Sono ripartite le attività ricreative e di socializzazione dedicate agli anziani che vivono nelle case popolari del Municipio 2, curate dai custodi sociali.
Da diversi anni, la Casa della Carità offre interventi di custodia sociale dedicati in particolare agli anziani che vivono nelle case popolari del Municipio 2 di Milano, nell’ambito del progetto “Scegliere insieme la strada di casa”, realizzato in collaborazione con i Servizi sociali del Comune e con altri enti del Terzo Settore.
I custodi sociali sono operatori che stanno vicino a cittadine e cittadini che vivono in condizioni di fragilità o marginalità sociale, monitorando le loro condizioni di vita e di salute, supportandoli nell’accesso ai servizi di prossimità e promuovendo momenti ricreativi e di socialità.
Gli interventi nelle case popolari durante la pandemia
Se durante la pandemia i custodi sociali non si sono mai fermati – operando in una dinamica più assistenziale per andare incontro alle difficoltà che si sono trovate ad affrontare persone già molto fragili – le attività di socializzazione sono state interrotte e solo dallo scorso autunno sono lentamente ricominciate.
«Dopo il Covid c’è voluto un po’ di tempo per riprendere le socialità, anche perché la pandemia ci ha fatto capire che gli spazi dei caseggiati dove si svolgevano questi momenti non erano adeguati, perché troppo piccoli. La prima difficoltà che abbiamo affrontato è stata quindi quella di trovare nuovi spazi», racconta Gabriele Liaci, assistente sociale della Casa della Carità e coordinatore del progetto “Scegliere insieme la strada di casa”.
Spazi che, dalla scorsa primavera, sono stati messi a disposizione dal progetto “Mosso” in via Padova. Con l’arrivo dell’estate, poi, ci si è spostati nei cortili dei caseggiati, dove consentito.
Un’altra difficoltà da affrontare è stata la diffidenza delle persone: «Si era persa l’abitudine a stare insieme, c’era un po’ di paura e si è faticato per ricomporre i gruppi che erano attivi fino al 2019. Prima, per esempio, in estate ogni caseggiato faceva una grande festa di cortile. Adesso, invece, non se ne sta parlando. Così abbiamo ricominciato a incontrarci piano piano, inizialmente in piccoli gruppi di 4/5 persone. Da gennaio 2023, invece, c’è stata una crescita nella partecipazione e i gruppi sono arrivati a ospitare anche 15/20 persone, con picchi di 25 in alcune occasioni», spiega Gabriele.
Ripartite le attività ricreative dedicate agli anziani
Oltre ai momenti che si svolgevano prima del Covid – come le “Merende e laboratori” in via Celentano e le “Chiacchiere sotto la torre” in via Stamira d’Ancora – sono state proposte anche nuove iniziative: «Abbiamo pensato a dei punti di incontro su argomenti di interesse, da realizzare insieme agli operatori degli enti partner. Per esempio, siamo partiti con un primo incontro di educazione finanziaria tenuto dagli operatori della Cooperativa Comin, mentre con le infermiere della Casa della Carità parleremo di salute», dice ancora Gabriele.
Con la ripartenza post Covid, poi, sono ricominciate anche le attività ricreative alla Casa della Carità, interrotte già prima della pandemia. Il lunedì, ogni due settimane, un gruppo di anziani seguiti dai custodi sociali viene in via Brambilla. Si pranza in mensa tutti insieme e poi ci si ritrova in biblioteca per vedere un film o giocare a giochi di società: «Quando veniamo qui ci divertiamo tantissimo e ci piacerebbe venire più spesso», commentano in coro alcune persone presenti all’incontro di socializzazione dello scorso 17 luglio.
Sempre alla Casa, da marzo a giugno 2023, come attività di socializzazione è stato proposto anche il laboratorio di teatro, che ha visto la partecipazione di 5 persone seguite dai custodi sociali.
Per quel che riguarda l’estate, un momento critico per le persone anziane, il programma “Milano Aiuta” del Comune di Milano ha creato a una serie di eventi gratuiti dedicati anche agli anziani. I custodi sociali fanno da tramite per far conoscere le iniziative e aiutare gli ospiti a iscriversi.
Tutte queste iniziative hanno l’obiettivo di aiutare le persone anziane e fragili che vivono nei contesti delle case popolari a sconfiggere la solitudine, favorendo la creazione di reti sociali all’interno dei caseggiati e con gli abitanti dei diversi quartieri.
Ascolto dei bisogni
Proseguono naturalmente anche gli interventi di ascolto delle problematiche e dei bisogni di queste persone e l’attivazione per la loro risoluzione: «Abbiamo rilevato una richiesta fortissima di accompagnamento, inteso proprio in senso concreto: queste persone, che sono per lo più anziane e fanno fatica a muoversi, hanno bisogno di essere fisicamente accompagnate ai servizi, perché non hanno amici o parenti che possono aiutarli e purtroppo sul territorio non ci sono tante risorse e quindi ce ne occupiamo noi», dice Gabriele.
Con il Covid, poi, c’è stata una forte spinta alla digitalizzazione della burocrazia: «Le persone anziane o straniere fanno fatica a destreggiarsi con gli strumenti informatici e quindi chiedono aiuto ai custodi sociali, la cui mansione in certi momenti assomiglia più a quella degli impiegati di un CAF. Questo genera un po’ di frustrazione negli operatori, ma anche la perdita di un pezzetto di relazione, che si veniva a creare con l’accompagnamento ai vari sportelli», conclude Gabriele.
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