Comunicati stampa

Barriere al Covid, non alle persone con sofferenza mentale

Appello della Campagna per la Salute Mentale al Ministro della Salute, affinché le persone con sofferenza psichica, le loro famiglie e gli operatori non siano lasciati soli durante la pandemia di Covid.

Milano, 10 aprile 2020 – Maggiori attenzioni e immediate disposizioni per la tutela contro il Covid delle persone con sofferenza psichica e degli operatori della salute mentale e per tutte le persone fragili. Queste le richieste che la Campagna per la Salute Mentale esprime con forza al Ministro della Salute Roberto Speranza, a nome delle numerose associazioni di familiari, operatori, utenti, enti del terzo settore della Lombardia.

Sappiamo bene quanto l’attuale situazione determinata dalla pandemia di Covid sia drammatica e quanto la sanità sia sottoposta a un fortissimo stress e a una sfida senza precedenti, ma le persone con disagio psichicooltre 850mila quelle assistite nel 2017 dai servizi specialistici, secondo i dati rilevati dal Sistema Informativo Salute Mentale del Ministero – le loro famiglie e gli operatori non possono soffrire oltre, nell’isolamento e nel silenzio, come è avvenuto in questi 40 giorni!

A causa del diffondersi della pandemia, infatti, i centri di salute mentale hanno dovuto sospendere la loro “attività ordinaria”, tutte le attività riabilitative, di gruppo e individuali, gli incontri e i sostegni ai familiari, le borse lavoro e i tirocini, garantendo solo le urgenze/emergenze. A causa di questo, le famiglie si sono trovate ancor più sole a gestire situazioni già complesse, dove le relazioni con i propri congiunti sono rese ancor più difficili dall’isolamento a cui tutti siamo sottoposti. 

Sono tantissime le comunicazioni che riceviamo, disperate o di denuncia della situazione da parte dei familiari, che si trovano in condizioni di grande solitudine e sconforto, come questa di un familiare: “La destinazione, in Lombardia, di reparti SPDC dedicati a persone con disturbi psichici covid-19 positivi è contraria a ogni moderna pratica psichiatrica, è antiterapeutica oltre che legalmente discutibile sotto il profilo costituzionale dei diritti della persona. Vengono riproposti modelli organizzativi emarginanti e ghettizzanti, che perpetuano la stigmatizzazione dei pazienti affetti da disturbo mentale

Allarmi di criticità nell’ambito della salute mentale sono stati lanciati a più voci negli anni passati, durante i quali le scelte politiche ed economiche compiute hanno progressivamente indebolito e penalizzato il Sistema Sanitario Nazionale e il sistema sociale. Nella salute mentale, il graduale e progressivo impoverimento di risorse finanziarie e professionali hanno portato a un pesante ridimensionamento dei servizi territoriali. In Lombardia, vi è stato inoltre, un progressivo avvilimento del modello di cura di comunità basato sulla costruzione delle reti di servizi territoriali e sulla forte connessione con le risorse della comunità e con gli ambienti di vita delle persone. 

Ma oggi non è tempo di soffermarsi sulle critiche, ora più che mai occorre stringersi attorno ai servizi ripensando alla tutela della salute mentale nell’era del covid-19.

Per questo, condividiamo l’appello al Governo e alle Regioni lanciato nei giorni scorsi dalla Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, che richiede immediate e chiare disposizioni per la riattivazione dei servizi di prossimità, delle attività terapeutiche e riabilitative nel rispetto delle misure di prevenzione e protezione per operatori e le persone con sofferenza mentale. 

Sollecitando quanto già espresso da altre realtà della salute mentale, chiediamo che: 

vengano definiti, a livello nazionale e regionale, i compiti dei servizi territoriali e non solo sulla base dell’urgenza/emergenza, assicurando adeguati dispositivi di protezione e i protocolli di sicurezza per operatori e cittadini-utenti; 

sia valorizzata e sostenuta la cooperazione sociale, che in questa emergenza attraverso i propri operatori socio-sanitari, insieme al personale ospedaliero, è stata in grado di sostenere con incommensurabili sforzi, grande motivazione, in completa solitudine (data l’assenza da parte delle istituzioni) e spesso senza dispositivi di protezione adeguati le molte persone con disagio psichico accolte nelle comunità, nelle RSA, nei centri di accoglienza … Non si possono lasciare le strutture senza indicazioni precise e strumenti di lavoro appropriati;

sia definito un piano straordinario di assunzioni di personale multidisciplinare anche nei servizi di salute mentale, per sostenere l’attuale situazione e poter implementare i servizi nel prossimo futuro;

siano pianificate, riavviate progressivamente e in sicurezza, tutte le attività di cura e riabilitazione dei Centri di Salute Mentale e dei vari servizi territoriali di prossimità e siano implementate le opportunità lavorative, un abitare garantito, l’assistenza domiciliare e il sostegno alle famiglie  attraverso la collaborazione tra pubblico e terzo settore.

La grave situazione che stiamo vivendo, con le 600 persone che ogni giorno nel nostro paese ancora muoiono in grande solitudine, ci addolora e ci tiene ancora fortemente sospesi. Molto è stato fatto dalle nostre istituzioni, ma servono ulteriori azioni che diano concretezza alla speranza che ciascuno di noi coltiva e custodisce. 


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