Blog - Don Virginio Colmegna

Afghanistan: continuiamo a “stare nel mezzo”

Accoglienza profughi dall’Afghanistan: niente di autentico e di realmente efficace può essere fatto senza la spinta che viene dall’interiorità

Quanto sta succedendo in Afghanistan ci ha portato a dare in fretta l’adesione all’iniziativa delle organizzazioni che fanno parte della rete “Per un nuovo welfare, che si sono messe a disposizione per accogliere i profughi afghani chiedendo subito l’apertura di corridoi umanitari.

Vorrei però soffermarmi su quanto sia importante il fondamento culturale di questo atteggiamento di carattere umanitario, che si innesta sulla dinamica dei diritti delle persone, partendo dai più fragili.

È il sentimento di uguaglianza, di fraternità e di sororità che ci spinge a intervenire. È lo spirito di quel documento sulla “Fratellanza umana per la pace e la convivenza comune“, firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco, che ci scava nelle coscienze.

Anche quanto stiamo vivendo in queste ore e in questi giorni alla Casa della carità, con una domanda sempre più pressante di accoglienza da parte di persone sofferenti ci richiede uno sguardo più profondo, una ricerca di interiorità ancora più umana e spirituale.  E allora, anche se non c’è posto, dobbiamo capire che bisogna sforzarsi di dare spazio a una solidarietà che non sia solo esecutiva e di piccoli interventi. Porto con me nella preghiera i volti di quelle persone. Non sembri uno spiritualismo fuori moda. È che il nostro impegno ha sempre bisogno di richiamarsi a questa interiorità, alla cultura delle relazioni, della fraternità e della solidarietà.

È l’esempio di Gino Strada. Il suo “stare nel mezzo” a prendersi cura delle vittime, il suo inderogabile no alla guerra e il suo perentorio sì ai diritti sono lì a confermarci che non dobbiamo mai perdere il legame con la nostra coscienza. Pertanto i corridoi umanitari che invochiamo per l’Afghanistan ci dicono quanto non dobbiamo chiuderci nell’individualismo esasperato, nelle convenienze, nelle facili dichiarazioni di intenti che poi non portano a un vero cambiamento di coscienza.

Niente di autentico e di realmente efficace può essere fatto senza la spinta che viene dall’interiorità, senza la cultura di pace, di fraternità e di affermazione dei diritti.


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