La campagna Ero Straniero ha presentato l’analisi dell’impatto degli interventi normativi in materia di ingressi per lavoro, evidenziando i limiti di un sistema (quello basato sul decreto flussi) rigido e inefficace.
Mercoledì 20 dicembre 2023 la campagna Ero Straniero – che vede tra i promotori anche la Casa della Carità – ha presentato il dossier “La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi”.
Ero Straniero ha infatti deciso di monitorare e verificare l’efficacia del sistema dei decreti flussi per l’ingresso di lavoratori e lavoratrici dall’estero – unica procedura prevista per aziende e famiglie che vogliano assumere personale straniero – anche alla luce degli interventi normativi recenti, che vengono valutati dalla campagna sulla base di numeri reali.
Sono stati esaminati gli anni 2022 e parte del 2023, a partire dai dati ottenuti attraverso una serie di accessi agli atti al Ministero dell’Interno, dai quali è emerso che negli ultimi due anni le domande di ingresso per lavoro inoltrate sono state più del triplo rispetto alle quote fissate e che migliaia di persone non entrano in Italia dopo aver ottenuto il visto.
Inoltre, solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, sono giunte a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno.
Decreto Flussi: che cosa accade davvero dopo i click day?
La procedura prevede che il datore di lavoro la cui domanda è rientrata nelle quote, riceva dallo sportello unico immigrazione della Prefettura il nulla osta al lavoro e all’ingresso in Italia della persona che vuole assumere. Segue il rilascio del visto da parte del consolato italiano nel paese di origine. Una volta ottenuto il visto, lavoratrici e lavoratori possono fare ingresso in Italia: entro 8 giorni dall’ingresso devono poi recarsi in Prefettura insieme ai datori di lavoro per stipulare il contratto di soggiorno e chiedere il rilascio del permesso di soggiorno.
Il primo punto da segnalare è che, rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023, i nulla osta rilasciati sono inferiori ai posti disponibili: un numero consistente di domande non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta. Si tratta di migliaia di posti di lavoro che vanno perduti. Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, poi, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Lo stesso vale per le domande del 2023: fino ad agosto scorso, su 65.662 nulla osta rilasciati, 19.082 persone non risultano essere arrivate in Italia.
Ma ciò che desta maggiore preoccupazione è che, complessivamente, il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i due anni: infatti, il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale (solo 12.708 contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote) e del 26% per il canale non stagionale (solo 5.243 contratti su 20.000 quote). Ciò vuol dire che solo un terzo di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e avere i documenti, mentre la maggior parte, impiegata dalle aziende col solo nulla osta, una volta terminato tale impiego, è destinata a scivolare in una una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà.
Rispetto alla distribuzione territoriale di quote, nulla osta rilasciati e contratti sottoscritti, si segnala una differenza nell’andamento a livello regionale e una maggiore efficacia della procedura nelle province del nord. Nel settentrione il 30% dei nulla osta è trasformato in contratti di soggiorno. Seguono il centro con il 17% e il sud solamente con poco più del 12%.
Decreto flussi: un sistema inefficace
Dai dati analizzati, dunque, emerge che il sistema del decreto flussi è inefficace, finisce per determinare nuova precarietà sociale e irregolarità e va superato. Questo è, da sempre, l’obiettivo della campagna Ero Straniero: andare oltre un meccanismo di ingresso per lavoro rigido e difficilmente accessibile attraverso l’introduzione di canali diversificati, flessibili, in grado di far incontrare domanda e offerta. Fondamentale, poi, un altro tassello: per chi è già in Italia e ha un rapporto di lavoro informale perché senza documenti, va introdotta la possibilità di firmare un contratto e di mettersi in regola in qualsiasi momento, senza dover aspettare l’ennesima sanatoria.
Queste le proposte della campagna Ero Straniero a governo e Parlamento:
- l’introduzione di percorsi di ingresso diversificati e flessibili: un meccanismo di assunzione diretta extra-quote (domanda presentata dal datore di lavoro, in qualsiasi momento, senza il limite delle quote e dei settori)
- l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor” (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice)
- l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente da lavoratore/lavoratrice a fronte di garanzie economiche;
- l’introduzione di due meccanismi di regolarizzazione su base individuale: regolarizzazione attraverso un contratto di lavoro; regolarizzazione per radicamento sociale.