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LE MAMME DELLA CASA

Negli anni, la Casa ha creato nuovi spazi di accoglienza per donne, sia sole che con bambini. Sono “Casa Nido” e “La Tillanzia”. Le responsabili di questi servizi, Luisa Brembilla e Tiziana Scardilli ce li raccontano.

Le donne ospiti sono presenza fondamentale nella vita quotidiana della Casa della Carità, tanto che a loro, fin dall’apertura della Casa, sono dedicate tutte le stanze del 1° piano della sede di via Brambilla: il “piano Sara”.

Nel corso degli anni, con l’emergere di nuovi bisogni, al piano Sara si sono aggiunti nuovi spazi di accoglienza dedicati alle donne, sia sole che con bambini. Sono “Casa Nido”, nata nel 2006, sempre all’interno della struttura di via Brambilla, e “La Tillanzia”, inaugurata nel 2017 nel quartiere di Cimiano a Milano.

L’accoglienza delle mamme in un contesto familiare: Casa Nido

Le donne accolte a Casa Nido hanno un passato di precarietà socio-economica o sono fuggite da situazioni di abbandono e, talvolta, di violenze o di tratta.

«Le nostre donne provengono da altre comunità o centri di accoglienza, sono segnalate dai servizi sociali del Comune di Milano, con cui siamo convenzionati, o arrivano a seguito del decreto del tribunale, perché necessitano di un periodo in uno spazio tutelato o perché hanno bisogno di recuperare una condizione di autonomia personale, sociale ed economica», spiega Luisa Brembilla, responsabile di Casa Nido.

Luisa Casa Nido
Luisa Brembilla con uno dei piccoli ospiti di Casa Nido

Il progetto di accoglienza, definito insieme agli enti preposti, parte da questi bisogni e si sviluppa in un contesto abitativo di tipo familiare, dove le operatrici aiutano le donne a sviluppare le proprie risorse e capacità, sostenendole anche nella genitorialità.

Dice Luisa «Chi arriva qui non ha solo un bisogno abitativo, ma spesso deve ricostruire o consolidare la propria condizione familiare. Per esempio abbiamo accolto donne che, su segnalazione del tribunale, dovevano trascorrere un periodo “di osservazione”. Ma ci sono state anche mamme con percorsi più difficili, come quello dell’affido o dell’adozione».

«In questo caso – continua – il nostro compito è stato quello di far capire loro che cosa sarebbe successo e arrivare in modo accompagnato al momento in cui avrebbero dovuto lasciare i loro bambini. Per esempio con una mamma, che avrebbe dovuto lasciare in affido i suoi due figli, abbiamo organizzato un momento in sua presenza in cui i bambini hanno conosciuto le famiglie affidatarie. Sono comunque momenti non facili e dolorosi, ma almeno questo passaggio avviene gradualmente e non in modo coatto».

Creare un rapporto di fiducia reciproca

La Casa della Carità accoglie donne in difficoltà anche in alloggi dedicati alla “Residenzialità Sociale Temporanea” (RST), che si trovano sul territorio cittadino: «In questi casi dovrebbero essere donne che hanno solo un problema abitativo. Ma, dal momento che spesso non ci sono altre soluzioni, arrivano anche donne con altre problematiche o magari vittime di maltrattamenti e che si sono trovate senza casa», spiega ancora l’operatrice.

Qualunque sia il percorso delle donne accolte a Casa Nido, tutte vengono accompagnate per un tratto di strada e sono sostenute nel loro essere donne e madri: «Quello che cerchiamo di fare con ognuna di loro è creare un rapporto di fiducia reciproca, cercando di far capire che non siamo qui per fare le cose contro di loro, ma insieme», conclude Luisa.

La Tillanzia e la resilienza delle donne

Nel 2017, grazie alla collaborazione con la Congregazione delle Suore del Preziosissimo Sangue, è nata la Tillanzia, una casa di accoglienza per donne, sia sole che con bambini, che ha sede nel quartiere di Cimiano, dove è inserita in un’ampia struttura messa a disposizione dalle suore e ristrutturata proprio per realizzare questo progetto di accoglienza.

A coordinare l’accoglienza di una quarantina di persone è Tiziana Scardilli: «In questo momento sono quasi tutte mamme con bambini, le donne sole sono poche», esordisce.

Le storie di queste donne sono le più diverse. Spiega Tiziana: «Alcune bussano alla nostra porta spontaneamente o vengono segnalate dalla rete dei centri di ascolto e chiedono accoglienza principalmente perché non sanno più dove andare. Altre sono “obbligate” a venire da noi perché c’è un decreto del tribunale, che chiede una valutazione genitoriale. Altre ancora sono in attesa dell’assegnazione della casa popolare o hanno alle spalle una storia di maltrattamenti. Con ognuna di loro il progetto educativo parte dalla relazione, affinché si possano fidare di noi».

Tiziana Tillanzia donne mamme
Tiziana gioca con alcuni ex ospiti della Tillanzia

Poi insieme a ogni donna si costruisce un percorso: «Le ospiti sono inserite in corsi per l’apprendimento dell’italiano o per il raggiungimento della terza media. Le affianchiamo nell’inserimento lavorativo, aiutandole a compilare il curriculum e a cercare un’occupazione. Le supportiamo anche in quegli aspetti più burocratici, dall’ottenimento dai documenti al contratto di lavoro all’iscrizione dei figli a scuola. Con le mamme, soprattutto quelle che hanno avuto il primo figlio, c’è inoltre un aiuto nella genitorialità», spiega ancora l’operatrice.

Obiettivo: autonomia

L’obiettivo è il raggiungimento dell’autonomia anche se, dice Tiziana, i percorsi sono diventati molto lunghi. E i motivi sono diversi: «Da una parte, il continuo ricambio di assistenti sociali costringe ogni volta a riprendere da capo e rivalutare la situazione dell’ospite. Dall’altra, se una mamma non riesce a inserire i figli a scuola se ne deve poi prendere cura tutto il giorno e così non riesce a trovare lavoro. Lo stesso succede se si vuole prendere il diploma di terza media: tra scuola e cura dei figli non rimane tempo per il lavoro».

E anche i percorsi di uscita variano da donna a donna: se non si hanno risorse economiche sufficienti, è molto difficile che queste persone possano trovare una casa in affitto. La maggior parte delle donne, una volta uscite dalla Tillanzia, si trasferiscono in casa popolare o in Residenzialità Sociale Temporanea, in condivisione o si appoggiano a connazionali.

In questi sei anni di vita, anche la popolazione della Tillanzia è cambiata: «L’età media delle mamme si è molto abbassata e questo può anche voler dire che alcune di loro pur avendo dei figli non hanno vissuto la propria adolescenza. Ma anche l’età dei bambini accolti è scesa. Se, per esempio, tre anni fa avevamo molti bambini che frequentavano le elementari, adesso questi sono solo due, mentre gli altri 20 hanno tra 0 e 5 anni».

Approfondisci

  • Visita la pagina del sito dedicata a Casa Nido. Clicca qui.
  • Visita la pagina del sito dedicata alla Tillanzia. Clicca qui.

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