Papa Francesco ci indica una strada: la passione per la fraternità è il lievito del cambiamento. Tutti dobbiamo rimetterci in gioco.
La riflessione di Papa Francesco “Guarire il mondo” fatta nell’udienza generale del 26 agosto ha una straordinaria capacità di sorprendere e incidere per la semplicità e la profondità del messaggio. Il quale non nasce da una lettura di carattere sociologico, ma dalla passione per la fraternità, dall’attenzione per i poveri, dal far lievitare continuamente il Vangelo, dall’urgenza di riflettere sulle cause dei fenomeni.
Per il Papa la carità non copre le ingiustizie, anzi è l’elemento che apre e svela continuamente la dinamica delle iniquità, dell’oppressione, delle diseguaglianze, dell’accanirsi nell’isolamento individuale del paradigma tecnocratico. E allora, se vi è davvero una capacità di incidere nei processi sociali, bisogna proprio cominciare a dirsi che niente deve essere più come prima. È arrivato il momento di scegliere tra ciò che è utile e ciò che non lo è, decidere sulle priorità da dare, capire come cambiare consumi e stili di vita riorganizzando anche la quotidianità delle relazioni.
Il “Cambiamento d’epoca” ha bisogno di un grande investimento anche formativo e di istruzione perché la povertà educativa che intravediamo non riguarda solo la scuola dei giovani, ma permea anche la dimensione della gente comune. Per questo bisogna anzitutto recuperare il senso del vivere e allora rifacciamoci ancora una volta a Papa Francesco. Non dobbiamo lasciarlo da solo, lì davanti a noi limitandoci a citarlo.
Dobbiamo rimetterci in gioco tutti per un mutamento profondo che ha bisogno anche di silenzio e di scavare ognuno nella propria coscienza. Mi verrebbe da consigliare la pratica Ignaziana degli esercizi spirituali dove il silenzio è per riflettere, ragionare e capire, per approdare non a parole vuote, ma a fatti. E di questo avrebbe bisogno anche la politica.