Fragilità e debolezza non sono problemi da nascondere, ma devono essere trasformate in occasioni per creare legami.
Oggi, 3 dicembre, si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita nel 1992 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per promuovere i diritti e il benessere dei disabili.
È l’occasione per fermarsi a riflettere su un tema che riguarda milioni di famiglie. In una società come la nostra, che si crede onnipotente e attraversata com’è da ego smisurati in tutti i campi, a partire da quello politico, sembra che la risposta più immediata sia quella di mettere da parte la questione della disabilità, sia fisica che mentale, per contenerla, rinchiuderla in strutture con persone dedicate a occuparsene, staccarla da tutto il resto, allontanarla.
Io invece penso che fragilità e debolezza possano essere trasformate in una risorsa, per tutti. Non problemi da nascondere, ma occasioni per tessere legami, relazioni, sprigionare energie e creatività. Credo infatti che la fatica più grande che la disabilità porti in una famiglia sia quella della solitudine, compresa la sensazione di essere abbandonati dalle istituzioni. È questo senso di chiusura da tutto il resto che va contrastato.
La disabilità può diventare opportunità per creare circolarità in una comunità locale, costruire e cementare reti di prossimità, promuovere solidarietà a tutti i livelli, sperimentare nuove e innovative forme di welfare. Noi lo stiamo vivendo con SON-Speranza oltre noi (nella foto, un momento della presentazione dell’avvio del progetto, giugno 2017), l’associazione di famiglie accomunate dalla fragilità dei propri figli e dalla preoccupazione per il loro futuro, di cui sono socio fondatore.
Abbiamo il progetto di creare una struttura dove queste famiglie andranno ad abitare per sperimentare l’autonomia dei figli. Ma soprattutto vogliamo che questo “abitare solidale” sia il seme per la crescita di una comunità, uno spazio aperto che accolga anche altre fragilità, un luogo di vita e di animazione culturale che coinvolga tutti, a cominciare da giovani e famiglie.
Vi sono tante esperienze come questa, vanno raccontate facendo conoscere la filosofia che c’è alla base: la domanda di tessere legami e rompere le solitudini riguarda tutti, la disabilità può essere un’occasione per trovare risposte.