Approfondimenti

Politiche migratorie e leggi sull’immigrazione in Italia e in Europa

Politiche migratorie in Italia e in Europa. Come sono e come cambiare le leggi sull’immigrazione? Leggi il nostro approfondimento.

Negli ultimi anni si sono fatte strada politiche migratorie sempre più restrittive, sia in Italia che in Europa.

Ma che cosa prevedono le leggi europee e italiane in materia di immigrazione? Come è possibile cambiarle, per garantire accoglienza, lavoro e inclusione a chi arriva e maggior coesione sociale per tutti?

Ne parliamo nel nostro approfondimento.

Che cosa sono le politiche migratorie? 

Per politiche migratorie si intende l’insieme di leggi, norme e provvedimenti che regolano l’ingresso e il soggiorno di cittadine e cittadini di Paesi terzi in un determinato territorio. 

Queste politiche possono riguardare diversi aspetti della migrazione, come ad esempio:

  • Immigrazione legale
  • Immigrazione irregolare
  • Sistema dei visti e dei permessi di soggiorno
  • Diritto di asilo 
  • Politiche di integrazione e inclusione sociale
  • Espulsioni e rimpatri

Le leggi per l’immigrazione in Europa

Le politiche migratorie sono considerate una materia di stretta competenza nazionale, ma nell’ambito dell’Unione Europea negli anni si sono intensificati gli sforzi per definire una politica migratoria comune che, come, scrive Chiara Favilli, docente di Diritto dell’Unione Europea: “avrebbe reso l’UE un nuovo attore delle politiche migratorie, rendendo le legislazioni degli Stati membri in questo settore non solo sempre più omogenee, ma anche idonee a gestire un fenomeno di dimensione globale e destinato a perdurare nei decenni a venire”

Tuttavia, scrive ancora Favilli, “quel percorso si è rivelato un labirinto dal quale l’Unione fatica ad uscire e che ne logora energie vitali per la sua stessa esistenza”.

Negli anni, infatti, i singoli Stati si sono opposti a diverse proposte di introduzione di politiche comuni, come la direttiva sull’ingresso per motivi di lavoro del 2001, e a vari tentativi di riforma di alcuni regolamenti, come il Regolamento di Dublino, legiferando sempre più a livello nazionale, quasi sempre in una direzione restrittiva.

Gli assi portanti della politica migratoria europea sono quindi rimasti:

  • il diritto d’asilo 
  • il controllo delle frontiere 

Il sistema europeo di asilo

L’articolo 78 del Trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione Europa attribuisce all’UE lo sviluppo di una politica comune in materia di asilo, protezione sussidiaria e protezione temporanea, finalizzata a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un Paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il principio di non respingimento.

Il sistema europeo di asilo è costituito da diversi atti legislativi che coprono tutti gli aspetti della procedura:

  • una direttiva sulle procedure di asilo che stabilisca norme comuni per procedure di asilo eque ed efficienti
  • il “regolamento di Dublino”, che determina lo Stato membro competente per l’esame di una domanda di asilo
  • una direttiva sulle condizioni di accoglienza che stabilisce norme minime comuni per le condizioni di vita dei richiedenti asilo e garantisce loro l’accesso a un alloggio, al vitto, a un lavoro e all’assistenza sanitaria
  • una direttiva sulle qualifiche che stabilisce chi può essere considerato rifugiato o beneficiario di protezione sussidiaria e che prevede una serie di diritti per i beneficiari (permessi di soggiorno, documenti di viaggio, accesso al lavoro e all’istruzione, previdenza sociale e assistenza sanitaria)

Il controllo delle frontiere

Il Trattato di Lisbona ha introdotto anche un approccio maggiormente condiviso tra gli Stati membri in relazione al controllo delle frontiere esterne, a seguito del quale l’UE ha adottato una serie di provvedimenti volti alla creazione di un sistema integrato di gestione delle frontiere, tramite:

  • un sistema comune di sorveglianza e scambio di informazioni fra Stati in relazione agli attraversamenti della frontiera esterna (sistemi EUROSUR)
  • un fondo, denominato Fondo di Sicurezza interna, che ha lo scopo di “compensare” gli sforzi cui sono sottoposti gli Stati posti sulla frontiera esterna
  • l’istituzione dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) che coopera con gli Stati membri nella sorveglianza delle frontiere esterne

Il caso ucraino

Dal marzo 2022, a seguito dell’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina e hanno raggiunto diversi Paesi europei.

