Grazie al sostegno di alcune donatrici e donatori, la Casa promuove delle borse di studio per persone che arrivano da contesti di fragilità e vogliono andare all’università
La Casa della Carità accoglie nuclei familiari in condizioni di povertà ed esclusione sociale, accompagnandoli in un percorso che li porti all’autonomia economica e abitativa.
Destinatari di particolare attenzione in questi percorsi sono i minori che, anche a causa delle condizioni socio-economiche delle famiglie, sono a rischio di povertà educativa. La Casa lavora quindi per il loro inserimento e successo scolastico: «Una trentina di loro sono arrivati al diploma di scuola superiore o hanno una qualifica professionale che li ha portati ad avere un lavoro nel settore da loro desiderato. Nel 2021 due di questi ragazzi hanno poi espresso il desiderio di iscriversi all’università, non avevano però le risorse economiche per poterlo fare», spiega Donatella De Vito, responsabile del Settore disuguaglianze e nuove povertà della Fondazione.
Partendo da questo bisogno, e complice la donazione di alcune donatrici e donatori che hanno espressamente scelto di sostenere la formazione universitaria di questi due giovani in condizione di fragilità, la Casa ha potuto attivare un fondo per l’erogazione di borse di studio, che sostengono la formazione di persone desiderose di proseguire gli studi oltre l’obbligo scolastico, ma che non possono farlo a causa della precaria situazione socio-economica personale o familiare.
«Trovo illuminante che alcune persone abbiano scelto di supportare il percorso di studi di due giovani che desideravano fortemente andare all’università ma non erano nelle condizioni economiche di farlo, perché questo sostegno consente di rompere il cerchio di marginalità ed esclusione da cui provengono i minori che accogliamo», commenta Donatella.
Se le borse di studio promosse dalle università sono solitamente legate al merito, con il suo fondo la Casa della Carità vuole invece riconoscere la diversità dei bisogni, affinché la povertà non diventi disuguaglianza, dando davvero la possibilità di accedere a risorse educative di alto livello a persone che arrivano da contesti svantaggiati.
Al momento il fondo sostiene due ragazzi rom che frequentano l’università: Alex e Adam.
Alex e il sogno di aiutare gli altri
Alex è stato accolto alla Casa con la sua famiglia nel 2005, a seguito dello sgombero di un campo, ed è stato seguito in tutto il suo percorso scolastico, dall’asilo alle superiori, anche quando la famiglia era andata a vivere in autonomia.
Terminati gli studi superiori, Alex desiderava iscriversi all’Università per studiare qualcosa che gli permettesse di «aiutare gli altri», per usare le sue parole. Sfortunatamente, la crisi economica conseguente alla pandemia rischiava di causare una battuta d’arresto nel suo percorso formativo, dal momento che il padre aveva perso il lavoro e non riusciva più nemmeno a sostenere le rate del mutuo.
Ed è qui che è intervenuto il sostegno della Casa, che si è articolato nel supporto economico per l’iscrizione a Sociologia e in un’attività di tutoraggio, dal momento che Alex ha fatto un po’ di fatica ad approcciarsi allo studio universitario. «In questi anni è cresciuto molto, tanto che abbiamo l’idea di costruire, per il dopo, un’attività di supporto “peer to peer”, cioè che giovani come Alex possano a loro volta affiancare minori in difficoltà, diventando per loro un esempio, cosa che ho già visto in alcuni bambini accolti oggi alla Casa», racconta De Vito.
Adam e il lavoro nel turismo
Adam viveva con la sua famiglia nel famigerato campo di via Triboniano chiuso nel 2011, quando la famiglia si è trasferita fuori Milano, per poi ritornare in città con l’ottenimento della casa popolare.
Diplomatosi all’istituto alberghiero, Adam voleva proseguire gli studi, ma non aveva le possibilità economiche per frequentare l’università che aveva scelto.
Grazie al sostegno della Casa, ha potuto iscriversi al corso di laurea triennale in Turismo, management e territorio, che frequenta con gran profitto, tanto che è riuscito ad accedere alla borsa di studio dell’università, non avendo più bisogno del sostegno della Fondazione.
«Queste storie mostrano l’impatto concreto del nostro lavoro ed è per me una delle soddisfazioni più grandi: aver dato a famiglie che vivevano in situazioni di emergenza e in condizioni di estrema povertà ed esclusione la possibilità di migliorare le condizioni di vita dei loro figli portandoli a un livello socio-educativo superiore a quello di partenza», conclude Donatella De Vito.