Comunicati stampa

Accogliere le vulnerabilità in tempo di Covid

Accogliere la vulnerabilità fisica e psichica in tempo Covid si può. Grazie al progetto “E ti vengo a cercare” della Casa della Carità, realizzato con il contributo di UniCredit

Milano, 29 marzo 2021Accogliere la vulnerabilità fisica e psichica, anche in tempo di Covid. Questo l’obiettivo del progetto E ti vengo a cercare, che sta prendendo forma alla Casa della Carità ed è realizzato grazie al contributo di UniCredit.

«Questo progetto nasce da un’idea di fondo che accompagna da sempre il cammino della Casa della Carità è che è ancor più valida in tempo di pandemia: è importante occuparsi delle persone più gravemente emarginate, perché quello che si comprende con questa specifica attenzione getta le basi per una nuova visione della cura territoriale e per un autentico progetto di salute e benessere, che si rivolga con efficacia a tutti i cittadini e non solo ai più fragili», afferma don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione.

«Siamo molto fieri del sostegno fornito alla Casa della Carità; supportare i più fragili e aiutare concretamente le persone soggette a vulnerabilità ha un impatto positivo per tutto il territorio – commenta Marco Bortoletti, Regional Manager Lombardia di UniCredit – In un momento così difficile, il nostro Gruppo sente forte la responsabilità e la necessità di fare la propria parte e ci siamo attivati in ogni modo possibile per essere di ausilio alle comunità e ai territori lombardi. La missione di Casa della Carità e lo scopo del progetto “E ti vengo a cercare” è pienamente coerente con gli obiettivi perseguiti da UniCredit anche tramite l’offerta della Social Impact Banking con la quale vogliamo contribuire allo sviluppo di una società più equa ed inclusiva».

“E ti vengo a cercare” si inserisce in “Regaliamoci futuro– il percorso di riprogettazione dell’azione sociale e degli spazi, che la Fondazione di via Brambilla ha avviato nei mesi scorsi – e consiste in un’accoglienza specializzata per persone con gravi vulnerabilità psichiche e fisiche. Ogni ospite è seguito da un operatore a lui dedicato (case manager), che lavora insieme a un’équipe multidisciplinare per realizzare progetti di accoglienza personalizzati e flessibili nelle modalità e nei tempi di permanenza. Al momento sono seguite 17 persone, 14 uomini e 3 donne, con vulnerabilità diverse. 

Spiega Laura Arduini, responsabile dell’Area Salute della Casa della Carità: «Abbiamo accolto persone straniere con gravissimi traumi dovuti alla migrazione o alla guerra. Altri sono stranieri con una “psicosi di innesto”, dove cioè la malattia mentale si somma a un ritardo cognitivo. Vivono qui poi alcuni senza dimora storici con patologia psichica, dovuta a una lunga storia di strada, e anche alcuni giovani italiani che non hanno trovato una risposta adeguata in altre strutture di accoglienza. Infine, la Casa ospita persone con gravi patologie fisiche, che per esempio devono sottoporsi a una chemioterapia e non hanno un luogo di vita adatto a poter seguire le cure, perché ad esempio vivono per strada o in auto».

E aggiunge: «In ogni caso sono persone che faticano a trovare accoglienza in altre strutture, perché hanno più patologie contemporaneamente o perché non sono consapevoli del proprio bisogno o perché hanno provato, e sono fuggite, da altre situazioni. Attraverso questo progetto possono invece trovare, in un unico luogo, qualcuno che cura la parte psichica e fisica, qualcuno che si occupa della parte educativa, qualcun altro che si occupa della riabilitazione e della promozione dei loro diritti di cittadinanza».

Parte del progetto è anche un processo di ricerca e raccolta dati – sull’utenza incontrata, sui fenomeni sanitari, sulla risposta dei servizi – realizzato in collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Milano e con l’ufficio epidemiologico di ATS Milano.

Si potrà così arricchire una banca dati, per una riflessione puntuale sull’accesso delle persone vulnerabili ai servizi socio-sanitari, individuando cosa potenziare per una migliore risposta sanitaria complessiva, anche alla luce delle acquisizioni ulteriori rese possibili dall’emergenza Coronavirus.

La foto di apertura è di Jon Tyson su Unsplash


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