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Gaza, non restare immuni all’orrore

A 10 mesi dall’inizio della guerra a Gaza, la Casa rilancia gli appelli che chiedono di non restare immuni all’orrore e continuare a cercare la pace.

A 10 mesi dall’inizio della guerra, a Gaza non si fermano i bombardamenti di Israele, che colpiscono soprattutto la popolazione civile. Anche scuole e ospedali, luoghi che dovrebbero essere sicuri e inviolabili, sono diventati degli obiettivi.

La popolazione civile è allo stremo, sull’orlo della denutrizione, a rischio di epidemie e costretta a continue fughe alla ricerca di zone sicure che ormai non esistono più.

In questi giorni sono stati lanciati diversi appelli, che chiedono di non restare immuni all’orrore che si sta perpetrando a Gaza e continuare a cercare la pace. La Casa della Carità ha scelto di condividere questi appelli.

Fuori tutti! Resteremo immuni dall’orrore?

Dopo il 7 ottobre le autorità israeliane non danno più visti ai membri delle Nazioni Unite. Tra le persone a cui non è stato rinnovato il visto c’è Andrea De Domenico, per anni responsabile dell’Ufficio degli Affari umanitari dell’Onu nei Territori palestinesi occupati (OCHA).

A seguito di questo fatto, la campagna Ponti e non Muri di Pax Christi Italia ha lanciato il seguente appello:

Fuori tutti! Resteremo immuni dall’orrore?

Le autorità israeliane cercano di zittire le Nazioni Unite e non rinnovano i visti ai loro funzionari

“Gaza non esiste più. In alcune zone, anche molto vaste e densamente popolate, dobbiamo riconoscere che Gaza non esiste più. Noi stessi quando ritorniamo in una città e cerchiamo le nostre infrastrutture e i nostri uffici, facciamo fatica a riconoscere i luoghi, le strade, gli edifici. In gran parte essi non sono solo colpiti ma quasi sempre rasi al suolo. A tutt’oggi i nostri mezzi dell’ONU, che nessuna autorità potrebbe ostacolare né fermare, non riescono più a risalire verso il nord della Striscia. Pochi sanno che c’è un checkpoint molto particolare: chiunque anche solo si avvicina deve sapere che i militari gli spareranno. Ogni volta che un nostro convoglio OCHA passa di là sa che dovrà fermarsi a raccogliere cadaveri.”

Questo e molto altro raccontava il 13 giugno scorso a noi pellegrini Andrea De Domenico, Capo dell’Ufficio OCHA, Agenzia ONU per il coordinamento degli aiuti alla popolazione di Gaza e della Palestina intera.

Gaza sta soccombendo all’orrore, alla devastazione, ad una mattanza quotidiana perpetrati da uno degli eserciti più potenti e sanguinari del mondo, quello dello Stato d’Israele, che uccide e ferisce impunemente donne, uomini, bambini, anziani palestinesi senza essere fermato in alcun modo.

E Andrea De Domenico insieme al suo staff rischiando la vita, la serenità propria e familiare, in questi anni ha documentato, portato aiuti quando possibile ad un popolo martoriato, cercando sempre di porre, dinnanzi alla disumanità, il rispetto del diritto internazionale.

Gaza non esiste più, denunciava accoratamente non un volontario, un giornalista, un operatore umanitario, ma un funzionario ONU. Il capo di un Ufficio che in questi tremendi e cruenti ultimi 300 giorni di una storia di oppressione lunga 75 anni ha cercato sempre di monitorare, segnalare ingiustizie, coordinare aiuti.

Ebbene: le autorità israeliane hanno deciso di ridurre al silenzio la voce dell’OCHA, perché presto la voce di tutte le Nazioni Unite non possa più udire: Israele non ha rinnovato il visto ad Andrea de Domenico come ad altri operatori umanitari. Prima i giornalisti, poi ancora i fotografi, poi i volontari… ora le Nazioni Unite, cioè tutti noi.

Il 1° agosto De Domenico ha indetto la sua ultima conferenza stampa dall’Ufficio di Gerusalemme, invitando il mondo a non rimanere immune dall’orrore.

Ci indigniamo con lui per il massacro di un popolo intero che sta continuando in diretta, attoniti per l’ennesimo sopruso effettuato dal governo israeliano alla comunità internazionale.

Fuori tutti, fuori tutto.

Dentro sembrano esserci solo corpi smembrati, macerie, pianto.

Dentro, pulsa ancora il cuore di un popolo che vuole vivere. Dentro, i cuori di tutti coloro che continuano a credere nella giustizia, che non si rassegnano all’orrore e che lo denunciano con parresia.

Una preghiera di riconciliazione e pace

Nei giorni scorsi si è espresso anche mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, che invita a una preghiera di intercessione per la pace, da recitare insieme nel giorno solennità dell’Assunzione di Maria, 15 agosto.

[L’immagine di apertura e di AP Photo]


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