Blog - Don Virginio Colmegna

La povertà invoca sempre la giustizia

I rapporti statistici descrivono una realtà sempre più drammatica. Nessun welfare sarà realmente efficace se non si interviene sulle cause di ingiustizie e disuguaglianze

Nei giorni scorsi l‘Istat ha pubblicato le stime preliminari sulla povertà assoluta: i numeri sono allarmanti. E non dimentichiamo mai che dietro alle statistiche ci sono volti e storie di persone. I dati evidenziano un cambiamento in atto, che è drammatico: l’indigenza colpisce non solo coloro che avevano già a che fare con la sopravvivenza, ma si allarga. Sono sempre di più, infatti, le persone che hanno bisogno di dipendere da altri.

Come reagire, anche in termini di società? C’è anzitutto bisogno di arricchire le dinamiche di solidarietà, di fraternità, di relazioni. Non vi è alcuna iniziativa di welfare realmente efficace se non facciamo maturare la cultura dei legami, se non cresce una capacità politica di conversione, di cambiamento delle priorità. Sapendo che non bisogna rassegnarsi. Aumenteranno gli studi che fotografano una realtà in peggioramento, prolifereranno gli appelli a difesa della dignità delle persone. Ma dobbiamo anche intervenire urgentemente.

L’emergenza richiede immediatezza, che per noi vuol dire non solo essere testimoni della “seconda” società, quella cioè dell’aiuto misericordioso che è importante perché fornisce il capitale sociale per la coesione della “prima” società. Ma richiede anche che ci sia una “aggressione” sui temi delle ingiustizie e delle disuguaglianze. Occorre che vi sia quella che Papa Francesco chiama, accanto alla carità di prossimità, la carità che incide sui processi che creano iniquità. 

Sono necessari un respiro nuovo e una modalità nuova, senza perdere il coraggio della speranza. Occorre recuperare il linguaggio delle beatitudini dove impegnarsi non è facoltativo, ma è decisivo e fondamentale per stare bene tutti, per ricostruire un orizzonte di serenità e di felicità. Allora pure in questa fase drammatica dobbiamo assolutamente recuperare il senso della speranza, che non diventi predica retorica, ma capacità di cogliere l’importanza della fraternità e del dialogo. Ce lo ha dimostrato anche il Papa nel suo recente viaggio in Iraq:  una testimonianza straordinaria che non sta accanto, ma è portatrice di una visione nuova, una mondialità capace di far avvertire, in modo appassionato e senza retrocedere, che la povertà invoca sempre la giustizia in un’ottica di legami, di fraternità, di amicizia, di pace.


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