Blog - Don Virginio Colmegna

Una “rivoluzione culturale” per la sanità

Decisioni radicali per un cambio di paradigma: dobbiamo passare dalla sanità alla salute e recuperare la dimensione del territorio.

Il dibattito in corso sulle risorse economiche da destinare alla sanità così come le prime scelte che sembrano delinearsi sull’attribuzione dei fondi rappresentano un’occasione da non sprecare per una riforma complessiva in tema di salute pubblica. A mio avviso questo è il tempo delle decisioni radicali per realizzare quell’autentico cambio di paradigma culturale con il passaggio dalla sanità alla salute che, con Prima la comunità, stiamo chiedendo da tempo. 

Tutto il sistema ha bisogno di un ripensamento profondo, che porti a un nuovo rapporto tra salute e sanità, dove le politiche sociosanitarie siano scritte a partire dai cosiddetti “determinanti sociali della salute” e dove la centralità della persona si misuri al di fuori di logiche assistenzialistiche, prestazionistiche e mercantilistiche. 

La salvaguardia della salute pubblica necessita di una forte spinta all’innovazione dove ritorna, preponderante, la dimensione del territorio. E territorio vuol dire comunità, quindi la salute è comunità. Allora bisogna far entrare nella discussione elementi come la prossimità, il protagonismo dei corpi intermedi, il budget di salute, l’istituzione di nuove figure professionali, la valorizzazione della spinta sussidiaria in ottica pubblica, l’impegno a innovare e monitorare i progetti. Tutti elementi che devono sfidare, in un’ottica di riforma sanitaria, il dibattuto su Mes e Recovery Fund.

Intendiamoci: non basteranno dei piccoli, seppur doverosi, rattoppi. Dobbiamo invece compiere una vera e propria rivoluzione culturale, che chiede l’investimento di una nuova consapevolezza. È il momento di farla, in tutte le regioni, perché la pandemia ha solo palesato una situazione già ampiamente deteriorata. In un Paese con aree dove, o l’impostazione è tutta incentrata sull’ospedale, o gli ospedali sono assenti, lo scatto da fare è verso una medicina territoriale fatta di autentiche case della salute-case della comunità nelle quali la persona è accolta per affermare pienamente il diritto alla cura così come sancito dalla nostra Costituzione.


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