Dato questo enorme afflusso di persone in fuga, l’UE ha per la prima volta deciso di applicare la direttiva 55 del 2001 che prevede, “nei casi di afflusso massiccio o di imminente afflusso massiccio di sfollati provenienti da paesi terzi che non possono rientrare nel loro paese d’origine, una tutela immediata e temporanea alle persone sfollate”. 

La direttiva prevede che le persone residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022, con un permesso di lungo soggiorno o un permesso di protezione internazionale in Ucraina possano ricevere subito accoglienza. La protezione temporanea dà diritto:

  • di entrare sul territorio dello Stato e ottenere un permesso di soggiorno
  • di svolgere attività lavorativa sia in forma subordinata che autonoma
  • di accedere all’istruzione sia per adulti che per minori
  • di accedere all’assistenza sanitaria
  • di essere assistiti ed accolti
  • di esercitare il diritto al ricongiungimento familiare

I rifugiati ucraini godono inoltre di libertà di movimento tra i confini europei; per questo, molti di loro hanno più volte varcato le frontiere tra gli stati per raggiungere amici e parenti o per tornare a casa.

La durata dei permessi di soggiorno per protezione temporanea è stata prorogata più volte (in questi anni si è proceduto con delle proroghe senza la necessità di effettuare tutto l’iter per il rinnovo del permesso) e questi permessi sono al momento validi fino al 31 dicembre 2024, a meno che il Consiglio dell’Unione Europea decida diversamente. 

Nel recepire la direttiva europea, inoltre, l’Italia ha previsto la possibilità, in deroga alle norme vigenti, che i permessi per protezione temporanea rilasciati siano convertibili in permessi per motivi di lavoro.

Le ultime novità sulle politiche migratorie in Europa

Il 20 dicembre 2023 il consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo hanno raggiunto l’accordo sul cosiddetto “Nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo”, che è stato poi adottato dal Parlamento Europeo il 14 aprile 2024.

Il patto era stato presentato nel settembre del 2020 dalla Commissione Europea, a seguito del parziale stallo del precedente negoziato nel 2016.

Le nuove norme vanno nella direzione di:

  • ridurre il numero dei richiedenti protezione internazionale 
  • limitare l’accesso al territorio, contenendo i flussi verso la UE
  • accelerare le procedure di frontiera e, più in generale le procedure per la domanda di asilo

Le principali misure previste sono:

  • meccanismo di solidarietà obbligatoria che si attiva in caso uno o più stati membri si trovino sotto pressione, attraverso il ricollocamento di persone migranti e/o contributi finanziari
  • criteri aggiuntivi per determinare quale Stato membro è competente per l’esame delle domande di protezione internazionale, anche se il Regolamento di Dublino (che prevede che il richiedente asilo debba fare domanda nel Paese di primo ingresso), non viene modificato
  • procedure di frontiera accelerate, per quelle persone che arrivano da paesi in cui il tasso di riconoscimento dello status di rifugiato nell’UE è inferiore al 20%
  • controlli e raccolta di dati biometrici (aggiungendo le immagini del volto alle impronte digitali), finalizzati a identificare chi arriva sul territorio dell’Ue, che saranno raccolti nella banca dati “Eurodac”

Nell’ambito di questo patto è stata anche votata la riforma del Regolamento di Dublino, anche se non ne viene modificato il principio cardine e cioè che la richiesta di asilo deve essere presentata nel primo Paese europeo di ingresso. Ci saranno però alcune deroghe, che consentiranno di presentare la domanda in un altro Paese:

  • ricongiungimenti famigliari
  • conoscenza della lingua
  • ottenimento di un titolo di studio in un Paese

Le leggi per l’immigrazione in Italia

La prima normativa organica sull’immigrazione in Italia risale al 1998, quando venne approvata la Legge 40/1998 detta Legge Turco-Napolitano (dai nomi dei Ministro per la solidarietà sociale Livia Turco e dell’allora Ministro dell’interno Giorgio Napolitano), le cui linee generali sono poi state fissate nel Testo unico sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero.

