La didattica a distanza nella scuola ha evidenziato la fragilità di famiglie non attrezzate, aumentando la povertà educativa. Ma è da queste fragilità che dobbiamo generare le risorse per il cambiamento.
La lotta alle diseguaglianze va fatta non in termini ideologici e astratti, ma partendo dagli aspetti più concreti. Soprattutto bisogna far diventare le fragilità una risorsa per avere cittadinanze inclusive, reti di solidarietà vive e partecipate, sentimenti di fraternità, come dice Papa Francesco.
In questo ambito inquadro anche la riflessione sulla povertà educativa. Nel mondo della scuola, la pandemia ha generato la cosiddetta “didattica on line”, che ha però evidenziato tutta la fragilità di famiglie non attrezzate, senza risorse né strumenti. Allora è a questi bambini che occorre rivolgersi, privilegiandoli di un’attenzione particolare. In altri tempi, i doposcuola per chi faceva più fatica sono diventati punti di riferimento per sperimentare una didattica alternativa e inclusiva. Ora bisogna recuperare quel coraggio e impegnarsi per una scuola come asse centrale di una cultura di partecipazione.
Come Casa della Carità promuoviamo progetti in questo senso, anche per recuperare una narrazione che sia capace di far parlare storie di cambiamento, storie di fragilità come luogo nel quale trovare risorse di cambiamento. I bambini che ospitiamo con le loro famiglie sono una straordinaria risorsa, con i loro linguaggi e le loro modalità di espressione, per la quotidianità di accoglienza di Casa della Carità.
Aiutano a promuovere quel sentimento profondo che coniuga lotta alle diseguaglianze e alla povertà, promozione di diritti, giustizia sociale e ambientale. Sentimento che per tutti noi è un richiamo forte ed esigente e di cui la scuola è un asse centrale.
[L’immagine di apertura è di Kimberly Farmer su Unsplash]