Leggi la lettera di don Virginio Colmegna, presidente onorario della Casa della Carità, contenuta nel Bilancio di sostenibilità 2023 della Fondazione
Bilancio di sostenibilità 2023: buona gestione e innovazione per affermare i diritti dei più deboli
Rileggere il 2023 della Casa della carità ci fa dire che è stato un anno positivo per la Fondazione, risultato consolidato da un buon esito economico, anche grazie all’immissione di risorse per la realizzazione del nuovo progetto di “Sperimentazione di struttura di prossimità per la grave marginalità a Milano”, cui abbiamo dato il nome di Arcturus.
L’attuazione di questo intervento ci fa intravedere anche altri riscontri positivi, oltre quelli della buona gestione. Sono elementi che riguardano il carattere innovativo del progetto e che hanno ricadute da un punto di vista culturale e dei diritti.
Sul piano culturale, c’è l’innovazione di dieci enti del Terzo settore che lavorano insieme, coordinati dal pubblico, per occuparsi degli ultimi, di coloro che vivono in strada e sono senza tutele, ricorrendo a un nuovo approccio: quello di farsi carico della persona nel suo complesso, al di là del singolo bisogno che può manifestare. Si realizza così una piena integrazione tra sociale e sanitario.
Anche il punto di vista dei diritti caratterizza la sperimentazione: l’obiettivo del progetto, infatti, è di riportare queste persone dentro il Servizio sanitario nazionale con l’ottenimento della tessera sanitaria, l’assegnazione del medico di base, l’accesso alle cure.
Un’ulteriore conseguenza di Arcturus è stata l’immissione di personale giovane, specializzato, dentro questo nuovo sistema di presa in carico della persona, anche con l’ideazione di ruoli professionali innovativi previsti dal progetto. Un fattore importante di attrattività per nuovi lavoratori, soprattutto in questa fase storica di crisi profonda del Terzo settore relativa alla sua capacità di reperire operatori.
È un 2023 in definitiva positivo perché si è realizzato, una volta di più, il mandato che il cardinal Martini consegnò a questa Fondazione: prendersi cura di chi soffre andando oltre l’assistenzialismo e promuovendo l’affermazione dei diritti con, allo stesso tempo, dare impulsi alla città per un cambiamento culturale nell’ottica della carità.