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UNA CASA, TANTE DONNE

Storicamente la Casa ha sempre accolto più uomini che donne. Adesso però la situazione è cambiata e il numero di uomini e donne ospiti è molto simile. Che cosa è accaduto? Ne abbiamo parlato con Vanessa Caputo, responsabile dei Progetti sociali.

Se si cammina di sera in via Brambilla e si guarda l’edificio della Casa della Carità, non si può fare a meno di notare i colori che caratterizzano i diversi piani. Se il piano terra è azzurro, il primo piano è di colore rosa: intitolato alla figura biblica di Sara, è dedicato all’accoglienza delle donne.

Attualmente sul “piano Sara” vivono 25 persone, tutte donne sole e un terzo delle quali italiane, mentre altre due stanno al secondo piano, nelle stanze dedicate all’ospitalità in emergenza. Delle donne accolte alla Casa abbiamo parlato con Vanessa Caputo – responsabile dei cosiddetti “progetti sociali”, dedicati alle persone che hanno già un buon grado di autonomia – che fino a qualche anno fa faceva parte di quella che era chiamata “équipe donne”.

Donne, un’accoglienza che cambia

Anche se oggi la differenziazione tra équipe donne e uomini non c’è più (a partire dal 2021, infatti, con l’avvio dei nuovi percorsi operativi previsti da “Regaliamoci futuro” c’è stato un superamento dell’impostazione per la quale un operatore si occupava degli ospiti del suo stesso genere), Vanessa conosce bene l’evoluzione dell’accoglienza delle donne in via Brambilla.

«Storicamente alla Casa abbiamo sempre accolto più uomini che donne. Vuoi perché l’immigrazione cominciava prevalentemente dagli uomini che poi venivano raggiunti dalle mogli, o vuoi perché le persone senza dimora sono in prevalenza maschi», esordisce Vanessa.

Adesso però la situazione è cambiata e il numero degli uomini e delle donne accolte è molto simile. Questo è in parte conseguenza della recente riprogettazione degli spazi di via Brambilla, che ha visto diminuire i posti per l’accoglienza maschile e aumentare quelli per l’accoglienza femminile. Ma deriva anche da un cambiamento tra le persone che bussano alle porte della Casa: «Oggi c’è anche un’immigrazione fortemente femminile. I motivi sono diversi. Per esempio arrivano donne desiderose di autodeterminarsi, che vogliono poter scegliere chi sposare, indipendentemente dalle imposizioni delle famiglie. E sia tra le straniere che tra le italiane, arrivano donne separate, divorziate o che sono fuggite da situazioni di maltrattamento», dice Vanessa.

Donne_Rahel

Rahel, che si è trovata per strada a 80 anni

Rahel è arrivata in Italia dall’Eritrea molti anni fa. Ha sempre lavorato duramente, finché è riuscita a comprarsi una piccola casa. Ma, quando il commercio avviato da suo figlio ha iniziato ad andare male, Rahel si è vista pignorare la casa e si è trovata, a 80 anni, a vivere per strada. Per alcuni anni è stata ospite della Casa della Carità, dove l’abbiamo sostenuta in un percorso di vita autonoma, fino all’ottenimento della casa popolare, dove Rahel si è trasferita all’inizio del 2023.

Il fattore dell’età

Un altro fattore di cambiamento è quello dell’età: «L’età media dei nostri ospiti è aumentata in generale. Se ci fosse Mario (Trezzi, operatore della Casa, che poi arriva e conferma, ndr) direbbe che fino a qualche anno fa con i nostri ospiti avremmo potuto mettere in piedi una squadra di calcio a 11 più le riserve. Adesso, per età, non potremmo far giocare a calcio più di 5-6 persone», racconta l’operatrice.

