Dopo alcuni giorni dall’alluvione in Emilia Romagna, proponiamo una riflessione dell’Associazione Laudato si’.
Non siamo neanche alle primissime avvisaglie. Negli ultimi anni, diversi sono stati i drammi causati da eventi metereologici estremi che hanno colpito il nostro Paese. Tra i più recenti, meno di un anno fa, ricordiamo il crollo sul ghiacciaio della Marmolada, l’alluvione delle Marche e di Ischia. E ora l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna.
Siccità, grandinate, esondazioni fluviali, trombe d’aria, valanghe, alluvioni sono tutti fenomeni che stanno aumentando in modo significativo. I dati sono chiari ed evidenti, non si tratta di percezioni. Secondo l’Osservatorio Cittàclima di Legambiente, in Italia, solo nel 2022, gli eventi climatici estremi sono aumentati del +55%. Questo mette in evidenza due aspetti: da un lato il fatto che i cambiamenti climatici li abbiamo in casa, sotto i nostri occhi, e non riguardano più soltanto paesi a noi lontani; dall’altro lato che tali eventi si stanno intensificando a tal punto da far aumentare la nostra preoccupazione per l’irreversibilità di tali calamità.
Una necessaria presa di coscienza
A ridosso di ogni evento catastrofico, si è comprensibilmente scioccati e addolorati per le vittime e i danni subiti. Tuttavia, ogni volta si perde l’occasione per una grande presa di coscienza e un decisivo cambio di rotta. L’esempio più conclamato lo abbiamo avuto con la pandemia di Covid-19, quando ci si prometteva: “Nulla sarà più come prima”.
C’era di certo una consapevolezza che quella repentina e tragica esperienza, che ha stravolto gran parte delle nostre dimensioni di vita, ci stava cambiando profondamente, a livello personale e a livello comunitario. Tuttavia, ben presto abbiamo fatto ritorno alla nostra amata “normalità”, riuscendo ad aprire anche ulteriori drammatici scenari come quello della guerra russo-ucraina. Anche questa volta, in Emilia Romagna, lo slogan più risonante è stato quello del presidente della regione: “Ricostruiremo tutto”.
Anche dinanzi ad una catastrofe così inattesa (ma forse prevedibile), non sorvola il dubbio che proprio la strada finora perseguita è quella sbagliata. Da fonti Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sappiamo che l’Emilia Romagna è la regione che si classifica tra le prime in Italia per cementificazione e consumo di suolo e la prima in assoluto per cementificazione in aree alluvionali. Potremmo quindi convenire che è la nostra “normalità” a essere un problema, ma continuiamo invece – prendendo in prestito le parole della ormai famosa preghiera di Papa Francesco[1] in piazza San Pietro nel 2020 – a “proseguire imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.
La conversione ecologica
Con l’Associazione Laudato si’ – Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale – con la quale la Casa della Carità e il suo Centro Studi SOUQ collaborano – crediamo fortemente che la sola risposta a questa crisi socio-ambientale sia costituita da un cambiamento radicale dei nostri stili di vita individuali e collettivi, dei nostri consumi, del nostro rapporto con l’ambiente e con gli altri esseri viventi e del nostro sistema di produzione. Negli anni ’80, Alex Langer aveva coniato un termine – poi ripreso da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ – per definire tale cambiamento di rotta: la conversione ecologica.
Questo termine si basa su un’idea di rispetto e senso del limite con il quale gli esseri umani sono destinati a misurarsi, se non vogliono minare definitivamente il loro futuro. Le conseguenze dei cambiamenti climatici si ripercuotono in diversi ambiti: ambientali, economici, sociali. Sappiamo inoltre che sono sempre le persone più fragili e più povere a esserne particolarmente colpite e a pagarne quindi il prezzo più alto. Per questo troviamo prezioso e sempre più attuale il testo, rivoluzionario e politico, dell’enciclica Laudato si’ con il quale Papa Francesco ci ricorda che la giustizia ambientale è indissolubilmente connessa con la giustizia sociale.
Non possiamo pensare che la soluzione di questo drammatico scenario arrivi (solo) dall’alto. Ogni singolo cittadino può avere un determinante ruolo politico orientato a incidere sulle scelte dei governi. Come realtà del Terzo Settore puntiamo sulla forza della società civile, che insieme a movimenti, organizzazioni e sindacati, possano prendere, con responsabilità, la strada dell’autoeducazione.
[1] Papa Francesco, Momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia – Meditazione del Santo Padre, 27 marzo 2020.
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[L’immagine di apertura è tratta da ilfattoquotidiano.it]