Giovedì 15 Giugno alle 18.30 appuntamento con “Da Zemrude alla bellezza”, spettacolo del laboratorio di teatro del progetto MigrArte della Casa della Carità.
È l’umore di chi guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su […] Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s’impiglieranno raso terra […]
Italo Calvino, “Le città invisibili”
“Da Zemrude alla bellezza”. È questo il titolo dello spettacolo del laboratorio di teatro del progetto MigrArte della Casa della Carità, che andrà in scena giovedì 15 giugno alle 18.30 nell’auditorium della Fondazione in via Francesco Brambilla 10. INGRESSO LIBERO.
Uno spettacolo ispirato alle Città invisibili
«Lasciandoci ispirare dal libro “Le città invisibili” di Italo Calvino, ci siamo chiesti che cosa avessero da raccontarci queste città. E la prima risposta è stata una non risposta, perché le città invisibili contengono tutto, la vita di ognuno di noi», spiegano operatrici e operatori che coordinano il laboratorio.
E aggiungono: «Ci siamo focalizzati su Zemrude, una città che a prima vista sembra cupa e malinconica ma che in realtà, attraverso una paziente e continua ricerca oltre le fatiche, conduce allo svelamento e al raggiungimento della bellezza».
Il percorso del laboratorio vissuto dai partecipanti, ospiti della Casa della Carità o persone fragili seguite dai servizi territoriali, è molto affine a Zemrude: non arrendersi, nonostante le proprie fatiche, per giungere alla bellezza, attraverso un’integrazione tra le arti, dalla letteratura alla poesia, dalla musica all’arte figurativa.
Il percorso del laboratorio di teatro
Il percorso drammaturgico del laboratorio teatrale della Casa della Carità è ideato e condotto da Alberto Pluda – operatore della Fondazione nell’ambito della custodia sociale, teatro terapeuta e docente di teatro presso la Banca del Tempo negli spazi di Artepassante – affiancato da Serena Pagani – coordinatrice del progetto Migrarte – e da due operatori sociali della Casa, Marta Boniardi e Michel Sanfratello.
Il percorso del laboratorio è nato a febbraio 2021 e si richiama al teatro povero di Jerzy Grotowski e a quello della crudeltà di Antonin Artaud: un teatro prima del teatro e più vero della vita stessa, un teatro pre espressivo, alla ricerca del riappropriarsi del proprio corpo liberato dal peso del vivere quotidiano.
«Attraverso il lavoro su respiro, attenzione, concentrazione, i sensi, l’ascolto e il gruppo, abbiamo creato un nuovo spazio per i nostri ospiti dove raccontarsi, offrendo loro un modo diverso per esprimersi e comunicare», concludono.
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