Leggi la lettera di don Paolo Selmi, presidente della Casa della Carità, contenuta nel Bilancio di Sostenibilità 2023 della Fondazione
Bilancio di sostenibilità 2023: una Casa che accoglie con delicatezza e dignità
Nel guardare al 2023 della Casa della Carità non posso non partire dal contesto globale che stiamo vivendo, purtroppo costellato da guerre e conflitti. Da quelle più visibili, come la guerra in Ucraina e quella tra Israele e Hamas, a quelle che non stanno sulle prime pagine dei giornali, ma che comunque implicano la sofferenza di milioni di persone: dal Sudan al Myanmar, dallo Yemen alla Siria, dal Tigrai ad Haiti. Penso poi a quei Paesi che, pur non essendo in guerra, patiscono le drammatiche conseguenze della crisi climatica o per situazioni socio-economiche disastrose.
Questa “umanità instabile” ci tocca da vicino, perché tra le persone ospiti della Casa e tra quelle che ogni giorno aiutiamo attraverso i servizi diurni molte arrivano proprio da questi Paesi.
In questo mio primo anno alla guida della Fondazione, ho visto che a tutte queste persone la Casa offre un tempo di ospitalità molto dignitoso, grazie alla cura di operatrici e operatori insieme a volontarie e volontari. Ho visto in loro una delicatezza dell’accoglienza, che considera la persona nella sua interezza e non la vede solo in relazione al bisogno che manifesta. Questo accade con chi vive qui, ma anche con chi si incontra una sola volta ai servizi diurni. Il che mi fa dire con orgoglio che il volto amorevole di questa Casa si rivela già dall’ingresso, quando le persone bussano alla nostra porta.
Dicevo che il contesto globale in cui viviamo ci tocca da vicino e non solo perché le persone che subiscono le conseguenze del peggio che accade nel mondo arrivano qui a chiedere aiuto. Le guerre, le povertà, il cambiamento climatico, le crescenti disuguaglianze, le migrazioni ci interrogano profondamente e, come ci ha spinto a fare il nostro fondatore, il cardinale Carlo Maria Martini, a “pensare il perché di certe sofferenze e situazioni”. Da questo impulso nascono le attività culturali della Fondazione, che danno energia politica alla nostra azione sociale.
Tra le tante iniziative promosse anche nel 2023, penso all’incontro – promosso insieme ad altre realtà (Caritas Ambrosiana, Legambiente Lombardia, Acli Milanesi, Forum del Terzo Settore Milano, Fondazione Alexander Langer e Movimento non violento) – con Olga Karatch, difensora dei diritti umani attiva in Bielorussia e in Lituania, vincitrice del Premio Alexander Langer 2023, che, per la sua attività contro il regime di Lukashenko, rischia la pena di morte ed è costretta a vivere in esilio. Dopo l’incontro con lei, abbiamo sottoscritto un manifesto per non lasciare sola Olga Karatch nel suo impegno in difesa dei diritti umani e per sostenere anche le tante altre donne costruttrici di pace.
Nel suo discorso al Comune di Milano del 2002 il cardinal Martini anticipava la nascita della Fondazione nel capitolo “La città a misura di sguardo”. Ed è proprio dallo sguardo sulla città, sui suoi problemi, sulle fragilità di chi la abita che muove l’azione sociale e culturale della Casa della Carità. Penso alle tante povertà che, come certifica l’ultimo rapporto di Caritas Ambrosiana, crescono anche in questa città ricca e generosa.
Penso al bisogno di salute delle persone più vulnerabili di Milano, a cui cerca di dare risposta il progetto “Arcturus” con la sperimentazione di una struttura di prossimità per la grave marginalità, partita nel 2022 e sviluppatasi nel corso di tutto il 2023, che vede la Casa tra i suoi promotori. Tra i meriti di Arcturus, vorrei sottolinearne uno in particolare: la capacità di aver riunito intorno allo stesso tavolo ben 10 enti del Terzo Settore milanese, che hanno collaborato per la progettazione e la realizzazione di questa iniziativa.
Il mio augurio per il futuro è che questa collaborazione tra la Casa della Carità e altre realtà cittadine cresca sempre di più, consentendo di avere uno sguardo più ampio sulla metropoli, ma soprattutto di avere, a tutela dei bisogni e a difesa dei diritti dei più deboli, una voce più forte.
Una voce che, auspico, venga ascoltata di più dalle istituzioni e dagli enti pubblici. Penso per esempio alla co-progettazione e alla co-programmazione con il Comune di Milano; temi che non toccano solo la Casa, ma tutti gli enti del Terzo Settore cittadino. Questi metodi di costruzione di risposte ai bisogni sociali della città sono positivi, ma è necessario che questa collaborazione non sia solo un principio enunciato, ma sia fattiva.
Perché, come non si stanca mai di ripetere il mio predecessore, don Virginio Colmegna, ci vuole un Terzo Settore che non diventa istituzione, ma che piuttosto deve rimanere protagonista critico di cambiamento.
Tornando a quanto fatto nel 2023, mi piace ricordare i tanti incontri con donatrici e donatori che, con il loro contributo, grande o piccolo che sia, permettono alla Casa di realizzare quelle attività che non sono coperte da convenzioni o da contributi di enti pubblici. Questi incontri mi hanno mostrato non solo che c’è un grande interesse per le attività della Casa, ma anche tanto affetto, direi quasi attaccamento, alla nostra Fondazione. Per questo voglio qui ringraziare di cuore le oltre 19mila persone che nell’ultimo anno hanno scelto di sostenere le nostre attività.
Sono aiuti che arrivano da tutta Italia, e questo mi fa molto piacere, ma permettetemi di aggiungere che è per me motivo di soddisfazione che tante sostenitrici e sostenitori vivano a Milano e nella città metropolitana. E vorrei confessare un mio desiderio per il futuro: mi piacerebbe che questa Casa diventi sempre di più la Casa della Carità della città, non tanto in termini di notorietà, ma come punto di riferimento per tutte le cittadine e tutti i cittadini milanesi che condividono con noi i valori dell’accoglienza, dell’inclusione sociale, della promozione dei diritti di ogni persona.