L’elemosiniere del Papa ci ricorda la dignità delle persone. È da qui che bisogna ripartire per una nuova economia.
Il gesto dell’elemosiniere del Papa, ii cardinale Konrad Krajewski, di riattivare la corrente di un palazzo occupato è più di un atto simbolico. È uno scossone molto importante, perché ci fa intravedere una dimensione non recuperabile nella strumentalizzazione di un certo modo di fare politica ed è la dimensione della dignità della persona in quanto tale.
Secondo questa rilettura, che impropriamente potremmo definire spirituale, vi è un richiamo al linguaggio delle Beatitudini, che lascia tracce nella politica, ma che non è dissolto dall’ideologia di quella politica che non si misura con la ricerca del bene comune e con le sfide di alto profilo etico e culturale.
Quel gesto è carico di un significato molto forte per noi che ci ritroviamo nel senso di una Chiesa povera per i poveri. Ha lo stesso valore di “Prima le persone”, un messaggio che ugualmente vuole restituire la centralità della dignità della persona in quanto tale.
Anche a Milano viviamo situazioni di povertà e molti individui e famiglie si ritrovano in una situazione di precarietà socio-economica. Le emergenze, risapute, sono quelle della casa e del lavoro, dove la domanda di un abitare adeguato si scontra con il mercato degli affitti e le richieste di un lavoro su cui edificare stabilità trovano risposte frammentarie e disorganiche. Le risorse economiche vengono meno e sempre più spesso chi incontra queste difficoltà fa delle scelte: vengono lasciate dietro bollette e spese per la salute e ci si limita a comprare i generi di prima necessità. La lotta alla povertà è un tema che va affrontato oltre la questione del reddito di cittadinanza, che ha creato altissime e generiche aspettative, lasciando vuota la sfera dell’ascolto, dell’accompagnamento, della relazione, così da ritrovarci con una risposta inadeguata al bisogno.
Come Casa della carità l’impegno a fronteggiare le sollecitazioni che ci arrivano per cercare di ricostruire continuamente soluzioni concrete c’è e ci sarà sempre. Ma bisogna andare oltre. Oltre il nostro operare quotidiano, oltre i gesti simbolici e oltre le misure che la politica può mettere più o meno efficacemente in campo. È Papa Francesco a indicarci ancora una volta la direzione. Ce lo ha insegnato con la Laudato Si’ e ci invita di nuovo a riflettere sul nostro modo di vivere un’economia che genera scarti con l’iniziativa che si terrà ad Assisi nel marzo 2020. Il Papa ha invitato 500 giovani economisti e imprenditori provenienti da tutto il mondo per fare un “patto” e cambiare l’economia per una società più giusta, inclusiva e sostenibile.
«Un’iniziativa che ho tanto desiderato – ha scritto il Papa in una lettera diffusa lo scorso 11 maggio – un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare un’economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda». L’evento si chiamerà “Economy of Francesco” e si terrà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020.