voluto bene a questa città e che con il suo magistero ha segnato la vita di tante persone. Credo si possa definire una delle figure più autorevoli della nostra Chiesa perché, anche in anni molto difficili, è stato capace di richiamare tutte le istituzioni affinché convergessero verso una cultura di fraternità autentica e bene comune. 

Il Cardinale Carlo Maria Martini, durante una visita alla Casa della Carità nel 2005, con don Virginio Colmegna e, a sinistra, Maria Grazia Guida, all’epoca direttrice della Fondazione.

E per la Casa della carità, che valore ha questa data?
Per noi significa soprattutto richiamare alla mente il suo messaggio, che si è concretizzato nella Casa della carità stessa, una straordinaria esperienza che a Martini deve tutto. Un messaggio che dobbiamo continuare a far rivivere ogni giorno nel lavoro della Fondazione e nel suo modo di essere: luogo di ospitalità, di gratuità, di sapienza e, come amava dire lui stesso, di “eccedenza della carità”. Ricordare la nascita di Martini è dunque un momento di gioia, che deve rafforzare la nostra voglia di agire e di parlare alla città di Milano promuovendo il suo messaggio: quello dell’ospitalità rappresentato dalla Tenda di Abramo, comune a tutte le grandi religioni, perché è qui che risiede la ragione del nostro impegno.

Qual è l’attualità del messaggio di Martini?
Tanti sono i motivi per cui l’insegnamento di Carlo Maria Martini è valido ancora oggi, così come tanti sono i motivi per cui gli siamo debitori. La Cattedra dei non credenti, per esempio, non è stata solo un momento culturale, ma una prova di dialogo vero e un grande regalo alla città, che deve continuare a lasciare tracce profonde nel cammino della comunità ecclesiale. Martini, poi, parlava di una Chiesa che vive la prossimità e che si apre al mondo. Due tematiche che oggi anche Papa Francesco rilancia con grandissima forza.

Al cardinale, domenica, sarà intitolata quella che è via dell’Arcivescovado. Che importanza ha questo gesto?
Il fatto che la Diocesi e l’amministrazione comunale si siano ritrovate concordi nel dedicare una via alla sua figura non credo sia solo un gesto formale. È un segno forte, che va sottolineato, perché significa lasciare una traccia concreta di quel che Martini ha fatto per Milano. Quella via, vicina al Duomo e a due passi dalla sede del Comune, d’ora in poi poterà la testimonianza di Carlo Maria Martini: del Martini Arcivescovo, oltre che del gesuita; del Martini milanese e del Pastore capace di dare alla Chiesa un’orizzonte di comunione, fraternità e dialogo, accelerando il grande bisogno di una riforma che oggi il Papa sta attuando. Una Chiesa povera per i poveri, segnata dalla carità.


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