La cura è un concetto che ha a che fare con la comunità. Perché sono le comunità a farsi carico delle fragilità di singoli e famiglie.
Alla Casa della Carità siamo da tempo impegnati a riflettere sul senso e sul concetto di cura. Innanzitutto abbiamo fatto nostra l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità secondo cui curare una persona significa affermare la cultura di una salute non istituzionale e non di sole prestazioni, ma che pone al centro la persona, le sue attività e le sue relazioni.
Per questo “Prima le persone” per noi assume un’incidenza non soltanto nel campo dell’accoglienza, ma è un convincimento che deve segnare profondamente anche la costruzione di un sistema sanitario di attenzione alla persona. Una persona che è tale in quanto inserita in una comunità, pertanto la valorizzazione di questa idea di cura, di salute e di sanità riguarda sempre una collettività, un territorio, una società.
Sono le comunità a farsi carico del singolo e delle famiglie, delle loro fragilità a partire da chi ha in casa grandi anziani o figli disabili. Sono le comunità a farsi carico del grande bisogno di politiche sociali, che non siano soltanto assistenziali, di ripiego o ridotte a rivendicazioni dove bisogna protestare per avere risorse. Le politiche sociali invocate e richieste dai territori sono un asse centrale di tutte le battaglie fatte in nome del contrasto alla povertà, sia per ridurre le disuguaglianze, sia per contrastare tutte le forme di povertà, anche quelle relazionali che acuiscono le fragilità.
Abbiamo bisogno di mettere in discussione e rivedere tutti gli schemi, a cominciare dal meccanismo delle prestazioni. Nella società civile c’è un gran fiorire di esperienze che partono dal basso e che sono capillarmente diffuse su tutto il territorio nazionale. Anche noi come Casa della carità siamo promotori da tempo di un’ampia riflessione sul concetto di “Casa della salute”, luoghi dove il territorio si prende cura del benessere della persona inserita in una comunità. Aprendoci al confronto, abbiamo scoperto numerose realtà, a cominciare dal Sud Italia, vivaci e capaci di rivitalizzare il proprio contesto con idee e innovazione.
Credo infine che una buona politica, quella con la P maiuscola, debba essere capace di riprendere e tradurre tutte queste istanze. E deve farlo tenendo in considerazione quella grande definizione che Paolo VI diede della politica e cioè che la carità è la forma più alta di politica. Non è una frase retorica, ma di straordinaria attualità.