Comunicati stampa

Immigrazione, Ero Straniero: approvare nostra proposta di legge

Don Colmegna: «Ero Straniero è stata una straordinaria esperienza dal basso, per richiedere una nuova politica sull’immigrazione. Quelle 90mila firme pesano ancora ed è il momento che il Parlamento ne tenga conto».

Milano, 27 ottobre 2020 – A tre anni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare, le organizzazioni promotrici della campagnaEro Straniero chiedono un atto di coraggio da parte del Parlamento: approvare quella riforma per affrontare il tema immigrazione alla radice, con uno sguardo verso il futuro. Dopo la regolarizzazione straordinaria dei mesi scorsi e il superamento degli aspetti più problematici dei decreti sicurezza serve ora un passo ulteriore: cambiare il sistema, fallimentare e iniquo, di gestione dell’immigrazione introdotto quasi vent’anni fa dalla legge Bossi-Fini e adottare strumenti efficaci di governo del fenomeno, a cominciare da nuovi canali di ingresso per lavoro nel nostro Paese.

«Anche in un contesto come quello che stiamo vivendo – segnato dalla pandemia e da una grave crisi sociale ed economica – non possiamo smettere di pensare ai temi fondamentali per la vita della nostra comunità, quali i diritti delle persone più fragili. Per questo dobbiamo tornare ad affrontare con coraggio il superamento della legge Bossi-Fini e la riforma delle politiche migratorie, proprio perché in questo contesto difficile i più deboli – come lo sono gli immigrati che vivono e lavorano nel nostro Paese, ma non hanno o hanno perso il permesso di soggiorno – non devono essere lasciati indietro. E proprio oggi vogliamo rilanciare il nostro impegno, perché è il terzo anniversario della consegna in Parlamento delle firme raccolte dalla campagna Ero Straniero, una straordinaria esperienza dal basso, per chiedere una nuova politica sull’immigrazione, più umana e rispettosa dei diritti. Quelle 90mila firme pesano ancora ed è il momento che il Parlamento ne tenga conto, discutendo e approvando la nostra proposta», commenta don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità.

La regolarizzazione straordinaria voluta dal governo a maggio scorso ha interessato oltre 200.000 persone: un’adesione alta, considerati gli inspiegabili limiti ai settori lavorativi interessati dall’emersione e i troppi paletti previsti per accedervi. Ma è stata comunque una dimostrazione, ancora una volta, di quanto sia forte il desiderio di mettersi in regola da parte di chi è rimasto senza documenti, ma vive e lavora nel nostro Paese e vuole farlo legalmente, come emerge dal dossier elaborato dalla campagna.

Tuttavia, non si può più intervenire tappando i buchi man mano che si creano. Serve affrontare tutto ciò che in questi venti anni ha dimostrato di non funzionare, a partire da uno strumento necessario a risolvere a lungo termine la questione “irregolarità”, cioè una procedura di emersione sempre accessibile che dia la possibilità di mettersi in regola a fronte di un contratto di lavoro o se si è radicati nel territorio, come accade, per esempio, in Germania o in Spagna. Tra l’altro sembra andare nella stessa direzione l’inserimento, nel recente decreto “immigrazione” del governo, di una nuova fattispecie di divieto di espulsione, basata sul livello di integrazione e di radicamento in Italia raggiunto dal cittadino straniero. Ma non basta. Serve una riforma profonda della normativa vigente, con l’introduzione di canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, governando i flussi verso il nostro Paese. 

Nella proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”, depositata il 27 ottobre di tre anni fa con oltre 90.000 firme alla Camera e ora all’esame della Commissione affari costituzionali, questi nodi si affrontano, proponendo delle soluzioni. Spetta ora al Parlamento discutere e approvare la nostra riforma e superare una stagione politica che da oltre vent’anni criminalizza il fenomeno migratorio e strumentalmente lo sfrutta, o lo teme, ai fini del consenso, riducendolo a un problema di ordine pubblico, senza una reale volontà di attuare politiche -migratorie e del lavoro – efficaci e rispettose dei diritti.

Ero Straniero è una campagna promossa da: Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Radicali Italiani, Oxfam Italia, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto Onlus, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, ActionAid Italia, Legambiente Onlus, ACLI, CILD, ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI, con il sostegno di numerosi sindaci e decine  di organizzazioni.


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