Blog - Don Virginio Colmegna

Oltre il linguaggio d’odio

Contro le espressioni di odio, recuperiamo il silenzio come dimensione per ricercare una felicità costruita a partire da uno spazio interiore di rinnovamento della coscienza.

Un fenomeno di questo nostro tempo è il cosiddetto linguaggio d’odio. Per fronteggiarlo penso sia anzitutto necessaria una pausa di riflessione e silenzio, per intraprendere il cammino di un positivo colloquio con sé stessi ricercando la capacità di dare senso e valore alla capacità di generare fiducia nella vita, di promuovere cultura attiva della non violenza e di rifiuto di qualsiasi intervento che porti lacerazioni sociali.

Questo sforzo di ricerca culturale, che poi deve esprimersi anche in termini di comunicazione, deve riposare sulla capacità della persona di attraversare e vincere qualsiasi degenerazione, qualsiasi male. Pace e non violenza, mitezza e tenerezza, hanno una funzione attiva e sono sentimenti che hanno bisogno di essere custoditi sul piano personale e della coscienza individuale.

Il nostro tempo è attraversato da grandi movimenti che provocano un sovvertimento di coscienze ed è per questo che c’è bisogno di testimonianze che provengono dai luoghi più difficili. Anche in Casa della carità abbiamo colto come positivi i richiami contro il linguaggio d’odio, non soltanto come affermazione esteriore, ma come modo di dare senso e speranza al lavoro che facciamo, spesso complesso e problematico. Penso ai nostri interventi col popolo Rom, con i detenuti in uscita dal carcere, con le comunità che recuperano persone abbandonate a sé stesse. Tutto questo non è un lavoro residuale, ma diventa luogo innervato di energia, che esprime anche speranza di futuro e di normalità di vivere, di felicità di vivere.

Dobbiamo riprendere il tema della felicità come elemento importante, però non in termini quantitativi e legati al consumo, bensì riferiti al cambiamento degli stili di vita così come proposto dalla Laudato Si’. Per tutto questo c’è bisogno di un rinnovamento della coscienza, vale a dire della riscoperta sul piano personale ed educativo di uno spazio interiore, di silenzio, di orientamento, di bellezza e segnato da una visione di pace.


Altri articoli suggeriti

Un podcast racconta “La città invisibile” del carcere

La Casa presenta il podcast “La città invisibile”, che racconta i laboratori fatti con…

Un corso sull’umorismo con Jacopo Cirillo

“Che cosa c’è da ridere. Teorie e tecniche della comicità”, un corso sull’umorismo con…

Uscire dal sistema di guerra: la pace come metodo. Rivedi l’incontro

Rivedi l’incontro “Uscire dal sistema di guerra: la pace come metodo”, un dialogo tra don…

SOSTIENI LA CASA DELLA CARITÀ

La Casa della Carità è una vera famiglia per bambini, anziani, donne e uomini di ogni età, Paese e religione.

Dona speranza, cura, un aiuto concreto alle persone seguite dalla Fondazione.

Dona ora
Dona ora