Lo scrittore ospite della Biblioteca del Confine per parlare del suo libro “I pesci devono nuotare”, tratto dalla storia di un ex ospite della Casa della Carità.
Telbana, Egitto: in questo piccolo paese a nord est del Cairo vive Selim. Suo padre gli ha insegnato il rigore e il senso di sacrificio, negandogli i desideri. Ma Selim è tenace e non si accontenta della vita che il destino gli ha riservato, e così, con l’incoscienza e la forza dei suoi 17 anni, attraversa il deserto e la Libia, fino a raggiungere il mare e imbarcarsi per l’Italia.
Dopo fatiche, stenti e preghiere sussurrate, il viaggio lo conduce in Sicilia, insieme a centinaia di migranti in cerca di sogni. Il suo è il più grande e ambizioso: vuole un riscatto dall’infanzia che si è lasciato alle spalle, parlare l’italiano meglio degli italiani, costruirsi un futuro. È una strada tortuosa, ma Selim non si arrende e, tra cadute e risalite, cerca il proprio posto in una Milano che non regala niente a nessuno.
Dall’Egitto a Milano
Dentro e accanto alla vita di Selim ne scorrono altre, meno luminose ma altrettanto esemplari: la dolce Marlene, il ruvido Raymon, l’amico Tawfik e alcuni misteriosi angeli protettori, in un mondo che cambia velocemente alziamo barriere per difenderci da ciò che non conosciamo.
Questa storia vera, che ha le sue radici nella cronaca di tutti i giorni, è raccontata nel libro “I pesci devono nuotare” di Paolo Di Stefano, inviato speciale del Corriere della Sera e autore di numerosi romanzi. Il 25 gennaio, Di Stefano ha presentato il suo romanzo alla Biblioteca del Confine della Casa della Carità insieme a Tawfik Elsayed, ex ospite della Fondazione a cui è ispirata la vicenda. Con loro, in un incontro molto partecipato, hanno dialogato anche il nostro presidente don Virginio Colmegna, ospiti, volontari e operatori della Fondazione.
Nella foto in apertura: da sinistra a destra, Paolo Di Stefano, Don Virginio Colmegna e Tawfik Elsayed.