I principali punti previsti dalla Turco – Napolitano erano:

  • sistema di pianificazione degli ingressi basato sul mercato del lavoro, attraverso quote di ingresso
  • permesso di soggiorno per gli stagionali o per la ricerca di occupazione
  • chiamata diretta da parte del datore di lavoro (sponsor) 
  • carta di soggiorno dopo 5 anni di residenza 
  • assistenza sanitaria riconosciuta anche a chi non ha i documenti in regola
  • ricongiungimento familiare per gli stranieri regolarmente residenti

La Legge Turco-Napolitano ha inoltre istituito i CPT – Centri di Permanenza Temporanea. Luoghi di detenzione amministrativa per i migranti privi di documenti in attesa di espulsione. Negli anni questi centri hanno cambiato più volte nome fino ad arrivare alla denominazione attuale: CPR – Centri di Permanenza per il Rimpatrio.

Dopo 4 anni, la Legge n. 189/2002, la cosiddetta Legge Bossi-Fini (dal nome dell’allora Ministro per le Riforme istituzionali e la devoluzione e da quello del vicepresidente del Consiglio), modifica in senso restrittivo la precedente normativa e da allora regola l’immigrazione in Italia.

Tra le principali novità introdotte dalla Bossi-Fini ci sono:

  • la permanenza nei CPT passa da 30 a 60 giorni (oggi nei CPR la permanenza può arrivare a 180 giorni)
  • l’identificazione all’arrivo avviene tramite impronte digitali 
  • l’ingresso e il soggiorno è consentito solo a chi ha un contratto di lavoro. Chi perde il lavoro perde il permesso di soggiorno
  • espulsioni con accompagnamento alla frontiera
  • minor durata dei permessi di soggiorno

Le ultime novità sulle politiche migratorie in Italia

La legge che oggi regola l’immigrazione in Italia è ancora la Bossi-Fini, anche se negli anni sono stati adottati alcuni decreti che hanno inasprito alcuni aspetti.

Le più recenti modifiche sono state introdotte:

  • nel 2018 con i cosiddetti “Decreti Sicurezza” o “Decreti Salvini” (dal nome dell’allora Ministro dell’interno), il cui punto principale è stata l’abolizione della “protezione umanitaria”, sostituita dalla “protezione speciale”
  • nel 2023 con il cosiddetto “Decreto Cutro”, che ha ridotto ulteriormente la protezione speciale e ha eliminato la possibilità di richiedere la conversione del permesso di soggiorno per protezione speciale, cure mediche e calamità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro

Per ulteriori informazioni, leggi il nostro approfondimento: Protezione speciale: cos’è, come funziona e cosa cambia con il Decreto Cutro

Le proposte della Casa della Carità

Dal 2017, la Casa della Carità è tra i promotori nazionali di “Ero Straniero – L’umanità che fa bene”, una campagna culturale per cambiare il racconto dell’immigrazione e una legge di iniziativa popolare per superare la legge Bossi-Fini che ha raccolto oltre 90mila firme ed è stata presentata alla Commissione Affari Costituzionali della Camera.

La proposta di legge è purtroppo decaduta, essendo passate due legislature dalla sua presentazione, ma le proposte in essa contenute sono tuttora valide. I punti principali sono:

  • Permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione e attività d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari
  • Reintroduzione del sistema dello sponsor (sistema a chiamata diretta)
  • Regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”
  • Nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali
  • Misure per l’inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo
  • Godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati
  • Uguaglianza nelle prestazioni di sicurezza sociale
  • Garanzie per un reale diritto alla salute dei cittadini stranieri
  • Effettiva partecipazione alla vita democratica
  • Abolizione del reato di clandestinità

Per approfondimenti: Ero Straniero

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