Scandalizza che i posti siano solo 55 mila a fronte di 125 mila domande. Il servizio civile è invece da promuovere e incentivare.
Si parla molto di povertà educativa e di questione giovanile. Si descrive il disagio dei ragazzi, che a volte tocca anche punte drammatiche. Si sottolineano fenomeni come bullismo, dipendenze, violenza. Ma ho come l’impressione che ci si limiti a osservare e a comunicare solo preoccupazione. Invece avremmo bisogno di attraversare queste dinamiche con interventi competenti, ma soprattutto facendo prevenzione. Il che vuol dire riempire la povertà educativa con proposte di slancio, recuperando anzitutto il valore dell’altro, della gratuità, delle relazioni positive, della fiducia nei processi istituzionali.
L’asse strategico della scuola è certamente importante, ma bisogna intervenire anche nella quotidianità visto un mondo della comunicazione digitale che invade ogni spazio con i suoi strumenti e le sue modalità ponendo, tra l’altro, il problema del dialogo tra generazioni. In questo contesto, ci sta di fare una proposta forte, a mio avviso irrinunciabile. Una proposta che già esiste, ma che è estremamente importante proprio perché porta un entusiasmo che nasce dalla dimensione della gratuità, dell’altruismo, della generosità.
La proposta riguarda il far sì che un pezzo della vita dei giovani sia dedicato al servizio civile, senza ovviamente distinzioni tra i generi. Un servizio civile da inserire magari dentro i percorsi scolastici o comunque nella quotidianità di vita, di ricerca, di progettazione di futuro, di esperienze. Con un approccio culturale che non sia quello del volontariato tappabuchi, ma del volontariato come anticipatore di processi sociali, capace di far intravedere futuro.
E allora scandalizza constatare che, a fronte di 125 mila domande per il servizio civile, ne siano state accolte solo 55 mila perché non ci sono risorse. Questo sarebbe invece uno strumento da promuovere, da propagandare e da rendere se non obbligatorio quanto meno incentivato. Il servizio civile è una forma di partecipazione, che genera e custodisce processi di gratuità e di formazione. È un investimento sulla prevenzione, che può agire sulle cause che producono disadattamento e solitudine. In tempo di pandemia tutto ciò è ancora più urgente.