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Chi sono le persone che dalla rotta balcanica arrivano alla Casa?

Peppe Monetti, responsabile dello sportello legale, spiega chi sono le persone migranti che dalla rotta balcanica arrivano alla Casa.

«Ora ne vediamo meno, rispetto per esempio ai flussi massicci che arrivano dal sud America, ma va molto a ondate. Quando per esempio avevano chiuso i porti (nel 2018-2019, ndr) e pochi riuscivano ad arrivare da mare, molti andavano in aereo in Turchia e poi facevano la rotta balcanica. Molte persone in arrivo da lì le abbiamo viste anche nel 2014-2015, con la crisi siriana, sempre passando dalla Turchia. Oppure c’è stato un momento in cui, ricordo, c’erano anche questi voli su Sofia e arrivava una marea di gente che faceva il primo pezzo in aereo fino alla Bulgaria, ma poi doveva attraversare tutte le frontiere dei Balcani che erano e sono drammatiche».

A parlare è Peppe Monetti, responsabile dello sportello di tutela legale della Casa della Carità, che spiega che cosa, rispetto agli arrivi dalla rotta balcanica, vediamo dal nostro osservatorio: «Le persone che fanno quella rotta prevalentemente cercano di andare nel nord Europa e quindi, per chi da Trieste entra in Italia, l’attrattiva di Milano è essere uno snodo fondamentale per raggiungere gli altri paesi. Per esempio, è emerso anche di recente che c’era una rete di passatori che portava le persone in auto o con i pullman verso la Francia o la Svizzera».

Le persone che arrivano alla Casa della Carità sono quelle che, pur volendo andare verso il nord Europa, non riescono a entrare subito in contatto con chi li aiuta e quindi si trovano bloccate a Milano: «Spesso rimangono senza fissa dimora e quindi ne vediamo alcune che vengono alle docce. Qualcuna decide di fermarsi qua e allora la vediamo allo sportello legale, per fare la domanda d’asilo», dice Peppe.

Non tutte le persone che arrivano dalla rotta balcanica, però, raccontano apertamente di aver percorso quel tragitto: «Sono diffidenti e hanno paura che, se ci dicono di aver fatto la rotta balcanica, vengano rimandati indietro». Questo, perché, per il regolamento di Dublino, la persona che richiede asilo ha l’obbligo di presentare la domanda nel Paese di primo arrivo.

Chi non teme di raccontare il viaggio attraverso la rotta balcanica sono i minori stranieri non accompagnati, che, almeno in teoria, non possono essere respinti e devono essere accolti. Come Sufyan, arrivato come minore non accompagnato proprio da Trieste, e oggi ospite della Casa.

[In apertura: migranti siriani accolti alla Casa nel 2014. Foto di Francesca Lancini]


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