Oltre a essere un luogo di vita per persone con disabilità, SON – Speranza Oltre Noi è anche un “cantiere di senso” sui temi del “dopo di noi”, della disabilità e, più in generale, della fragilità.
In via Trasimeno, a circa 700 metri dalla Casa della Carità, sorge il villaggio di SON – Speranza Oltre Noi: un luogo di vita e inclusione sociale per persone con disabilità e le loro famiglie.
Ma SON non è solo questo. Negli anni, accanto al cantiere di realizzazione concreta del centro “Abitiamo il futuro” è sorto anche un “cantiere di senso”, per confrontarsi, riflettere e fare proposte concrete sui temi del “dopo di noi”, della disabilità e, più in generale, della fragilità.
Sono riflessioni che non esauriscono il dibattito, anzi vogliono aprirlo e ampliarlo sempre più, soffermandosi, in particolare, sulla dimensione spirituale e contemplativa senza tuttavia tralasciare gli aspetti culturali, sociali, politici e di cambiamento per l’affermazione dei diritti di cittadinanza delle persone fragili.
Disabilità, “dopo di noi” e “durante noi”
Uno dei temi più rilevanti nella riflessione di SON è quello sul cosiddetto “dopo di noi”, ossia quella fase della vita delle persone con disabilità successiva alla scomparsa dei genitori o familiari più prossimi. SON, infatti, è nata proprio dalla volontà di alcune famiglie, accomunate dalla presenza nel proprio nucleo di figli adulti, con disabilità, di iniziare a costruire il “dopo di noi” già “durante noi”.
Di questa tematica, che è affrontata anche dalla legge 12/2016, definita appunto con l’appellativo di “legge sul Dopo di noi”, si è per esempio parlato nel corso dell’incontro “Dà un’opportunità a pochi o è un diritto per tutti?”, dello scorso 22 giugno.
Il seminario non aveva tanto l’obiettivo di tracciare un bilancio di quanto fatto finora, quanto piuttosto quello di fornire spunti e indicazioni per una necessaria revisione della legge così come testimoniato anche dal tavolo ministeriale di recente istituito per migliorare la normativa.
“Sono inclusivo” e il lavoro con le scuole
Da due anni, SON lavora anche con studentesse e studenti delle scuole superiori – in particolare con il liceo scientifico “Alessandro Volta” di Milano – con cui realizza il progetto “Sono inclusivo”, portato avanti insieme a CBM Italia e Associazione Sanga Basket, e in collaborazione con la Casa della Carità.
L’obiettivo del progetto è quello di fornire a studenti e studentesse conoscenze e competenze sui diritti umani, con particolare riferimento alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, promuovendo la costruzione di una società inclusiva in cui le persone con disabilità possano godere dei loro diritti ed esprimere a pieno il loro pieno potenziale.
“Sono inclusivo” si articola in diverse attività:
- incontri formativi e laboratori sulle tematiche di interesse: il framework dei diritti umani, con particolare riferimento ai diritti delle persone con disabilità, il linguaggio e la comunicazione utilizzate nell’ambito della disabilità (disability language), le varie rappresentazioni della disabilità.
- laboratorio esperienziale “Senti e sentimenti”: i partecipanti si sono esercitati sulle rappresentazioni di sé e degli altri, su come ci vediamo e siamo visti, sul diritto a definirci e a rappresentarci.
- laboratorio esperienziale “Corpi e Comportamenti”: grazie alla collaborazione con l’Associazione Sanga Basket, che promuove attività di sport inclusivo, i partecipanti hanno avuto modo di conoscere e sperimentare in prima persona la pratica sportiva in un vero e proprio allenamento di “baskin” (che significa “basket integrato” perché permette la partecipazione attiva di giocatori con disabilità) al termine si sono affrontate tematiche come le rappresentazioni e i pregiudizi legati alla dimensione corporea.
- Produzione del podcast “Sono Inclusivo” sulle tematiche affrontate.
La partecipazione ad ArchWeek
Dal 5 al 9 giugno 2023 SON, insieme alla Casa della Carità e a CBM Italia, ha organizzato tre appuntamenti nell’ambito di Milano Arch Week, la rassegna milanese di architettura quest’anno dedicata al tema delle “Periferie inclusive”.
Ed è proprio da una di queste periferie, il quartiere Adriano, dove la Casa e SON hanno le proprie sedi, che queste realtà hanno proposto il proprio sguardo: luoghi che partono dalla fragilità per aprirsi al territorio, fare accoglienza, creare relazioni, promuovere cultura e diritti.
Il primo appuntamento è stato la mostra che racconta “Abitiamo il futuro” – il villaggio solidale di via Trasimeno 67 immaginato dalle famiglie di SON nel contesto della legge 112/2016 sul “Dopo di noi” – dove sono stati esposti materiali e documentazione del primo esempio in Lombardia di un complesso residenziale di nuova costruzione concepito per il “dopo di noi, durante noi”. I
La seconda proposta è consistita in un tragitto a piedi tra i quartieri di Crescenzago e Adriano alla scoperta di esperienze di abitare sociale inclusivo e accessibilità urbana.
L’ultima iniziativa è stata una tavola rotonda sui temi dell’accesso all’abitare e alla città delle persone fragili, dalla quale è nata la proposta di stilare alcuni punti programmatici su questo tema. Partendo, per esempio, dall’articolo 19 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità – che riconosce l’uguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere in modo indipendente e a essere incluse nella collettività, con la libertà di scegliere e controllare la propria vita – è emersa la necessità di iniziare a programmare l’abitare “dopo di noi” già “durante noi”, come del resto fa SON.
«Il durante noi è fondamentale, anche perché spesso gli operatori sociali hanno una funzione vincolata unicamente dalla legge, mentre se la famiglia interviene prima nel fare rete con la comunità e il territorio e le relazioni sociali, la presa in carico successiva sarà più efficace e meno istituzionalizzata. La legge 112 ha proprio il proposito di mettere a disposizione risorse per le famiglie per realizzare questo futuro più ampio, con una portata quindi estremamente innovativa, ma non c’è una procedura tipizzata e standardizzata. Quindi spesso le famiglie si rassegnano davanti a questo caos normativo e optano per soluzioni individuali che, una volta venuto meno il monitoraggio dei genitori, rischiano di lasciare al futuro dei figli una scarsa autodeterminazione», ha detto per esempio in proposito l’avvocata Paola Nastasi, amministratrice di sostegno.
Approfondisci
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[In apertura: la presentazione di SON nel 2017]