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Le attività di inclusione sociale e culturale della Biblioteca del Confine nelle scuole

La Biblioteca del Confine porta nelle scuole storie sulla diversità, intesa come strumento per creare nuove e originali relazioni e generare inclusione sociale e culturale.

Periodicamente – ed è successo anche di recente – nel dibattito italiano si affaccia la proposta di un ritorno a classi differenziali per alunni stranieri, con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento, perché rallenterebbero la didattica e l’apprendimento degli altri studenti.

Alla Casa della Carità, nelle attività di accoglienza quotidiana, pratichiamo con successo un modello fatto di mescolanza e interazione tra ospiti più fragili e ospiti meno fragili, così che chi sta meglio possa aiutare chi sta peggio.

Questo modello lo portiamo avanti anche nelle attività culturali della nostra Biblioteca del Confine, che è uno spazio di relazione e integrazione tra gruppi sociali e culturali differenti.

Lo dimostrano i progetti realizzati insieme alle scuole con cui la Casa collabora da anni, per la realizzazione di attività volte all’inclusione sociale e culturale attraverso i libri, con uno sguardo particolare all’accessibilità di bambine e bambine con background migratorio o disabilità.

«Negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia con cui abbiamo collaborato, si lavora nelle intersezioni: le classi sono cioè formate da bambini di età diverse, così che i più grandi possano aiutare ed essere da stimolo per i più piccoli. E questo progetto di convivenza si sposa perfettamente con il nostro modus operandi», spiega Chiara Mazzucco, bibliotecaria della Biblioteca del Confine.

Proprio da questa visione educativa comune, nascono i progetti di promozione della lettura che negli anni la Biblioteca del Confine ha proposto alle scuole:

  • attività sulla lettura ad alta voce, anche in lingua straniera, sui temi dell’integrazione e dell’accoglienza, dedicate ad alunni e genitori
  • letture sul tema della fragilità, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità
  • attività con il “Kamishibai”, una forma di narrazione di origine giapponese che utilizza immagini stampate che vengono mostrate all’interno di un teatrino di legno portatile, che permette la partecipazione di bambini e bambini con difficoltà linguistiche o cognitive o con disabilità
  • lettura e creazione dei “libri senza parole”, in cui l’assenza di testo elimina barriere di tipo linguistico o culturale favorendo la comprensione
  • attività legate al multilinguismo e alla narrazione interculturale all’interno dell’iniziativa Mamma Lingua 
  • attività di formazione per docenti e insegnanti

«I bambini figli di famiglie ospiti o presi carico dalla Casa si sono sentiti liberi di condividere il proprio portato culturale e questo è stato uno stimolo anche per gli altri compagni, stranieri o italiani, per riflettere sulle proprie diversità come elemento di unicità e di ricchezza per l’intero gruppo classe», dice ancora Chiara.

Che aggiunge: «L’accoglienza inclusiva derivante dalla fiducia di educatrici e operatori ha permesso di lavorare in sinergia per portare nelle classi storie sulla diversità, intesa come strumento per creare nuove e originali relazioni, discutendo anche di quelle storie che ci parlano di etichette che complicano i rapporti e che non ci permettono di esprimere la nostra identità e, ancora peggio, di essere compresi».  

In particolare le letture portate avanti in questi mesi sono state:

  • la storia per kamishibai “Strano, stranissimo” di Michele Ferri (Artebambini) 
  • l’albo illustrato “Attenti al coccodrillo” di Tim Warnes (DeAgostini)

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