Mercoledì 23 novembre abbiamo celebrato i 20 anni della Casa della Carità insieme ai garanti della Fondazione: l’arcivescovo e il sindaco di Milano. In chiusura, l’abbraccio tra don Virginio Colmegna e don Paolo Selmi, da gennaio nuovo presidente della Casa.
Mercoledì 23 novembre abbiamo celebrato i 20 anni della Casa della Carità, con i due garanti della Fondazione, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, e il sindaco della città Giuseppe Sala.
Nel rispondere alle sollecitazioni di don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione, degli ospiti, degli operatori e dei volontari, monsignor Delpini ha detto: «A Milano ci sono tante risorse, iniziative, possibilità. Ma se siamo così bravi, così efficienti, così lavoratori, perché ci sono i poveri? Casa della Carità continua a dire a Milano: fatti delle domande, interrogati sul tuo modello. Perché esiste la povertà? Milano, fatti prendere da questa inquietudine che è come un angelo di Dio che ti dice: svegliati, esci, condividi, innova».
«Ci sono sempre delle lezioni da imparare dalla vita. I singoli spesso pensano a cosa dovrebbero fare gli altri, ma io sento la necessità di ripartire da se stessi, avendo la forza morale di sostituire all’io il noi. Solo una risposta comunitaria ci può fare andare avanti di fronte a questa situazione terribile. Tu Virginio, sei stato un simbolo di forza, e da qui è sempre uscito un “noi”, una grande lezione a cui dobbiamo tutti fare riferimento», ha riflettuto invece il sindaco Sala, che ha aggiunto: «Don Virginio ti sei sacrificato moltissimo per Milano: questo fa di te un grande uomo e, detto dal Sindaco, un grandissimo milanese».
20 anni di accoglienza e cultura: le parole chiave della Casa
Durante la serata hanno preso la parola anche alcuni ospiti, operatori e volontari che si sono fatti portavoce di alcune delle parole chiave che hanno caratterizzato questi 20 anni: casa, diritti, gratuità, squilibrio, innovazione.
A parlare sono stati, nell’ordine: Khadim Diagne, Elizabeth Prado Pacheco, Peppe Monetti, Gemma Di Marino, padre Alessandro Maraschi e Donatella De Vito.
Don Colmegna: «20 anni straordinari»
«Sono stati 20 anni straordinariamente capaci di entusiasmare – ha affermato don Virginio Colmegna – durante i quali siamo riusciti a far fronte a tante emergenze, dai rom sgomberati dai campi alla presa in carico, durante il Covid, di chi non poteva essere assistito dal servizio sanitario pubblico, fino alla recente accoglienza dei profughi afghani e ucraini».
«Lo abbiamo fatto con lo sguardo rivolto al futuro e cercando sempre di dare corpo al mandato ricevuto da Martini: non essere soltanto un’organizzazione capace di gestire l’accoglienza e l’aiuto ai più fragili, ma una realtà che pensa, che si fa interrogare e che guarda alla città dalla prospettiva dei poveri», ha aggiunto.
Questi 20 anni di accoglienza e cultura non sarebbero stati possibili senza l‘affetto di tanti privati cittadini, enti e fondazioni. Come Fondazione Cariplo, che sostiene la Casa della Carità fin dalla nascita e che anche nel 2022 ha scelto di essere vicina alla nostra Fondazione.
L’abbraccio con don Paolo Selmi
Questo ventesimo anniversario segna anche il termine del mandato dell’attuale consiglio di amministrazione, che sarà rinnovato a gennaio. E dal prossimo anno a guidare la Casa della Carità è stato chiamato dalla Diocesi di Milano don Paolo Selmi, accolto da un caloroso benvenuto durante la serata di mercoledì dall’abbraccio commosso di don Virginio.
«Sono lieto che la Casa della Carità venga affidata a don Paolo, un sacerdote di cui conosciamo bene l’impegno in un quartiere difficile come quello di Bruzzano. Con lui e con la comunità della parrocchia della Beata Vergine Assunta, la nostra Casa ha già avuto modo di stabilire un intenso legame, grazie all’esperienza di accoglienza straordinaria dei profughi, portata avanti insieme nelle estati del 2015 e nel 2016. Lo aspetto con gioia, desideroso di essergli vicino per proseguire il mandato del cardinal Martini e rendere viva la collaborazione già in atto tra la Fondazione Casa della Carità e l’associazione SON – Speranza Oltre Noi, sui temi della fragilità e della disabilità», ha detto in proposito don Virginio.
Il violino del mare
Le celebrazioni per il ventennale della Casa della Carità sono proseguite sabato 26 novembre con il concerto “Il violino del mare” con la Piccola Orchestra dei Popoli, un’esperienza che ha le sue radici nella “Banda del Villaggio Solidale”, nata proprio alla Casa della Carità negli anni dell’accoglienza dei rom a seguito degli sgomberi dei campi.
«La parola che mi viene in mente per descrivere questo violino e questo concerto è “scarto”. Tutto, infatti, parte dalle barche che trasportano i migranti, gli “scartati” della società. Il legno con cui è fatto non è pregiato, ma è un legno di scarto, preso proprio da questi barconi. E le mani che hanno costruito questo violino sono quelle di altri scartati: i detenuti del carcere di Opera. Scarto chiama scarto, ma da qui nasce un’armonia», ha sottolineato Ciro Menale, coordinatore della Piccola Orchestra dei popoli.