Il fenomeno migratorio è da governare con una legge efficace. Il Parlamento affronti la questione senza tentennamenti.
Tre anni fa, il 27 ottobre 2017, depositavamo in Parlamento oltre 90 mila firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari“. Fu il culmine della campagna Ero straniero e di mesi di impegno da parte di diverse realtà associative sia d’ispirazione cristiana che di impronta laica.
Ora quel testo è all’esame della Commissione affari costituzionali e la ricorrenza è l’occasione per noi promotori di richiedere al Parlamento un atto di coraggio finalizzato ad approvare una riforma che affronta il tema immigrazione alla radice, con uno sguardo verso il futuro.
Ed è proprio questo che vorrei sottolineare. Nel momento di crisi che stiamo vivendo e che sta assumendo toni sempre più drammatici, c’è bisogno di dare impulso a nuovi slanci e prospettive. Perché dopo la regolarizzazione straordinaria dei mesi scorsi e il superamento degli aspetti più problematici dei decreti sicurezza, provvedimenti sempre di natura emergenziale, è ora doveroso un intervento di ampio respiro che cambi il sistema fallimentare e iniquo di gestione dell’immigrazione da parte della legge Bossi-Fini.
La proposta di legge di Ero straniero va proprio in questa direzione. Propone il governo del fenomeno con modalità rispettose della dignità della persona e che permettono di accrescere diritti, sicurezza, sviluppo economico. Sferziamo dunque il Parlamento a discutere e approvare una riforma che ci metta finalmente alle spalle una stagione politica che ha dato della questione migratoria prevalentemente una visione securitaria come se fosse un problema e non un risorsa.