Ma l’età media elevata riguarda soprattutto le donne: «Si pensi che al momento abbiamo solo tre ventenni, mentre le altre hanno superato abbondantemente i 30 anni fino ad arrivare a 76 anni. E solo perché da poco è uscita più anziana di tutte che aveva 83 anni, una cosa che non si era mai verificata prima».

L’aumento del numero di donne in stato di bisogno può derivare dal fatto che le recenti emergenze, dal Covid all’inflazione, hanno messo in crisi quelle reti sulle quali le donne, rispetto agli uomini, potevano più facilmente contare: «L’idea che le donne abbiamo reti più forti rispetto agli uomini è meno vera rispetto ad alcuni anni fa, perché ormai le difficoltà ci sono per tutti e anche amici o parenti fanno più fatica a ospitarti. Vivere a Milano è difficile e costoso per tutti, quindi accogliere nella propria casa una persona estranea o anche un familiare è diventato un costo e quindi è più problematico», dice Vanessa.

Spiega ancora l’operatrice: «La nostra impressione è che una donna di una certa età che rimane sola abbia meno opportunità di crearsi dei nuovi legami; è invece più facile che uomo di una certa età trovi una donna, magari anche più giovane, disposta ad accoglierlo e a prendersi cura di lui. Una donna che ha già matrimonio fallito alle spalle e magari ha perso lavoro e ha problemi economici non ha attrattiva. Viceversa le donne tendono a farsi carico anche di uomini con queste difficoltà».

Kadiatou, che ha perso due volte sua figlia

Kadiatou viveva nel nord del Mali con la figlia, avuta dopo aver perso tre bambini. Durante una guerra interna ha visto uccidere i suoi genitori e per salvarsi è fuggita con la figlia e la sorella, morta però durante il viaggio. Kadiatou e la figlia sono riuscite a raggiungere l’Algeria e poi la Libia, dove si sono imbarcate per l’Italia. Ma durante la traversata, Kadiatou ha perso di vista sua figlia e ha pensato che fosse morta in mare. Mentre era ospite della Casa, ha invece scoperto, tramite alcuni connazionali, che la figlia era arrivata in Francia e che era diventata mamma a sua volta. Kadiatou è allora partita immediatamente per raggiungerla, ma ha avuto appena il tempo di stringerla ancora una volta, per poi perderla per sempre a causa di una malattia.

donne Kadiatou

Il tema della maternità

Sul piano dei bisogni invece, dice Vanessa, questi sono gli stessi sia per le donne che per gli uomini: «Accoglienza intesa come posto sicuro dove stare, ma anche intesa come accoglienza della propria storia, identità, fatiche, desideri, aspirazioni». Nei confronti delle donne c’è però un’attivazione diversa, con l’obiettivo di proteggerle: «È più preoccupante lasciare una donna da sola in strada rispetto a un uomo, quindi, a parità di emergenza abitativa, prendiamo la donna perché corre più rischi a stare fuori».

E un tema molto forte nell’accoglienza delle donne alla Casa della Carità è quello della maternità: «Da una parte abbiamo donne che hanno vissuti di separazione dai propri figli: figli abbandonati, dispersi, sottratti, morti o lasciati alle cure di qualcun altro. Dall’altra, soprattutto per le donne straniere e per le più giovani, la maternità è un desiderio molto forte, nonostante la difficoltà che attraversano, o addirittura un tema indentitario. Per esempio stiamo ospitando alcune donne marocchine che, a causa di un tumore all’utero, hanno subito un’isterectomia e sono talmente legate alla dimensione del corpo e alla capacità di procreare, che il fatto di non poter più avere figli le fa sentire meno donne e pensano non valere più niente», conclude Vanessa.

Approfondisci

  • Leggi la storia di Faiza, una delle donne accolte alla Casa della Carità. Clicca qui.
  • Scopri l’accoglienza per donne sole e mamme con bambini alla Tillanzia. Clicca qui.
  • Scopri l’accoglienza delle mamme a Casa Nido. Clicca qui.

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